21/03/08

L’Affare Alitalia

Sconvolgente a dir poco quello che si legge sulla stampa di quasi tutti i quotidiani nazionali su “l’Affare Alitalia”.

Ma quello che più colpisce non è quello che dicono i politici italiani bensì quello che viene riferito da cosiddetti “esperti,analisti”. Si dice tutto e il contrario di tutto. Si dice che è colpa della politica e dei sindacati se la vicenda Alitalia-Malpensa è così compromessa da una parte e si dice poi dall’altra che per orgoglio nazionale dovrebbe poter nascere una cordata per salvare la compagnia di bandiera fatta tutta di imprenditori italiani.

E cosa potrebbe garantire una simile cordata? Danaro, danaro fresco da mettere nella compagnia per permetterle di ripartire. E perché cosa si è fatto negli ultimi quindici anni se non elargire danaro (quasi esclusivamente pubblico)? E cosa ha prodotto ciò? Quello che ci è dinnanzi. Una compagnia aerea che perde un milione di euro al giorno. E questo perché non basta solo il danaro per avere una compagnia aerea che funzioni bene e che abbia buoni guadagni come succede appunto con alcune compagnie aeree europee tra le quali appunto Air France.

C’è bisogno di un progetto aziendale svincolato dai lacci della politica e dalle limitazioni sindacali che sappia comprendere le necessità del mercato aereo in Italia e dare risposte attraverso servizi adeguati che attraggano utenti e che abbiano sufficienti compatibilità economiche. E se questo non si è saputo fare sino ad oggi, nulla lascia immaginare che si possa imparare d’un colpo. E allora se si vuole evitare il fallimento che è alle porte non c’è altra soluzione che vendere all’unico compratore che c’è sul mercato. L’unica chance che resta allo Stato è quella di conservare un ampio pacchetto azionario scommettendo perciò sul rilancio assieme al partner straniero. E se Berlusconi vuol fare qualcosa di utile investa magari parte del suo danaro su Alitalia (in borsa) appunto restituendo respiro e la possibilità di trattare un po’ meglio con i francesi.

Quanto alle cordate pasquali di Berlusconi somigliano alle passeggiate del lunedì di pasqua di qualche finto “montanaro”, fatte per ingozzarsi di cibo, e spacciate per scalate di vette ardite. E perciò ci risparmi almeno questa volta le sue abituali bugie elettorali con conto pagato dai cittadini (prestito del Governo per avviare la cordata??!!).

I cittadini italiani non hanno nessuna voglia di pagare questo ulteriore conto salato per continuare ad avere una compagnia di bandiera incapace di sopravvivere. Questo Governo e quello che verrà si preoccupino piuttosto delle ipotesi di collocazione degli esuberi.

Per approfondire un buon articolo su Alitalia di Brigantini dal Sole 24 ore di oggi 21 Marzo:

[ Alitalia la parabola dei nostri mali.

Alitalia è una parabola perfetta del peggio dell'odierna Italia: ci racconta perché ci siamo ridotti così. Nel suo microcosmo ritroviamo i nostri mali: imprevidenza, pressappochismo, frazionismo, scaricabarile, incoerenza, opportunismo. Ci fa vedere come, se i nostri vizi schiacciano le virtù, l'individuale astuzia genera follia collettiva. Imprevidenza anzitutto.

Da lustri Alitalia addossa a piè di lista le sue perdite al contribuente italiano: 15 miliardi in 15 anni, senza che nessuno affronti il drago. Il Cavaliere, che scende in campo a parole alla dodicesima ora, ben si guardò dall'esporsi mentre governava. Quando alfine Prodi e Padoa-Schioppa hanno il coraggio di farlo, la «coalizione degli imprevidenti» si scatena: manager, sindacati, politici, tutti per una volta concordi titillano i nostri vizi contro chi affronta l'idra. Non è il governo imbelle, ma questa coalizione che «ci consegna nudi alla trattativa», come dice uno dei suoi capi, Bonanni della Cisl. Chi sempre elude i problemi ha quel che merita, perché si riduce in uno stato che scoraggia tutti i compratori seri; lungi dal farsi la guerra, essi lasciano il campo solo a uno di loro, il quale può ora chiedere quel che vuole. L'alternativa non è certo l'esangue AirOne, o la strumentale cordata berlusconiana (a proposito, non è uno stunt, un trucco già visto in un film precedente?).

Pressappochismo e scaricabarile poi: si confondono due problemi distinti, Alitalia e Malpensa, e chi ha creato il secondo ne scarica ad Alitalia la colpa, alimentando il polverone. Malpensa soffre dei collegamenti ferroviari scadenti e del proliferare di aeroporti padani: per questo i clienti preferiscono partire da Linate o da Torino. Il problema lo han creato gli enti locali, che ora pretendono che altri suppliscano ai loro errori. La Sea, controllata dal comune di Milano vorrebbe che la boccheggiante Alitalia, in procinto di essere salvata dal solo Cavaliere serio in campo, mantenesse su Malpensa un assetto operativo che oggi costa a lei (quindi a noi tutti pro quota) 250 milioni all'anno: se non lo fa, dice il suo presidente Bonomi, paghi 1200 milioni! Chiedere che Alitalia si dia oggi carico dei buchi che gli enti locali han creato a Malpensa - continuando a godere dei profitti di Linate - più che ricattatorio, è masochistico (equivale a chiedere il fallimento di Alitalia) e incoerente. Che lo faccia proprio quel padano Bonomi che dalla sua poltrona romana di presidente Alitalia condivise questa scelta fallimentare, è surreale, roba da Magritte. Il che ci porta infine a frazionismo, incoerenza, opportunismo. Siccome chi si piega all'unica proposta seria in campo è il mio rivale politico, io mi oppongo, per trarne un dividendo politico. Se Alitalia andrà in procedura, potrò sempre prendermela con chi sta cercando di recidere il bubbone lungamente trascurato. Mors tua, vita mea, non fa una piega! Che poi chi tanto gorgheggia sul liberismo voglia una soluzione politica fuori dalle regole di mercato, cominciando dalla richiesta di soldi a Pantalone, è solo uno dei tanti esempi di incoerenza cui siamo ormai assuefatti, come ad un veleno che ci mina nel fisico.

Davanti a questo, solo un ingenuo può darsi cura del danno a chi compra e vende sul mercato azioni di una società quotata. Colpisce che nessun grande imprenditore osi dire parole di verità, ma il coraggio chi non ce l'ha non se lo può dare: sotto elezioni meglio non rischiare. Il governo si è inutilmente rivolto, nel 2007, proprio agli imprenditori italiani, cui però nessuno, per questo, può rimproverare alcunché: troppo grande è il rischio che si assumerebbero, senza specifiche competenze di settore. Se un'alternativa seria esistesse, avremmo dovuto vederla molto tempo fa; ancora oggi, se davvero stessimo vendendo Alitalia per un piatto di lenticchie, qualcuno offrirebbe una lenticchia in più (Padoa-Schioppa), per avere il gioiello, senza pretendere altri soldi pubblici: infatti, polveroni a parte, non succederà. Per sicurezza, allacciate le cinture, la parabola continua. Forza, Italia.

Salvatore Brigantini ]

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