12/01/08

A proposito della non intervista a Grillo

Mi spiace per l’Espresso ma l’articolo sull’intervista rifiutata da Grillo è veramente un “sopruso” che mai mi sarei aspettato dal settimanale che seguo dalla sua nascita.

Perché Grillo dovrebbe rispondere al giornalista che tra l’altro fa comunque le domande che vuole. E non sembrano essere certo domande che mirano a comprendere il fenomeno Grillo quanto semmai carpire risposte su argomenti di interesse del giornalista.

Che poi Berlusconi si sia abituato alle interviste?! Certo se è lui a preparare (come fanno la maggior parte dei politici tra l’altro –vedere a proposito l’intervista a Bassolino di Report dove appunto Sassolino dice……-) sia le domande che le risposte non c’è problema. Per meglio comprendere basta prendere una sua intervista qualunque in televisione (fatta eccezione per il confronto elettorale con Prodi) e si capirà.

E poi un intero articolo fatto di aria fritta (quella appunto che i giornali sempre più spesso ci propinano) sull’intervista che non c’è stata e le tre grandi ragioni “psicologiche” per le quali secondo il giornalista Grillo non avrebbe rilasciato l’intervista. Siamo proprio al ridicolo.

Certamente Grillo che si lancia contro l’informazione e i produttori di informazione e non dà spazio (rifiuta l’intervista appunto) può infastidire un impegnato giornalista ma bisogna anche prendersi il fastidio proprio se si è bravi giornalisti e non usare simili patetici espedienti da “avanspettacolo” della stampa e aspettare magari un momento migliore o essere più convincenti se davvero l’obiettivo è comprendere il fenomeno Grillo nel Paese e Grillo.

Che se poi non si è d’accordo con Grillo, con quello che dice e fà si ha tutto il diritto di dirlo e argomentarlo con franchezza.

Personalmente confesso di rimanere spesso perplesso sulle cose che Grillo dice ma devo dargli atto di essere una delle poche voci dissonanti assieme a Travaglio, Stella alla redazione di Report e a pochi altri (Di Pietro tra i politici qualche volta, Prodi nonostante tutto…).

Infatti anche se continuo appunto nonostante tutto e tutti a pensare (e ne sono certo) che Prodi stia facendo cose buone proprio nonostante tutto quando mi pare che si possa dire che le cose potrebbero volgere al meglio non comprendo più l’azione del Governo e soprattutto l’azione dei politici.

E qui Grillo mi “torna utile”. Mi lascia immaginare che comunque qualcosa possa cambiare.

Ecco per mè e credo per tanti altri comuni cittadini (che non si disinteressano alla politica che anzi spesso hanno per lungo tempo onestamente militato dentro organizzazioni politiche con impegno e disinteresse personale) Grillo rappresenta “un’ancora, l’allegra (perché certo non gli si può negare la capacità di “Comico” e “gran comunicatore” che si è costruita nel tempo) e felice sensazione che forse davvero, magari solo qualche volta, si possano far pagare le tante nefandezze…..”.



Per dovere di cronaca riporto l’articolo dell’Espresso dal titolo “L’intervista mai fatta a Grillo” di Alessandro Gilioli.

(reperibile all’indirizzo: http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/01/11/dubbi-certezze-e-liberta/ )

L’intervista mai fatta a Grillo

Una storia un po’ lunga, ma se avete voglia di leggerla fino in fondo vi dirà parecchio su Beppe Grillo.

Il giorno 2 gennaio, come molti, ho letto e visto in Internet il “discorso di Capodanno” di Grillo. Nel quale, come si ricorderà, è stato lanciato il V-day contro i giornali per il 25 aprile prossimo venturo.

Tra le altre cose, nel suo discorso Grillo prevedeva con certezza che tutti media “mainstream” avrebbero volutamente ignorato il suo V-day sui giornali, visto che la cosa riguardava direttamente gli interessi delle testate e dei loro proprietari.
Il fenomeno Grillo mi interessa, da tempo vado scrivendo diverse cose sulle storture del sistema editoriale in Italia (a partire dall’Ordine e dalla legge sulle provvidenze) e credo anche che i giornali debbano interessarsi delle fasce della società che Grillo più o meno rappresenta.

Quindi il giorno stesso telefono a Grillo sul suo cellulare per proporgli un’intervista sul tema del V-day contro la stampa, la “vera casta” come dice lui.
Grillo mi risponde quasi subito, con gentilezza, ma nicchia un po’ sull’intervista: «Io sono un monologhista», mi dice testualmente. «Invece dell’intervista le scrivo un pezzo io e voi lo pubblicate su L’espresso».

Io gli rispondo che un pezzo no, non ci interessa, che per quelli c’è già il suo seguitissimo blog e noi invece vorremmo un confronto, anche aspro magari, sul tema che ha lanciato, il V-Day contro i giornali.

Gli prometto che però, ovviamente, tutte le sue risposte saranno riportate senza variazioni e senza alcuna censura, che ha la più assoluta libertà di dire quello che gli pare, che sono dispostissimo a mandargli i suoi virgolettati per approvazione a intervista scritta.

«Mah», dice lui, «non so, io non do il mio meglio in queste cose».

Insisto, gli faccio presente che un confronto civile è il modo migliore per far crescere e circolare le idee, gli propongo di andarlo a trovare dove si trova e alla fine sembro parzialmente convincerlo: «D’accordo, facciamolo», dice, «ma non di persona. Mi mandi le sue domande via mail e io le rispondo subito dopo le feste».

Il giorno dopo mi metto al mio pc e una dopo l’altra snocciolo le domande.

Sono tutte molto semplici, anche se non a zerbino.

Gli chiedo ad esempio se non ritiene che i giornali e la Rete possano convivere, visto che la tivù non ha ucciso la radio.

Se non crede che grazie alla loro buona salute economica molti giornali possano fare anche ottime inchieste, e gliene elenco alcune di questo e di altri giornali. Gli faccio l’esempio di Mastella, su cui diversi giornali hanno fatto inchieste ampiamente riprese dallo stesso Grillo nel suo blog.

Gli chiedo dunque se non pensa che sia sbagliato mettere sullo stesso piano i quotidiani di partito inesistenti che prendono soldi direttamente dallo Stato e i giornali veri - magari perfino utili al dibattito sociale e al controllo sulla politica - che hanno solo detrazioni postali e contributi per la carta.

Gli chiedo se è consapevole che con l’abolizione totale e indistinta delle provvidenze probabilmente morirebbero voci come il Manifesto o come l’Internazionale, su cui lui stesso scrive una pagina ogni settimana, e gli chiedo se questo secondo lui sarebbe un passo in avanti per la nostra società.

Gli chiedo perché nel discorso di Capodanno ha esaltato come “ultimi giornalisti liberi” Biagi e Montanelli contrapponendoli a tutti gli altri, visto che anche Biagi e Montanelli scrivevano sui grandi giornali secondo lui servi e di “casta”.

Gli chiedo se in questo suo condannare senza eccezioni i giornali e i giornalisti ce n’è qualcuno che salverebbe, che secondo lui non fa parte della casta.

Gli chiedo se considera parte della casta anche quelle migliaia di giornalisti sottopagati e precari che ormai lavorano in gran parte delle redazioni.

Gli chiedo come può dire che tutti i giornalisti sono casta, visto che la grandissima parte di loro ha come unico privilegio il biglietto gratis ai musei, e per il resto si paga come tutti gli altri comuni mortali la casa, il cinema, il treno, l’autobus, il biglietto allo stadio e così via.

Già che ci sono, gli chiedo perché non risponde mai agli altri blog, visto che predica i blog come mezzo di comunicazione dell’avvenire.

Gli mando il tutto con una bella mail.

Passa la Befana, passano altri due giorni ma da Grillo nessuna risposta.

Gli mando un sms per ricordargli il nostro accordo, lui non risponde.

Gli mando un’altra mail copiaincollando la precedente, nel caso la prima si fosse persa.

Niente.

Questa mattina, 9 gennaio, gli telefono:

«Pronto buongiorno sono Gilioli de L’espresso, la disturbo?»
«Certo, lei mi disturba sempre».
«Mi dispiace. Volevo sapere se ha visto le domande che le ho mandato…».
«Certo che le ho viste e non intendo minimamente risponderle».
«Come mai?»
«Perchè sono domande offensive e indegne».
«Mi scusi, ma non mi pare, sono solo domande. Servono a un confronto. Se lei mi dà le sue risposte per iscritto, io le trascrivo tali quali, le dò la mia parola».
«No, non se ne parla neanche, lei non ha capito niente. Buongiorno».
«Buongiorno».

Da questa ridicola esperienza, deduco due o tre cose:

Primo: Grillo ha una paura fottuta del confronto. Sa che il suo linguaggio apocalittico e assertivo non ha niente a che vedere con lo scambio di idee e con il dibattere. E’ chiuso nel suo monologhismo. Sa di non avere argomentazioni razionali forti per difendere le sue affermazioni a tutto tondo, sa che il confronto lo obbligherebbe a qualche sfumatura e sa che probabilmente le sfumature lo annienterebbero, visto che il suo successo è figlio della sua assertività.

Secondo: Grillo ha una strategia di comunicazione basata sul vittimismo da censura. Io gli avevo promesso tre o quattro pagine di intervista su “L’espresso”, lui ha preferito non apparire per poter dire che la grande stampa lo ignora e lo censura. Bene, visto che da qui al 25 aprile andrà strillando al mondo che i giornali non parlano del suo V-Day perché ne hanno paura, si sappia che questo giornale voleva concedergli ampio spazio ma che lui lo avrebbe accettato solo per monologare, per ospitare la sua invettiva, e non per un’intervista. Nemmeno il più tracotante politico della Casta, a fronte di una richiesta di intervista, risponde “O scrivo io da solo e senza domande o niente”.

Terzo: Grillo con ogni probabilità usa così tanto Internet - e detesta così tanto i giornali - proprio perché il blog gli consente questo non-confrontarsi, questo non-dibattere. Perfino Berlusconi - dopo i primi tempi in cui mandava le videocassette registrate ad Arcore - ha imparato a rispondere alle domande dei giornalisti. Grillo no. Grillo si trincera dietro Internet per non ricevere domande, per non confrontarsi. Per esaltare, come direbbe lui, le sue caratteristiche di “monologhista”.

Attenzione, ragazzi, perché se questo è il futuro della politica in Rete fa veramente schifo.

Ps. Il direttore di Internazionale mi corregge precisando che il suo giornale non prende provvigioni. Chiedo scusa per l’inesattezza.

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