11/08/11

Sul mio Blog

Da un pò di tempo non ho più scritto articoli sul mio Blog perchè ho preferito usare la mia pagina Facebook ( http://www.facebook.com/profile.php?id=100001986447016 ) per segnalare articoli che mi sembrano interessanti e mie brevi considerazioni. Forse dovrò tornare a scrivere qualche riflessione attenta sul Blog. Magari dopo le vacanza.

18/03/11

Una preghiera per il Giappone

Ho letto sul giornale on line "il Post" un breve articolo sul Giappone con allegato video musicale che mi è piaciuto. Per chi voglia può trovarlo all'indirizzo: http://www.ilpost.it/cesarepicco/2011/03/18/una-preghiera-per-il-giappone/
Forse la musica esprime più delle parole il dramma che quel Paese stà vivendo e la speranza che tutto possa ricominciare.

14/03/11

Ancora sulla riforma della Giustizia

Leggo sul blog "Domani (http://domani.arcoiris.tv/ogni-epoca-ha-la-riforma-che-si-merita-la-riforma-alfano-merita-berlusconi/) dalla sezione "La lettera" un ottimo articolo di un Magistrato in pensione Norberto Lenzi pacato nei toni e facilmente comprensibile anche per noi non addetti ai lavori.

Ogni epoca ha la riforma che si merita, la riforma Alfano merita Berlusconi

Non stiamo certo vivendo nell’epoca del Rinascimento, tanto meno in quella dell’Illuminismo, per cui, tenuto conto della opacità e della miseria dei tempi in cui viviamo, la cosiddetta riforma della giustizia può anche definirsi epocale.
La propaganda assume toni trionfalistici e di sfida quando afferma: provate a dimostrare che questa riforma, che è necessaria per tutti i cittadini, può spiegare i suoi effetti direttamente o indirettamente sui processi di Berlusconi. Qualcuno replicherà che si tratterebbe comunque di vendetta, non ancora annoverata tra le virtù teologali, ma non è questo il punto.
Berlusconi non si impegnerebbe in una battaglia così lunga e complicata, nonostante vi sarebbe tenuto come nipotino di Gelli, se non avesse in vista un tornaconto immediato che si riflette ancora, sempre e inesorabilmente sui suoi processi. Non occorre essere osservatori attenti e smaliziati della realtà politica italiana per intuire che lo scopo di Berlusconi con questa riforma (che inasprirà lo scontro politico, che vedrà sicuramente qualche reazione scomposta dei magistrati alla provocazione) è quello di creare un clima rovente nel quale, con la maestria mediatica di cui è capace e con i mezzi che possiede, i furibondi attacchi alla magistratura ignava, capace solo di guardare dal buco della serratura, renderanno agevole far passare con legge ordinaria la prescrizione breve e la devitalizzazione delle intercettazioni, rendendo vani i prevedibilmente flebili inviti del Capo dello Stato alla concordia. (È curioso che in questo mondo supertecnologico, nel quale i buchi delle serrature non esistono più, soltanto i PM siano rimasti così arretrati da cercarne cocciutamente uno).
Sui punti toccati dalla riforma c’è già stato animato dibattito in passato ogniqualvolta questa è stata tentata o prospettata. Sinteticamente si può dire che la separazione delle carriere dei magistrati non corrisponde alla antica tecnica del divide et impera, nella quale i divisi rimanevano sì più deboli ma sempre autonomi nei confronti del divisore, ma alla più avanzata tecnica del divide et ingloba, essendo piuttosto evidente che i PM verrebbero ricondotti in qualche modo nell’orbita dell’esecutivo (forse il male minore se si pensa cosa potrebbe combinare questa monade isolata priva di controllo e di cultura della giurisdizione).
Le spudoratezze maggiori vengono consumate ai danni del CSM, descritto come organo protettore di una casta di intoccabili. È inutile segnalare i numerosi provvedimenti punitivi dei magistrati e raffrontarli con quelli che riguardano altre categorie professionali, per non parlare dei politici che non hanno mai accolto nessuna richiesta di arresto di un membro del Parlamento.
Non serve osservare che più di un terzo dei suoi componenti è di nomina politica. Eppure sarei curioso di vedere le reazioni dell’Ordine dei commercialisti o dei Consigli Forensi se venisse loro imposta la presenza di due magistrati e di due consiglieri regionali con diritto di voto. Anche in quei consessi si discute di irregolarità e di comportamenti non virtuosi così come nel CSM, ma nessun estraneo ci può mettere il naso. Sarebbe interessante un sondaggio.
Togliere poi la polizia giudiziaria dalla dipendenza funzionale dei PM significa togliere a questi la iniziativa delle indagini e consentire loro di fare solo i processi conseguenti alle denunce di una polizia dipendente dall’esecutivo. Significa cioè rendere possibile il processo a un politico solo se si trovano poliziotti-kamikaze disposti a rovinarsi la carriera.
Quanto alla responsabilità civile dei magistrati, chiesta perché “sono gli unici che quando sbagliano non pagano”, nessuno si oppone a che venga punito chi si è sottratto ai suoi doveri di correttezza e di diligenza, ma non è accettabile che vengano sbattuti in prima pagina tre o quattro comportamenti scorretti riscontrati in 50 anni tre 10.000 magistrati. E’ troppo facile, se ne possono trovare decine, ma non si può per questo delegittimare l’intera categoria.
Nessuno ha chiesto agli avvocati conto dell’arresto di Previti e nessuno ha preso provvedimenti contro la clinica S. Rita di Milano per i delitti di alcuni medici.
Ora “la quasi totalità” dei magistrati che si comportano correttamente, come dice il PDL, può essere punita per le condotte di “qualche frangia eversiva”? Sembra di sì.

13/03/11

Sempre sulla riforma della Giustizia da "il Riformista"

Ho letto un ottimo articolo di un Magistrato sul Riformista (http://www.ilriformista.it/stories/Prima%20pagina/362053/) che mi trova molto daccordo e lo ripropongo nelle parti salienti: il Magistrato Guido Salvini dice:
La guerra civile.......non avrà a lungo termine né vincitori né vinti ma sicuri sconfitti i comuni cittadini che hanno diritto ad una giustizia migliore. Un Paese progredito non se la può permettere.È vero che la riforma nasce inquinata da un sapore forte di rappresaglia e che ha l’insuperabile tara di non affrontare insieme sia il ruolo dei giudici che l’organizzazione della giustizia, e sarebbe una condizione minima per una riforma «epocale». Così la riforma sembra più una riforma dei giudici o contro i giudici che una riforma della giustizia e giustifica i peggiori sospetti. Ma detto questo, e dopo la gaffe del pm che con tono guerresco ha incitato la base ad una «risposta epocale», la magistratura, proprio per il potere immenso che ha, moltiplicato da un patto di ferro con alcuni mass media che si trovano d’incanto in mano tanti invitanti atti processuali, non può rifiutare una riflessione razionale anche su se stessa usando in eterno il Presidente del Consiglio come alibi. Un atteggiamento non da Chiesa ma laico comporterebbe non respingere tout court cambiamenti solo perché provengono da un governo considerato nemico ma riflettere se le proposte riguardano o no problemi reali, se le soluzioni sono irreparabilmente sbagliate o in parte sensate o migliorabili con la discussione. E allora, forse, molto è da rifiutare. Ma abbastanza c’è da discutere.
Non va bene che la responsabilità civile dei giudici passi dalla colpa grave alla colpa generica. Ciò porterebbe a una “giustizia in difensiva” simile alla scelta di alcuni medici che, solo per timore di responsabilità, prescrivono più esami del necessario, attendono e magari non tentano operazioni con qualche margine di rischio ma forse decisive per salvare il paziente. Sarebbe meglio rendere più incisiva la responsabilità disciplinare e questo, come diremo, nel progetto in qualche modo c’è.
Non va bene impedire al pm di impugnare le sentenze di assoluzione come può fare invece l’imputato dopo una condanna. Se parità ci deve essere, sarebbe uno sbilanciamento grave. Piuttosto per evitare, come oggi, un’attesa eterna del processo di secondo grado è meglio ridurre i giudici d’appello da tre a uno, con il potere solo di conferma o di rinvio in primo grado, moltiplicando così i processi conclusi.
Deve rimanere il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. Ma, a parte la legge non scritta che vuole che i processi contro Berlusconi, giusto o no che sia, si facciano prima degli altri e profondendo le migliori energie, qualche problema c’è. Un’indagine o la fissazione di un processo non possono dipendere dalla sorte o dal fatto che questo o quel magistrato fa un’indagine, o fissa un processo prima o dopo a suo piacimento, o se è interessato o meno al caso. Una regolamentazione rigida per legge sarebbe troppo, ma si possono introdurre principi organizzativi seri simili a quelli del Procuratore di Torino Maddalena che, senza aspettare riforme epocali, ha fissato con una circolare ordine e tempistica delle indagini da fare.
Anch’io poi credo che nelle indagini in cui sono in gioco interessi di rilievo, dalla mafia alla corruzione all’ambiente, sia molto pericoloso sottrarre la Polizia giudiziaria al controllo delle Procure con il rischio del ripetersi delle pigrizie e delle deviazioni del passato. Ma il principio non deve essere assoluto. Almeno per i reati minori, quelli che riguardano la vita del territorio, si potrebbe ridare qualche iniziativa alla Pg responsabilizzandola, dato che le Procure hanno poco tempo per occuparsene. Ricordo - gli esempi sono sempre utili - il caso di una giornalista nella cui villetta era stato rubato il computer con tutto il materiale di lavoro. Aveva fondati sospetti su un paio di giardinieri. Chiese alla Stazione Carabinieri del posto di fare subito una perquisizione nella loro casa ma questi, senza delega del pm, non potevano muoversi. Allora andò in Procura ma ....... e la perquisizione non ci fu mai. Era un caso piccolo ma importante per il cittadino comune.
Non è poi un delitto di lesa maestà dividere il Csm in due, ...... e lasciando comunque i magistrati in numero maggiore rispetto ai laici. Trasferimenti, promozioni, incarichi extragiudiziari sono importanti non solo per il concorrente ma soprattutto per gli utenti finali cioè i cittadini. Tutti sappiamo che il Csm è purtroppo dominato dalle correnti con le loro spartizioni e le loro clientele - servirebbe magari qualche forma di sorteggio - e i pm hanno nelle correnti un peso molto maggiore rispetto al loro numero, che è circa un ottavo di quello dei giudici. È difficile spiegarsi perché il valore professionale di un giudice debba essere valutato da pm, come del resto anche il contrario. C’è il rischio, talvolta molto concreto, che i giudici accontentino in aula i pm sapendo che in seguito, tramite loro e le correnti in cui predominano, potranno avere un beneficio in questo o quel concorso.
Non è nemmeno uno scandalo eliminare la Sezione Disciplinare del Csm e sostituirla con una Corte di Disciplina indipendente e non elettiva. I procedimenti disciplinari per gli incolpati e per le ricadute che hanno su processi di rilievo, sono spesso più importanti di un processo penale. Oggi la prima cosa che fa un magistrato incolpato è rivolgersi ai consiglieri della sua corrente perché intercedano sul consigliere, sempre della corrente, che sta nella Sezione Disciplinare, con buona pace dell’imparzialità e di quei reietti non appartenenti a nessuna corrente, ai quali gli incarichi direttivi sono praticamente interdetti e che nei procedimenti disciplinari rischiano di pagare per tutti. Che questi interventi di “segnalazione” siano ascoltati o no, sembra ovvio che gli eletti al Csm non dovrebbero mai poter giudicare i loro elettori.
A rischio di passare per disertore,....... preferirei discutere piuttosto che scioperare. Servirebbe un tavolo di intesa, con la presenza di tutti, forse promosso dal Capo dello Stato. Ma prevarrà credo, nella nostra Associazione, il rifiuto in blocco, il messaggio più oscurantista: ascoltare il nemico è già peccato, “nulla salus extra ecclesiam”.

12/03/11

La riforma della giustizia

Una premessa: sulla riforma della Giustizia vorrei fare alcune considerazioni (non sono un avvocato o un giudice ma sono un cittadino che si ritiene attento ai problemi di convivenza della collettività e di conseguenza anche ai problemi della giustizia) e gradirei mi si dicesse da parte di chi leggerà queste mie considerazioni se possano essere condivise ed essere in qualche modo utili
Grazie gia da ora.
Considerazioni sulla Giustizia: la riforma del nostro sistema giudiziario credo dovrebbe riaffermare in premessa i seguenti principi:
1) tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge (da cui deriva)
2) la certezza della pena per chi compie reati
3) il giudizio di primo grado comporta (proprio per affermare con forza la certezza della pena) l’immediata esecutività.
4) reati sono quelli che il codice definisce tali (riforma o rivisitazione dei codici penale e civile).
Riaffermati tali principi che ritengo interessino tutti i cittadini si dovrà e potrà procedere a una revisione della macchina giudiziaria e si potrà procedere fatti salvi i principi fondanti sanciti dalla costituzione quali:
L’autonomia e libertà di giudizio del giudice il cui solo obbligo è l’applicazione e il rispetto delle leggi vigenti.
L’autonomia e l’obbligo dell’azione penale per tutti i reati e la disponibilità dei mezzi idonei per accertarli (polizia giudiziaria, possibilità di intercettazioni ecc.).
Potranno a questo punto certamente essere riformate la magistratura giudicante e quella inquirente con la separazione delle carriere così come potrà essere invocata, come per altre professioni, la responsabilità civile e penale del giudice tenendo a mente che, come nel caso dei medici, ove le responsabilità derivino prevalentemente dalla struttura la rivalsa avvenga nei confronti di questa cioè dello Stato. La responsabilità civile per il singolo magistrato (all’uopo i Magistrati si doteranno senz’altro e a loro carico di specifiche assicurazioni) sarà invocata, come per i medici, nei casi di imperizia,negligenza e colpa grave.
Si dovranno rivisitare e snellire i codici e le semplici contravvenzioni di regole (quando non si riferiscano o comportino danno più o meno grave al patrimonio o alle persone) non si configureranno più come reati e saranno soggette a sanzione pecuniaria con l’obbligo di soddisfare, non appena comminata, la contravvenzione (sarà possibile la restituzione della o di parte della sanzione dopo ricorso a totale carico del trasgressore).
La possibilità di appello, vagliata nelle opportune sedi, verrà concessa solo a certe condizioni così come le sentenze di assoluzione potranno essere appellate solo in presenza di forti e probanti elementi che si aggiungano al precedente giudizio e ancora più stringenti dovranno essere gli elementi aggiuntivi di colpa o a discolpa per procedere al terzo grado di giudizio cosicché si snellirà vistosamente il numero dei processi.
Andrà costituito un organo di autogoverno dei giudici con rappresentanti nominati parte dai giudici parte dal Parlamento e (innovazione) parte dal Presidente della Repubblica ( i tre poteri autonomi dello Stato) che li sceglierà fra persone di alta competenza della disciplina giuridica. Compito di tale organo sarà quello di garantire il funzionamento dell’apparato giudiziario nel rispetto dell’autonomia dei giudici e delle leggi in corso e al suo interno sarà istituito (innovazione) un collegio per la responsabilità civile e penale del giudice che valuterà ma solo in prima istanza i ricorsi presentati dai cittadini.
Sarà anche data facoltà al parlamento di predisporre atti di indirizzo che saranno rivolti all’organo di autogoverno dei magistrati per quanto attiene i reati che suscitino, in un certo periodo, allarme sociale cosicché tale organo possa predisporre di concerto e non in contrasto con il parlamento gli aggiustamenti necessari nella macchina giudiziaria.
Salvo per particolari gravi reati contro la persona o contro la collettività (omicidio e corruzione grave), al fine di riaffermare l’autonomia reciproca, il giudice non potrà perseguire (si potranno però effettuare indagini secretate sino al giudizio) un parlamentare nazionale (immunità parlamentare). Sarà altresì fatto obbligo per quel parlamentare, conclusa la legislatura, sottoporsi al giudizio. In tale sede saranno utilizzate anche le prove eventualmente acquisite nel periodo in cui il cittadino svolgeva ruolo di parlamentare ed esse potranno essere rese pubbliche nel rispetto del dettato legislativo e solo una volta assolto il parlamentare potrà, se lo riterrà, tornare a svolgere lavoro politico in un partito e/o candidarsi ad una qualunque carica politica. Nei casi di assoluzione dubitativa per importanti reati contro la collettività quali la corruzione o l’appartenenza in qualunque modo ad organizzazione criminali (mafia, camorra ndrangheta, sacra corona unita ecc.) si dovrebbe inibire la possibilità di candidarsi quale rappresentante politico della collettività a tutti i livelli.
Utile perché una tale riforma della giustizia possa andare avanti con speditezza sarà una semplice revisione dei meccanismi elettorali e di candidatura che vada in tal senso:
Sarà vietato a persone condannate o in attesa di giudizio ( e solo per specifici casi che andranno indicati quali la corruzione o l’appartenenza ad associazioni criminali) essere candidati per qualunque carica politica. Gli elettori dovranno poter scegliere i candidati da eleggere possibilmente attraverso le primarie di collegio o almeno attraverso la reimmissione del voto di preferenza.
Una riforma che vada in tal senso non mi pare che necessiterebbe di scomodare la nostra costituzione e se la scomoda in qualche suo punto troverebbe senz’altro i numeri in Parlamento per passare e potrebbe andare spedita e credo che troverebbe il consenso bipartisan di tutti i cittadini di destra e di sinistra cosa che, mi si consenta, dovrebbe essere sempre l’aspetto fondante di ogni legge (le leggi del parlamento non dovrebbero essere né di destra né di sinistra ma sempre rappresentare il punto di incontro tra i due pensieri entrambe presenti appunto tra i cittadini).
Gli unici che potranno obiettare qualcosa saranno semmai i corrotti e i corruttori e tutti quelli che delinquono abitualmente. Una tale riforma a mio avviso porterebbe ad un vero snellimento delle pratiche di giustizia che tutti dicono di voler perseguire nell’interesse primo dei cittadini di avere finalmente e rapidamente giustizia.

16/01/11

Sul caso Fiat

Sul caso Fiat
Che dire sul caso Fiat? Tutti sappiamo che la Francia, la Germania e gli Stati Uniti hanno tirato fuori un bel po’ di soldini per sperare di continuare ad avere una industria dell’auto efficiente e adeguata al tempo.
Qualcuno mi spiega per quale motivo nel nostro Paese i governanti non si sono nemmeno posti il problema? Ma la Fiat non qualifica l’industria italiana (se non altro è nata molto prima) forse più dell’Alitalia?
Nessuno, ma proprio nessuno, tranne che di rimando e negli ultimi giorni, che si sia posto il problema. Eppure si dice che l’industria dell’auto è ancora oggi strategica. E allora per quale motivo nei Paesi sopra elencati i governi si sono dati da fare e da noi no?
Certo il valente Governatore del Piemonte ci dice che nella sua regione si è dato un bel da fare per sostenere “lo sviluppo e l’industrializzazione” ma per la Fiat no?! Ma non poteva anche il nostro governo investire sul settore dell’auto magari impegnando con un serio prestito la Fiat (prestito che l’azienda avrebbe rimborsato) negli anni? No da noi si fanno interventi per le quote latte di qualche valente truffatore della Cee e magari per qualche “amico” e chessò magari si fa anche qualche leggina che aiuti le aziende del nostro Premier (vedi disposizioni sulla vendita delle frequenze) che si sa è “buono” ma davvero tanto buono ( e magari sarà anche vero ma che c’entra?) ma di aiutare quelle che sono ancora oggi aziende strategiche non se ne parla proprio. E così di strategico nel nostro bel paese non rimane ormai proprio niente. E mentre i cinesi passano dal manifatturiero più elementare all’industria magari noi continuiamo a fare “cappotti e mutande” che già oggi non riusciamo a vendere più a nessuno.
L’unica cosa che il nostro governo sembra riuscire a fare è quello di andare a ruota di Marchionne magari chiedendogli di essere ancora più “severo” con i lavoratori italiani.
Ma anche dall’opposizione non si è levato alcun lamento.
Ma che bel Paese il nostro dove gli operai se la devono vedere loro e solo loro con i loro datori di lavoro anche in una situazione di crisi come quella che stiamo attraversando e con dei sindacati che sono subalterni o al massimo ancora fermi agli inizi del secolo. E quale potrà essere il futuro per i nostri figli? Signori sveglia finchè si è ancora in tempo e che iddio ce la mandi buona!!!

OK notizie