Sconvolgente a dir poco quello che si legge sulla stampa di quasi tutti i quotidiani nazionali su “l’Affare Alitalia”.
Ma quello che più colpisce non è quello che dicono i politici italiani bensì quello che viene riferito da cosiddetti “esperti,analisti”. Si dice tutto e il contrario di tutto. Si dice che è colpa della politica e dei sindacati se la vicenda Alitalia-Malpensa è così compromessa da una parte e si dice poi dall’altra che per orgoglio nazionale dovrebbe poter nascere una cordata per salvare la compagnia di bandiera fatta tutta di imprenditori italiani.
E cosa potrebbe garantire una simile cordata? Danaro, danaro fresco da mettere nella compagnia per permetterle di ripartire. E perché cosa si è fatto negli ultimi quindici anni se non elargire danaro (quasi esclusivamente pubblico)? E cosa ha prodotto ciò? Quello che ci è dinnanzi. Una compagnia aerea che perde un milione di euro al giorno. E questo perché non basta solo il danaro per avere una compagnia aerea che funzioni bene e che abbia buoni guadagni come succede appunto con alcune compagnie aeree europee tra le quali appunto Air France.
C’è bisogno di un progetto aziendale svincolato dai lacci della politica e dalle limitazioni sindacali che sappia comprendere le necessità del mercato aereo in Italia e dare risposte attraverso servizi adeguati che attraggano utenti e che abbiano sufficienti compatibilità economiche. E se questo non si è saputo fare sino ad oggi, nulla lascia immaginare che si possa imparare d’un colpo. E allora se si vuole evitare il fallimento che è alle porte non c’è altra soluzione che vendere all’unico compratore che c’è sul mercato. L’unica chance che resta allo Stato è quella di conservare un ampio pacchetto azionario scommettendo perciò sul rilancio assieme al partner straniero. E se Berlusconi vuol fare qualcosa di utile investa magari parte del suo danaro su Alitalia (in borsa) appunto restituendo respiro e la possibilità di trattare un po’ meglio con i francesi.
Quanto alle cordate pasquali di Berlusconi somigliano alle passeggiate del lunedì di pasqua di qualche finto “montanaro”, fatte per ingozzarsi di cibo, e spacciate per scalate di vette ardite. E perciò ci risparmi almeno questa volta le sue abituali bugie elettorali con conto pagato dai cittadini (prestito del Governo per avviare la cordata??!!).
I cittadini italiani non hanno nessuna voglia di pagare questo ulteriore conto salato per continuare ad avere una compagnia di bandiera incapace di sopravvivere. Questo Governo e quello che verrà si preoccupino piuttosto delle ipotesi di collocazione degli esuberi.
Per approfondire un buon articolo su Alitalia di Brigantini dal Sole 24 ore di oggi 21 Marzo:
[ Alitalia la parabola dei nostri mali.
Alitalia è una parabola perfetta del peggio dell'odierna Italia: ci racconta perché ci siamo ridotti così. Nel suo microcosmo ritroviamo i nostri mali: imprevidenza, pressappochismo, frazionismo, scaricabarile, incoerenza, opportunismo. Ci fa vedere come, se i nostri vizi schiacciano le virtù, l'individuale astuzia genera follia collettiva. Imprevidenza anzitutto.
Da lustri Alitalia addossa a piè di lista le sue perdite al contribuente italiano: 15 miliardi in 15 anni, senza che nessuno affronti il drago. Il Cavaliere, che scende in campo a parole alla dodicesima ora, ben si guardò dall'esporsi mentre governava. Quando alfine Prodi e Padoa-Schioppa hanno il coraggio di farlo, la «coalizione degli imprevidenti» si scatena: manager, sindacati, politici, tutti per una volta concordi titillano i nostri vizi contro chi affronta l'idra. Non è il governo imbelle, ma questa coalizione che «ci consegna nudi alla trattativa», come dice uno dei suoi capi, Bonanni della Cisl. Chi sempre elude i problemi ha quel che merita, perché si riduce in uno stato che scoraggia tutti i compratori seri; lungi dal farsi la guerra, essi lasciano il campo solo a uno di loro, il quale può ora chiedere quel che vuole. L'alternativa non è certo l'esangue AirOne, o la strumentale cordata berlusconiana (a proposito, non è uno stunt, un trucco già visto in un film precedente?).
Pressappochismo e scaricabarile poi: si confondono due problemi distinti, Alitalia e Malpensa, e chi ha creato il secondo ne scarica ad Alitalia la colpa, alimentando il polverone. Malpensa soffre dei collegamenti ferroviari scadenti e del proliferare di aeroporti padani: per questo i clienti preferiscono partire da Linate o da Torino. Il problema lo han creato gli enti locali, che ora pretendono che altri suppliscano ai loro errori.
Davanti a questo, solo un ingenuo può darsi cura del danno a chi compra e vende sul mercato azioni di una società quotata. Colpisce che nessun grande imprenditore osi dire parole di verità, ma il coraggio chi non ce l'ha non se lo può dare: sotto elezioni meglio non rischiare. Il governo si è inutilmente rivolto, nel 2007, proprio agli imprenditori italiani, cui però nessuno, per questo, può rimproverare alcunché: troppo grande è il rischio che si assumerebbero, senza specifiche competenze di settore. Se un'alternativa seria esistesse, avremmo dovuto vederla molto tempo fa; ancora oggi, se davvero stessimo vendendo Alitalia per un piatto di lenticchie, qualcuno offrirebbe una lenticchia in più (Padoa-Schioppa), per avere il gioiello, senza pretendere altri soldi pubblici: infatti, polveroni a parte, non succederà. Per sicurezza, allacciate le cinture, la parabola continua. Forza, Italia.
Salvatore Brigantini ]
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