tag:blogger.com,1999:blog-82692463159378802272024-03-13T13:19:36.987+01:00pensieri...in libertà di pensieroRiflessioni su fatti della politica e altropidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.comBlogger112125tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-90099510616138063372018-11-26T00:42:00.000+01:002018-11-26T00:42:43.576+01:00Credo che tornerò a scrivere sul blog .......pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-78573673993197513592015-11-13T16:48:00.002+01:002015-11-13T16:48:37.157+01:00Dal 2007 si parla di Grillo ma .....Nel 2013 avevo postato due articoli del 2007 che conservano, nonostante con Renzi come Presidente del Consiglio siano stati fatti tanti passi in avanti, ancora una discreta attualità(http://pidario.blogspot.it/2013/03/a-costo-di-sembrare-un-grillino-voglio.html). Per questo li riposto ancora:
A costo di sembrare un "grillino" voglio ripostare alcuni articoli del 2007 in cui si parlava già del fenomeno grillo e di quello che i partiti avrebbero potuto e dovuto fare per evitare una pericolosa deriva quale è quella in cui oggi ci troviamo:
<b> Il primo articolo dall'Espesso:</b>
Leggo dall’Espresso (http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Lantipolitica-sono-loro/1808267//1) uno splendido articolo che ci fa amaramente riflettere sulla situazione italiana: “L'antipolitica sono loro (di Leo Sisti) Dopo Mani pulite i partiti hanno pensato solo alla restaurazione. Mentre il sistema delle tangenti è andato avanti. Così alla fine è nato il grillismo. Parola di Davigo Colloquio con Piercamillo Davigo Dopo l'esplosione di Mani pulite l'attività di chi gestisce questo Paese è stata di rimettere il coperchio sulla pentola, non di far uscire il fango: un maldestro tentativo di restaurazione. Il 'grillismo' è nato da lì. Parla Piercamillo Davigo, uno dei pm di punta della Procura di Milano, protagonista di una stagione che nel '92 è stata il detonatore della più grave crisi politica dal dopoguerra. Ne ricorda i contorni in questa intervista a 'L'espresso' in occasione dell'uscita del suo libro, scritto con Grazia Mannozzi, 'La corruzione in Italia'. È anche per Davigo, da due anni giudice di Cassazione, l'occasione per discutere sul 'che fare' per stroncare il meccanismo perverso delle tangenti, tuttora imperante, ma anche su antipolitica, privilegi della casta, Beppe Grillo e ruolo dei media. Tracciando così un bilancio impietoso dell'Italia, che rischia di arrivare a un punto di rottura se non si pone rimedio alla piaga delle mazzette. Dai dati da lei tratti dal casellario giudiziale nell'arco di vent'anni, dal 1983 all 2002, risulta che il picco delle denunce viene raggiunto tra il '93 e il '94, per precipitare nel 2000 ai livelli registrati prima dell'arresto di Mario Chiesa. Che cosa significano queste cifre? Mani pulite è dunque uno spartiacque? "I numeri dimostrano in modo incontrovertibile che la corruzione esisteva ed era diffusa. Certo, se si guarda al 'prima' e al 'dopo' in base alle statistiche giudiziarie o dell'Istat, il nostro sembra un Paese onestissimo. Il che contrasta con gli indicatori elaborati da Transparency International, che nel 2006 colloca la 'virtuosa' Finlandia al primo posto in Europa e noi al penultimo, seguiti dalla Grecia. E pensare che proprio Mani pulite ha rivelato l'esistenza di intere aree dominate dalla corruzione. Nel momento in cui ci si preoccupa del declino italiano, compito di tutti, politici, intellettuali, giornalisti, imprenditori, dovrebbe essere quello di studiare metodi per contenere questo fenomeno. Invece negli ultimi 15 anni, l'unica iniziativa in questo senso è venuta da organismi internazionali che hanno costretto Roma a ratificare nuove convenzioni. In compenso molto è stato fatto per ostacolare processi e sventare il pericolo di condanne". Nel suo libro lei fa cenno a una 'cifra nera', cioè la 'massa dei fatti punibili, ma non scoperti'. In pratica la massa delle mazzette che non vengono individuate. La si può quantificare? "Impossibile, sarebbero stime aleatorie. Posso però dire che in certi tipi di reati la 'cifra nera' è pressoché inesistente. Prendiamo i furti d'auto. Tutti, quando li subiscono, sporgono denuncia. È ovvio, corrono dei rischi, hanno un interesse personale immediato. Che manca nella vittima di corruzione, crimine che colpisce la collettività. E poi si tratta di un delitto noto solo al corruttore e al corrotto. In genere, senza testimoni". Soluzioni per rendere più penetrabile la 'cifra nera'? "Negli Stati Uniti è permesso il cosiddetto 'entrapment', un'operazione sotto copertura che consente di incriminare pubblici ufficiali in odore di mazzette. È stata fatta anni fa in Arizona per incastrare una quindicina di deputati: avevano accettato del denaro per varare leggi che abolissero il divieto di gioco d'azzardo. Ma c'è stata una sorpresa: l'inchiesta ha prodotto un cambiamento di maggioranza nel Parlamento locale". Ma in Italia questo non è possibile... "No. Un poliziotto in funzione di 'agente provocatore' darebbe vita a un reato impossibile: perché non è un vero corruttore. Certo, se si volessero rendere possibili operazioni 'undercover', ci vorrebbero norme ad hoc e adeguate garanzie. Per non incorrere in abusi". Mani pulite, dicevate, ha evitato che la gente scendesse in piazza. "Ci hanno accusato di voler fare la rivoluzione. In realtà l'abbiamo impedita, Mani pulite è diventata una valvola di sfogo del malumore popolare. Nel '92 la situazione era drammatica: svalutazione della lira, pesantissima crisi finanziaria dello Stato, stipendio dei dipendenti pubblici a rischio". Però Mani pulite aveva creato aspettative di pulizia, di risanamento della società. Alcuni, delusi, sostengono che nulla è cambiato, Mani pulite non sarebbe servita a niente. Ed ecco Beppe Grillo e l'antipolitica che stanno creando nuovi scenari. "Tutto questo è conseguenza di un pessimo tentativo di restaurazione. Mani pulite ha invece svelato che cosa c'era dietro la coltre della politica: prove, tante prove, che si rubava. Confessioni, in massa, di persone che ricoprivano ruoli importanti nell'economia e nella politica. È vero, ci sono state anche delle assoluzioni, ma perlopiù solo perché erano state cambiate alcune leggi processuali. La politica è stata incapace di capire che il problema, vitale per la sua sopravvivenza, era quello di frenare la corruzione". Beppe Grillo ha puntato il dito, tra l'altro, contro deputati o senatori che, pur condannati con sentenze definitive, non lasciano il loro scranno. Qual è la sua opinione? "Non si tratta solo di questo. Ci sono anche uomini politici che sono stati assolti pur essendo rei confessi. È decente che siedano in Parlamento? Ancora. Due componenti della Commissione antimafia sono stati processati in Tribunale: uno è stato condannato, l'altro ha patteggiato. In loro difesa ho sentito pronunciare questa frase: 'I partiti scelgono chi gli pare'. Ma è mai possibile una simile presa di posizione? Ne va della credibilità dell'istituzione. Chi è onesto dovrebbe rifiutarsi di sedere vicino a condannati o a chi ha confessato reati". Secondo il programma dell'Unione alcune leggi 'berlusconiane' avrebbero dovuto essere cancellate, come ad esempio quella sul falso in bilancio, oggi reato sostanzialmente depenalizzato. Niente è stato fatto. Il malcontento generalizzato non può essere anche conseguenza di un simile comportamento? "Certamente non contribuisce a rendere affidabile la classe politica su alcuni comportamenti fondamentali. Capisco che il centrosinistra sia in difficoltà, ha una maggioranza risicata al Senato e se anche avesse voluto, forse non sarebbe riuscito nell'intento. Non sono in grado di esprimere giudizi di questo genere. Non mi occupo di politica. Sui princìpi, però, ne sono convinto, non si negozia. Mai". In questo periodo spesso è sotto tiro l'atteggiamento dei mass media verso la politica, inclusi anche i giornalisti che soprattutto in tv evitano domande scomode."Nessun giornalista contesta mai con dati di fatto quanto viene riferito dai politici. Non so se sia solo una questione di volontà. Credo sia anche una questione di capacità". Nel '92 Mani pulite è scoppiata, come s'è visto, perché i conti dello Stato erano drammatici. È stata inevitabile la rottura del sistema. E adesso? "Non credo avvenga subito, anche se ora non è in atto una recessione. Certo se ci dovesse essere una grave crisi economica, il sistema potrebbe rompersi. Un meccanismo di corruzione diffusa è incompatibile con uno stato moderno. Così non può durare". (04 ottobre 2007)
<b>Il secondo da La repubblica: </b>
<b>Leggo da Repubblica “IL COMMENTO di Eugenio Scalfari:</b>
Il popolo che cerca il giudizio universale di EUGENIO SCALFARI” “DICONO che Prodi, a chi gli faceva osservare con disappunto che il consenso attorno al suo governo non dava alcun segno di ripresa nonostante il discreto andamento dell'economia e alcuni provvedimenti del governo senz'altro positivi, avrebbe risposto: "Non ti preoccupare. Già la Finanziaria del 2007 comincia ad esser giudicata in modo più favorevole dei mesi scorsi. Abbiamo ancora quattro anni di tempo. Alla fine della legislatura la maggioranza degli italiani darà un giudizio favorevole sul nostro operato". Può darsi che Prodi abbia ragione e che le cose andranno così. Come cittadino e anche come giornalista che ha sempre riconosciuto al presidente del Consiglio una tenacia a prova di bomba, me lo auguro. Però non sono d'accordo. Per due ragioni. La prima è che l'attuale consenso riscosso dal governo è tecnicamente troppo basso, come un aereo che è sceso talmente verso terra da correre ad ogni attimo il pericolo di avvitarsi su se stesso rendendo inutile e anzi impossibile ogni tentativo di recuperare la linea di volo. Ma la seconda ragione è ancora più decisiva della prima: cresce la quantità di cittadini che rifiutano in blocco questa classe politica. Che questo atteggiamento si possa definire antipolitico (come personalmente ritengo) oppure politico al massimo grado perché non è frutto di indifferenza ma di partecipazione attiva e combattiva (come sostengono rabbiosamente tutti quelli che hanno risposto all'appello del "Vaffa-day") è questione opinabile, ma non cambia la sostanza nelle cose. C'è un crescente rifiuto di "questa" politica di "questi" partiti, di "questi" uomini politici. Tutti, nessuno escluso. Loro e tutto il mondo che - secondo le persone che condividono quello stato d'animo - ruota intorno a loro. Rifiuto totale. Su tutti i piani e a tutti i livelli: le tasse, la sicurezza, la legalità, le disuguaglianze, la libertà. Pollice verso su tutto. Se ne devono andare. Dopo il mio articolo su Grillo ho ricevuto 57 lettere tutte dello stesso tenore. Alcune, non tutte ma parecchie, scagliano il loro "Vaffa" declinato nella versione completa contro di me e la riga sotto concludono con un "cordiali saluti" in omaggio alla buona educazione d'un tempo. Argomenti? Pochi. Uno in realtà ed è quello già citato: dovete andarvene, si deve ricominciare da zero, la nuova "agorà" sarà la rete, il metodo della democrazia rappresentativa non rappresenta nessuno, la forma non è sostanza ma pura e semplice ipocrisia, l'Italia non è quella che vedete dai vostri salotti ma quella di chi lavora e non guadagna abbastanza da poter campare. Insomma tutto il male da una parte e tutto il bene dall'altra, le menzogne da una parte e la verità dall'altra, l'illegalità di qua e la legalità - quella autentica - di là. Questo è il modo di pensare di molti ed è in crescita. Dubito molto che un taglio dell'Ici o dell'Ires o dell'Irpef possa modificare la situazione anche se bisogna continuare a lavorare come se si vivesse mille anni, guardando al domani e non solo all'oggi. Dubito che serva spiegare e spiegarsi. Quando il pollice della folla è rivolto all'ingiù ci vogliono colpi di scena per fargli cambiare posizione. Ci vogliono emozioni che capovolgano emozioni di segno opposto. Questa équipe politica tutto può fare salvo che suscitare emozioni in proprio favore. Per queste ragioni credo che sia molto difficile riportare l'aereo governativo a livello di crociera anche perché pochissimi del personale navigante mostrano di aver capito quello che sta accadendo. E' probabile che tra sei mesi o tra un anno la gente sia stufa di esibire il pollice verso. Questo genere di ventate passa presto ma dietro di sé lascia un terreno devastato. Il mitico Sessantotto insegna. Dopo arrivarono gli anni di piombo, l'indifferenza, il richiamo all'ordine. Una parte dei sessantottini di allora rientrò nel mondo della realtà concreta di tutti i giorni; altri finirono nella clandestinità, nel sangue e in galera; altri ancora fecero carriera nei percorsi che avevano vilipeso e desacralizzato. Di solito va così. Ma qui non siamo in una situazione che consenta lunghe attese. Il tempo passa presto, come dice la canzone. Il distacco tra la città della politica e i sentimenti delle persone è diventato difficile da colmare. Veltroni ci sta provando ma anche per lui le difficoltà aumentano. Dicevo che ci vorrebbe un colpo di scena, un segnale preciso che inverta il "trend". Per esempio il taglio del numero dei ministri e dei sottosegretari. Non annunciarlo ma farlo. La politica degli annunci è deleteria. L'operazione del taglio dei ministri è difficilissima, come voler prendere il miele da un alveare mentre le api sono tutte nelle loro cellette e non hanno alcuna intenzione di volar via. Ma, se fatta con saggia incisività, sarebbe un colpo di scena coi fiocchi. Scommetto che non si farà. Quand'anche il presidente del Consiglio si convincesse alla bontà dell'operazione, non avrebbe i poteri per imporla. Avrebbe bisogno che tutti i ministri e i partiti che sono dietro di loro fossero d'accordo; che ciascuno gli affidasse la sua lettera di dimissioni e si rimettesse alle sue decisioni. Ma saremmo nel mondo dei sogni e non ci siamo. * * * Il sondaggio fatto pochi giorni fa da Ilvo Diamanti dice che dei 300 mila cittadini che hanno firmato la proposta di legge Grillo il 58 per cento ha opinioni di sinistra e centrosinistra. Solo il 30 per cento si dichiara di centrodestra. Si sapeva che la sinistra è più sensibile della destra a queste sollecitazioni ma le percentuali sono assai eloquenti. Una sinistra militante ha dentro di sé il mito della politica, l'ideale della politica. Della politica "alta". Della politica nobile. Della politica delle mani pulite. Se la presa del potere si impelaga nel lavoro sporco la sinistra militante si sente tradita. La legalità è tradita. Gli ideali sono traditi. La rivoluzione è tradita. La palingenesi è tradita. Anche la destra estrema coltiva questo tipo di mitologia e il tradimento contro di essa: la guerra tradita, la vittoria tradita, la nazione tradita. La reazione a questi supposti tradimenti è il rifiuto di tutto l'esistente e la sua sostituzione con un nuovo esistente virtuale. Il riformismo non funziona in questo modo; si accontenta di un passo per volta. Purché non sia un passetto, ma un passo deciso. Uno per volta va bene, ma che incida e lasci una traccia. Se non è un passo ma solo un passetto anche il riformismo militante entra in crisi. I compromessi saltano, le ambizioni individuali prendono il sopravvento, la compattezza degli intenti si disgrega, lo specchio del bene comune si rompe. Solo il 30 per cento del centrodestra è sensibile agli appelli di Grillo, perché il centrodestra il suo Grillo ce l'ha già e se lo tiene ben stretto. Si chiama Silvio Berlusconi, che da 15 anni fa politica in nome dell'antipolitica, che guida il più grosso partito italiano in nome della lotta ai partiti, che di battute ce ne ha una più di Grillo. Le fa perfino su stesso e ci si ride addosso contagiando quel riso a tutti i suoi fedeli. Lui è ben contento che ci sia Grillo che il danno lo fa a sinistra. A lui, a Berlusconi, i "Vaffa" gli rimbalzano. Colpiscono i suoi nemici, non lui. La sinistra radicale forse non lo prevedeva, ma buona parte dei seguaci del "Vaffa" provengono proprio dalle sue fila. E perfino dalla Lega. Dai Ds. Da tutti quelli che si sentono traditi. Si sentono offesi. Si sentono feriti. Li volete riconquistare con le detrazioni fiscali? Col poliziotto di quartiere? Con la confisca dei patrimoni mafiosi? Con la lotta alla prostituzione stradale? Con il recupero dei parametri di Maastricht? Ma via! Vogliono ben altro. Vogliono un giudizio universale. Una purificazione collettiva. Il regno dei giusti dopo le devastazioni dell'apocalisse che punisca i corrotti e i malvagi. Attenzione: non è la rabbia degli esclusi e degli ultimi. Non è la protesta dei mendicanti di Brecht nell'"Opera da tre soldi". I protestatari non sono né esclusi né tantomeno ultimi. Ma non si sentono riconosciuti. Si sentono impoveriti nel portafoglio e negli ideali e questa è una miscela esplosiva. * * * Leggerete in queste stesse pagine gli esiti del sondaggio effettuato nei giorni scorsi sulle intenzioni di voto, confrontati con quelli del giugno scorso e con i dati delle elezioni 2006. Essi registrano una situazione drammatica per il centrosinistra rispetto ai risultati di un anno fa e un leggero recupero nel confronto col giugno scorso. Quanto al Partito democratico, migliora di un punto e mezzo rispetto a giugno ma non decolla. Non ancora. Spiccherà il volo dopo il 14 ottobre? Intanto si moltiplicano gli appuntamenti di piazza. Alleanza nazionale in ottobre, Pezzotta e il "Family Day", Grillo anche lui in ottobre (ma ieri sera ha già fatto il suo show alla "Festa dell'Unità" di Milano), Berlusconi il 2 dicembre e vuole portarci due milioni di persone. Senza contare il grande referendum dei lavoratori sul Welfare, decisivo anche ai fini della Finanziaria e della tenuta del governo. Se si votasse oggi, dice il sondaggio, il 65 per cento degli interpellati dà la vittoria al centrodestra, solo il 12 al centrosinistra. Si possono certo opporre a questo sondaggio altri con esiti alquanto diversi, ma la visione comune è quella di un paese agitato, percorso da emozioni e incertezze, speranze e paure. Domina - così mi sembra - un'attesa di palingenesi con sfumature vagamente messianiche. Quanto di peggio. (16 settembre 2007)” condivido pienamente i contenuti dell’articolo. Di una cosa non sono però convinto.Penso che Prodi dovrebbe trovare la forza e la capacità, che non credo gli manchi, di fare come appunto Scalfari dice qualcosa che ridia fiducia alla gente; che se poi non avesse davvero la forza per fare allora si faccia al più presto una legge elettorale e si torni a votare perché una democrazia ha bisogno anche di questo. Postilla:mentre elaboro in ritardo il mio articolo vedo il nostro presidente del consiglio parlare in televisione da Bruno Vespa. Sogno che annunci che nei prossimi mesi si andrà ad un ampio rimpasto e alla riduzione dei ministeri (e dei sottosegretari) e che poi il governo proporrà una legge che riduca in modo drastico la pensione dei parlamentari tra i 3000 e i 5000 euro (per i parlamentari ”più navigati”) e che nella prossima finanziaria ci sarà una norma che limiterà i proventi dei manager pubblici a 300000 euro l’anno e………poi ..spengo la tv perché mi accorgo che stavo dormendo. Infine un terzo articolo dal Corriere della sera: Bello articolo sul Corriere di Giovanni Sartori sul quale non si può che pienamente convenire. “La Seconda Repubblica e lo spontaneismo La terra trema sotto la casta di Giovanni Sartori ( dal Corriere della Sera http://www.corriere.it/) La terra trema ormai sotto i piedi della Casta. Per la prima volta il popolo bue la minaccia davvero. Finora i signori del potere se ne sono infischiati della rabbia crescente di un elettorato che si sente irretito nell’impotenza (a dispetto dei rombanti discorsi che lo proclamano, poverello, sempre più sovrano). Ma ecco che, inaspettatamente, Beppe Grillo entra nella tana del nemico e, alla festa dell’Unità di Milano, spara a mitraglia contro gli ottimati Ds. Fino a meno di un anno fa Grillo sarebbe stato subissato dai fischi; invece, è stato subissato da applausi. Un episodio che richiama alla mente la caduta della Bastiglia. Di per sé quell’evento della rivoluzione francese fu un nonnulla; ma ne divenne il simbolo. Forse sto forzando troppo i fatti. Forse. Vediamo perché. Intanto, e in premessa, cosa si deve intendere per «antipolitica »? La dizione è ambigua: sta per «uscire» dalla politica, estraniarsi; oppure per «entrare» a tutta forza nella politica per azzerarla (il caso di Grillo). Ciò premesso, le novità sono due. Primo, Grillo entra in politica avendo prima creato una infrastruttura tecnologica di supporto e di rilancio: Internet, blog, e un radicamento territoriale assicurato, ad oggi, dai 224 meet up (gruppi di incontro) che in un giorno raccolsero 300 mila sottoscrittori per una legge di iniziativa popolare. Ora, né la satira politica di altri bravissimi comici (Luttazzi, per esempio), né i girotondini hanno mai dispiegato un armamentario del genere. Dal che ricavo che misurare la forza di Grillo con riferimento ai suoi predecessori sarebbe una grave sottovalutazione. Secondo. Grillo ci sa fare. Non propone un nuovo partito (il 32˚, come ironizzano a torto gli altri 31), ma un movimento spontaneo che li spazzi tutti via. Inoltre ha messo subito il dito sul ventre sensibile della Casta: il controllo dei voti. Se vogliamo davvero sapere quale sia lo stato di putrefazione del Paese, la fonte non è Grillo ma il libro La Casta di Stella e Rizzo. Quel libro ha venduto un milione di copie—un record di successo mai visto — eppure non ha smosso nulla. Gli italiani dovrebbero esprimere la loro protesta «razionale» continuando a comprarlo. Ma anche così dubito che la Casta ascolterebbe. Perché Stella e Rizzo non controllano voti. Invece Grillo sì. Lo ha già dimostrato e si propone di rincarare la dose al più presto. Per le prossime elezioni amministrative Grillo sosterrà liste civiche spontanee «certificate » (da lui) che escludano iscritti ai partiti e personaggi penalmente sporchi. Ne potrebbe risultare uno tsunami. Anche perché il grillismo capitalizza, oggi, sulla retorica (ipocrita) di esaltazione dello «spontaneismo» dispensata da anni sia da Prodi come da Berlusconi. Hegel elogiava la guerra come un colpo di vento che spazza via i miasmi dalle paludi. Io non elogio la guerra, e nemmeno approvo le ricette politiche «al positivo» del grillismo (a cominciare dalla stupidata della ineleggibilità di tutti dopo due legislature; stupidata che l’oramai infallibile incompetenza del nostro presidente del Consiglio ha già approvato). Ciò fermamente fermato, confesso che una ventata — solo una ventata — che spazzi via i miasmi di questa imputridita palude che è ormai la Seconda Repubblica, darebbe sollievo anche a me. E certo questa ventata non verrà fermata dalla ormai logora retorica del gridare al qualunquismo, al fascismo, e simili. 19 settembre 2007”pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-88809939090178830432013-08-18T23:45:00.001+02:002013-08-18T23:45:46.393+02:00I giri di parole non servono in politica. Il Pdl ha un problema e stà a a questo partito risolverlo. Così come stà al Pd risolvere i suoi problemi con il congresso. Non c'è alcuna possibilità che il Pd partecipi alla risoluzione dei problemi del Pdl.pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-89504505914470068012013-04-06T15:21:00.000+02:002013-04-06T15:21:14.960+02:00<b>Breve riflessione sui cosidetti esodati.</b>
<i>La riforma delle pensioni del Ministro Fornero finalmente e per la prima volta valevole per tutti non poteva non comportare problemi in un paese dove per troppo tempo il pensionamento precoce era stato uno dei tanti mezzi usati per risolvere le difficoltà della crisi economica e industriale e del lavoro. Il punto è che questo nostro è un Paese che non riesce mai a risolvere i problemi che si presentano ma li lascia incancrenire. Appare incredibile che ancora oggi non si sappia con precisione quale è il numero di cittadini “in esodo”. Qualche responsabilità all’Inps la vogliamo dare? Possibile che questo ente non sia in grado di indicare il numero preciso? In un Paese normale ad un mese dalla riforma si sarebbe saputo il numero certo di “esodati” e ci si sarebbe potuti muovere per trovare le migliori soluzioni possibili senza per questo intaccare lo spirito della riforma. Ci si sarebbe mossi con tempestività per andare incontro alle più critiche “condizioni economiche familiari” delle persone in esodo e da subito si sarebbe attivato un intervento di sostegno economico per le situazioni con un “reddito critico” per procedere solo successivamente a sanare le posizioni in base alla temporalità per quelle condizione economiche normali (reddito familiare comunque discreto o buono).
Queste cose avrebbero dovuto dire all’unisono il Ministro e i Partiti e i sindacati. Ma in questo nostro che non è un Paese normale non è stato così. E i Partiti hanno attaccato il governo su una riforma dopo averla inspiegabilmente votata e alcune sigle sindacali oggi arrivano persino a speculare su drammatiche vicende familiari con un piagnisteo che solo offende. E allora se ci sono responsabilità per queste drammatiche vicende le responsabilità sono di tutti i soggetti nessun escluso.
</i>pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-5626686472292760242013-03-30T16:19:00.000+01:002013-03-30T16:20:15.435+01:00A costo di sembrare un "grillino"<b>A costo di sembrare un "grillino" voglio ripostare alcuni articoli del 2007 in cui si parlava già del fenomeno grillo e di quello che i partiti avrebbero potuto e dovuto fare per evitare una pericolosa deriva quale è quella in cui oggi ci troviamo:
Il primo articolo dall'espesso:
<blockquote><i>Leggo dall’Espresso (http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Lantipolitica-sono-loro/1808267//1) uno splendido articolo che ci fa amaramente riflettere sulla situazione italiana: “L'antipolitica sono loro (di Leo Sisti) Dopo Mani pulite i partiti hanno pensato solo alla restaurazione. Mentre il sistema delle tangenti è andato avanti. Così alla fine è nato il grillismo. Parola di Davigo
Colloquio con Piercamillo Davigo
Dopo l'esplosione di Mani pulite l'attività di chi gestisce questo Paese è stata di rimettere il coperchio sulla pentola, non di far uscire il fango: un maldestro tentativo di restaurazione. Il 'grillismo' è nato da lì. Parla Piercamillo Davigo, uno dei pm di punta della Procura di Milano, protagonista di una stagione che nel '92 è stata il detonatore della più grave crisi politica dal dopoguerra. Ne ricorda i contorni in questa intervista a 'L'espresso' in occasione dell'uscita del suo libro, scritto con Grazia Mannozzi, 'La corruzione in Italia'. È anche per Davigo, da due anni giudice di Cassazione, l'occasione per discutere sul 'che fare' per stroncare il meccanismo perverso delle tangenti, tuttora imperante, ma anche su antipolitica, privilegi della casta, Beppe Grillo e ruolo dei media. Tracciando così un bilancio impietoso dell'Italia, che rischia di arrivare a un punto di rottura se non si pone rimedio alla piaga delle mazzette. Dai dati da lei tratti dal casellario giudiziale nell'arco di vent'anni, dal 1983 all 2002, risulta che il picco delle denunce viene raggiunto tra il '93 e il '94, per precipitare nel 2000 ai livelli registrati prima dell'arresto di Mario Chiesa. Che cosa significano queste cifre? Mani pulite è dunque uno spartiacque? "I numeri dimostrano in modo incontrovertibile che la corruzione esisteva ed era diffusa. Certo, se si guarda al 'prima' e al 'dopo' in base alle statistiche giudiziarie o dell'Istat, il nostro sembra un Paese onestissimo. Il che contrasta con gli indicatori elaborati da Transparency International, che nel 2006 colloca la 'virtuosa' Finlandia al primo posto in Europa e noi al penultimo, seguiti dalla Grecia. E pensare che proprio Mani pulite ha rivelato l'esistenza di intere aree dominate dalla corruzione. Nel momento in cui ci si preoccupa del declino italiano, compito di tutti, politici, intellettuali, giornalisti, imprenditori, dovrebbe essere quello di studiare metodi per contenere questo fenomeno. Invece negli ultimi 15 anni, l'unica iniziativa in questo senso è venuta da organismi internazionali che hanno costretto Roma a ratificare nuove convenzioni. In compenso molto è stato fatto per ostacolare processi e sventare il pericolo di condanne". Nel suo libro lei fa cenno a una 'cifra nera', cioè la 'massa dei fatti punibili, ma non scoperti'. In pratica la massa delle mazzette che non vengono individuate. La si può quantificare? "Impossibile, sarebbero stime aleatorie. Posso però dire che in certi tipi di reati la 'cifra nera' è pressoché inesistente. Prendiamo i furti d'auto. Tutti, quando li subiscono, sporgono denuncia. È ovvio, corrono dei rischi, hanno un interesse personale immediato. Che manca nella vittima di corruzione, crimine che colpisce la collettività. E poi si tratta di un delitto noto solo al corruttore e al corrotto. In genere, senza testimoni". Soluzioni per rendere più penetrabile la 'cifra nera'? "Negli Stati Uniti è permesso il cosiddetto 'entrapment', un'operazione sotto copertura che consente di incriminare pubblici ufficiali in odore di mazzette. È stata fatta anni fa in Arizona per incastrare una quindicina di deputati: avevano accettato del denaro per varare leggi che abolissero il divieto di gioco d'azzardo. Ma c'è stata una sorpresa: l'inchiesta ha prodotto un cambiamento di maggioranza nel Parlamento locale". Ma in Italia questo non è possibile... "No. Un poliziotto in funzione di 'agente provocatore' darebbe vita a un reato impossibile: perché non è un vero corruttore. Certo, se si volessero rendere possibili operazioni 'undercover', ci vorrebbero norme ad hoc e adeguate garanzie. Per non incorrere in abusi". Mani pulite, dicevate, ha evitato che la gente scendesse in piazza. "Ci hanno accusato di voler fare la rivoluzione. In realtà l'abbiamo impedita, Mani pulite è diventata una valvola di sfogo del malumore popolare. Nel '92 la situazione era drammatica: svalutazione della lira, pesantissima crisi finanziaria dello Stato, stipendio dei dipendenti pubblici a rischio". Però Mani pulite aveva creato aspettative di pulizia, di risanamento della società. Alcuni, delusi, sostengono che nulla è cambiato, Mani pulite non sarebbe servita a niente. Ed ecco Beppe Grillo e l'antipolitica che stanno creando nuovi scenari. "Tutto questo è conseguenza di un pessimo tentativo di restaurazione. Mani pulite ha invece svelato che cosa c'era dietro la coltre della politica: prove, tante prove, che si rubava. Confessioni, in massa, di persone che ricoprivano ruoli importanti nell'economia e nella politica. È vero, ci sono state anche delle assoluzioni, ma perlopiù solo perché erano state cambiate alcune leggi processuali. La politica è stata incapace di capire che il problema, vitale per la sua sopravvivenza, era quello di frenare la corruzione". Beppe Grillo ha puntato il dito, tra l'altro, contro deputati o senatori che, pur condannati con sentenze definitive, non lasciano il loro scranno. Qual è la sua opinione? "Non si tratta solo di questo. Ci sono anche uomini politici che sono stati assolti pur essendo rei confessi. È decente che siedano in Parlamento? Ancora. Due componenti della Commissione antimafia sono stati processati in Tribunale: uno è stato condannato, l'altro ha patteggiato. In loro difesa ho sentito pronunciare questa frase: 'I partiti scelgono chi gli pare'. Ma è mai possibile una simile presa di posizione? Ne va della credibilità dell'istituzione. Chi è onesto dovrebbe rifiutarsi di sedere vicino a condannati o a chi ha confessato reati". Secondo il programma dell'Unione alcune leggi 'berlusconiane' avrebbero dovuto essere cancellate, come ad esempio quella sul falso in bilancio, oggi reato sostanzialmente depenalizzato. Niente è stato fatto. Il malcontento generalizzato non può essere anche conseguenza di un simile comportamento?
"Certamente non contribuisce a rendere affidabile la classe politica su alcuni comportamenti fondamentali. Capisco che il centrosinistra sia in difficoltà, ha una maggioranza risicata al Senato e se anche avesse voluto, forse non sarebbe riuscito nell'intento. Non sono in grado di esprimere giudizi di questo genere. Non mi occupo di politica. Sui princìpi, però, ne sono convinto, non si negozia. Mai". In questo periodo spesso è sotto tiro l'atteggiamento dei mass media verso la politica, inclusi anche i giornalisti che soprattutto in tv evitano domande scomode."Nessun giornalista contesta mai con dati di fatto quanto viene riferito dai politici. Non so se sia solo una questione di volontà. Credo sia anche una questione di capacità".
Nel '92 Mani pulite è scoppiata, come s'è visto, perché i conti dello Stato erano drammatici. È stata inevitabile la rottura del sistema. E adesso? "Non credo avvenga subito, anche se ora non è in atto una recessione. Certo se ci dovesse essere una grave crisi economica, il sistema potrebbe rompersi. Un meccanismo di corruzione diffusa è incompatibile con uno stato moderno. Così non può durare".</i>
(04 ottobre 2007)</blockquote>
Il secondo da La repubblica:
<i>Leggo da Repubblica “IL COMMENTO:Il popolo che cerca il giudizio universale di EUGENIO SCALFARI”
“DICONO che Prodi, a chi gli faceva osservare con disappunto che il consenso attorno al suo governo non dava alcun segno di ripresa nonostante il discreto andamento dell'economia e alcuni provvedimenti del governo senz'altro positivi, avrebbe risposto: "Non ti preoccupare. Già la Finanziaria del 2007 comincia ad esser giudicata in modo più favorevole dei mesi scorsi. Abbiamo ancora quattro anni di tempo. Alla fine della legislatura la maggioranza degli italiani darà un giudizio favorevole sul nostro operato".
Può darsi che Prodi abbia ragione e che le cose andranno così. Come cittadino e anche come giornalista che ha sempre riconosciuto al presidente del Consiglio una tenacia a prova di bomba, me lo auguro. Però non sono d'accordo. Per due ragioni. La prima è che l'attuale consenso riscosso dal governo è tecnicamente troppo basso, come un aereo che è sceso talmente verso terra da correre ad ogni attimo il pericolo di avvitarsi su se stesso rendendo inutile e anzi impossibile ogni tentativo di recuperare la linea di volo.
Ma la seconda ragione è ancora più decisiva della prima: cresce la quantità di cittadini che rifiutano in blocco questa classe politica.
Che questo atteggiamento si possa definire antipolitico (come personalmente ritengo) oppure politico al massimo grado perché non è frutto di indifferenza ma di partecipazione attiva e combattiva (come sostengono rabbiosamente tutti quelli che hanno risposto all'appello del "Vaffa-day") è questione opinabile, ma non cambia la sostanza nelle cose. C'è un crescente rifiuto di "questa" politica di "questi" partiti, di "questi" uomini politici.
Tutti, nessuno escluso. Loro e tutto il mondo che - secondo le persone che condividono quello stato d'animo - ruota intorno a loro.
Rifiuto totale. Su tutti i piani e a tutti i livelli: le tasse, la sicurezza, la legalità, le disuguaglianze, la libertà. Pollice verso su tutto. Se ne devono andare.
Dopo il mio articolo su Grillo ho ricevuto 57 lettere tutte dello stesso tenore. Alcune, non tutte ma parecchie, scagliano il loro "Vaffa" declinato nella versione completa contro di me e la riga sotto concludono con un "cordiali saluti" in omaggio alla buona educazione d'un tempo.
Argomenti? Pochi. Uno in realtà ed è quello già citato: dovete andarvene, si deve ricominciare da zero, la nuova "agorà" sarà la rete, il metodo della democrazia rappresentativa non rappresenta nessuno, la forma non è sostanza ma pura e semplice ipocrisia, l'Italia non è quella che vedete dai vostri salotti ma quella di chi lavora e non guadagna abbastanza da poter campare.
Insomma tutto il male da una parte e tutto il bene dall'altra, le menzogne da una parte e la verità dall'altra, l'illegalità di qua e la legalità - quella autentica - di là. Questo è il modo di pensare di molti ed è in crescita.
Dubito molto che un taglio dell'Ici o dell'Ires o dell'Irpef possa modificare la situazione anche se bisogna continuare a lavorare come se si vivesse mille anni, guardando al domani e non solo all'oggi.
Dubito che serva spiegare e spiegarsi. Quando il pollice della folla è rivolto all'ingiù ci vogliono colpi di scena per fargli cambiare posizione. Ci vogliono emozioni che capovolgano emozioni di segno opposto. Questa équipe politica tutto può fare salvo che suscitare emozioni in proprio favore.
Per queste ragioni credo che sia molto difficile riportare l'aereo governativo a livello di crociera anche perché pochissimi del personale navigante mostrano di aver capito quello che sta accadendo.
E' probabile che tra sei mesi o tra un anno la gente sia stufa di esibire il pollice verso. Questo genere di ventate passa presto ma dietro di sé lascia un terreno devastato.
Il mitico Sessantotto insegna. Dopo arrivarono gli anni di piombo, l'indifferenza, il richiamo all'ordine. Una parte dei sessantottini di allora rientrò nel mondo della realtà concreta di tutti i giorni; altri finirono nella clandestinità, nel sangue e in galera; altri ancora fecero carriera nei percorsi che avevano vilipeso e desacralizzato.
Di solito va così. Ma qui non siamo in una situazione che consenta lunghe attese. Il tempo passa presto, come dice la canzone. Il distacco tra la città della politica e i sentimenti delle persone è diventato difficile da colmare.
Veltroni ci sta provando ma anche per lui le difficoltà aumentano.
Dicevo che ci vorrebbe un colpo di scena, un segnale preciso che inverta il "trend". Per esempio il taglio del numero dei ministri e dei sottosegretari.
Non annunciarlo ma farlo. La politica degli annunci è deleteria.
L'operazione del taglio dei ministri è difficilissima, come voler prendere il miele da un alveare mentre le api sono tutte nelle loro cellette e non hanno alcuna intenzione di volar via. Ma, se fatta con saggia incisività, sarebbe un colpo di scena coi fiocchi. Scommetto che non si farà. Quand'anche il presidente del Consiglio si convincesse alla bontà dell'operazione, non avrebbe i poteri per imporla.
Avrebbe bisogno che tutti i ministri e i partiti che sono dietro di loro fossero d'accordo; che ciascuno gli affidasse la sua lettera di dimissioni e si rimettesse alle sue decisioni. Ma saremmo nel mondo dei sogni e non ci siamo.
* * *
Il sondaggio fatto pochi giorni fa da Ilvo Diamanti dice che dei 300 mila cittadini che hanno firmato la proposta di legge Grillo il 58 per cento ha opinioni di sinistra e centrosinistra. Solo il 30 per cento si dichiara di centrodestra. Si sapeva che la sinistra è più sensibile della destra a queste sollecitazioni ma le percentuali sono assai eloquenti.
Una sinistra militante ha dentro di sé il mito della politica, l'ideale della politica. Della politica "alta".
Della politica nobile. Della politica delle mani pulite. Se la presa del potere si impelaga nel lavoro sporco la sinistra militante si sente tradita.
La legalità è tradita.
Gli ideali sono traditi. La rivoluzione è tradita. La palingenesi è tradita.
Anche la destra estrema coltiva questo tipo di mitologia e il tradimento contro di essa: la guerra tradita, la vittoria tradita, la nazione tradita.
La reazione a questi supposti tradimenti è il rifiuto di tutto l'esistente e la sua sostituzione con un nuovo esistente virtuale.
Il riformismo non funziona in questo modo; si accontenta di un passo per volta. Purché non sia un passetto, ma un passo deciso. Uno per volta va bene, ma che incida e lasci una traccia. Se non è un passo ma solo un passetto anche il riformismo militante entra in crisi. I compromessi saltano, le ambizioni individuali prendono il sopravvento, la compattezza degli intenti si disgrega, lo specchio del bene comune si rompe.
Solo il 30 per cento del centrodestra è sensibile agli appelli di Grillo, perché il centrodestra il suo Grillo ce l'ha già e se lo tiene ben stretto. Si chiama Silvio Berlusconi, che da 15 anni fa politica in nome dell'antipolitica, che guida il più grosso partito italiano in nome della lotta ai partiti, che di battute ce ne ha una più di Grillo. Le fa perfino su stesso e ci si ride addosso contagiando quel riso a tutti i suoi fedeli. Lui è ben contento che ci sia Grillo che il danno lo fa a sinistra. A lui, a Berlusconi, i "Vaffa" gli rimbalzano. Colpiscono i suoi nemici, non lui.
La sinistra radicale forse non lo prevedeva, ma buona parte dei seguaci del "Vaffa" provengono proprio dalle sue fila.
E perfino dalla Lega. Dai Ds. Da tutti quelli che si sentono traditi. Si sentono offesi. Si sentono feriti. Li volete riconquistare con le detrazioni fiscali? Col poliziotto di quartiere? Con la confisca dei patrimoni mafiosi? Con la lotta alla prostituzione stradale? Con il recupero dei parametri di Maastricht? Ma via! Vogliono ben altro. Vogliono un giudizio universale. Una purificazione collettiva. Il regno dei giusti dopo le devastazioni dell'apocalisse che punisca i corrotti e i malvagi.
Attenzione: non è la rabbia degli esclusi e degli ultimi. Non è la protesta dei mendicanti di Brecht nell'"Opera da tre soldi". I protestatari non sono né esclusi né tantomeno ultimi. Ma non si sentono riconosciuti. Si sentono impoveriti nel portafoglio e negli ideali e questa è una miscela esplosiva.
* * *
Leggerete in queste stesse pagine gli esiti del sondaggio effettuato nei giorni scorsi sulle intenzioni di voto, confrontati con quelli del giugno scorso e con i dati delle elezioni 2006. Essi registrano una situazione drammatica per il centrosinistra rispetto ai risultati di un anno fa e un leggero recupero nel confronto col giugno scorso. Quanto al Partito democratico, migliora di un punto e mezzo rispetto a giugno ma non decolla. Non ancora. Spiccherà il volo dopo il 14 ottobre?
Intanto si moltiplicano gli appuntamenti di piazza. Alleanza nazionale in ottobre, Pezzotta e il "Family Day", Grillo anche lui in ottobre (ma ieri sera ha già fatto il suo show alla "Festa dell'Unità" di Milano), Berlusconi il 2 dicembre e vuole portarci due milioni di persone.
Senza contare il grande referendum dei lavoratori sul Welfare, decisivo anche ai fini della Finanziaria e della tenuta del governo.
Se si votasse oggi, dice il sondaggio, il 65 per cento degli interpellati dà la vittoria al centrodestra, solo il 12 al centrosinistra. Si possono certo opporre a questo sondaggio altri con esiti alquanto diversi, ma la visione comune è quella di un paese agitato, percorso da emozioni e incertezze, speranze e paure. Domina - così mi sembra - un'attesa di palingenesi con sfumature vagamente messianiche.
Quanto di peggio.
(16 settembre 2007)”</i>
condivido pienamente i contenuti dell’articolo. Di una cosa non sono però convinto.Penso che Prodi dovrebbe trovare la forza e la capacità, che non credo gli manchi, di fare come appunto Scalfari dice qualcosa che ridia fiducia alla gente; che se poi non avesse davvero la forza per fare allora si faccia al più presto una legge elettorale e si torni a votare perché una democrazia ha bisogno anche di questo.
Postilla:mentre elaboro in ritardo il mio articolo vedo il nostro presidente del consiglio parlare in televisione da Bruno Vespa. Sogno che annunci che nei prossimi mesi si andrà ad un ampio rimpasto e alla riduzione dei ministeri (e dei sottosegretari) e che poi il governo proporrà una legge che riduca in modo drastico la pensione dei parlamentari tra i 3000 e i 5000 euro (per i parlamentari ”più navigati”) e che nella prossima finanziaria ci sarà una norma che limiterà i proventi dei manager pubblici a 300000 euro l’anno e………poi ..spengo la tv perché mi accorgo che stavo dormendo.
Infine un terzo articolo dal Corriere della sera:
<b>Bello articolo sul Corriere di Giovanni Sartori sul quale non si può che pienamente convenire.
“La Seconda Repubblica e lo spontaneismo
La terra trema sotto la casta di Giovanni Sartori ( dal Corriere della Sera http://www.corriere.it/)
La terra trema ormai sotto i piedi della Casta. Per la prima volta il popolo bue la minaccia davvero. Finora i signori del potere se ne sono infischiati della rabbia crescente di un elettorato che si sente irretito nell’impotenza (a dispetto dei rombanti discorsi che lo proclamano, poverello, sempre più sovrano). Ma ecco che, inaspettatamente, Beppe Grillo entra nella tana del nemico e, alla festa dell’Unità di Milano, spara a mitraglia contro gli ottimati Ds. Fino a meno di un anno fa Grillo sarebbe stato subissato dai fischi; invece, è stato subissato da applausi. Un episodio che richiama alla mente la caduta della Bastiglia. Di per sé quell’evento della rivoluzione francese fu un nonnulla; ma ne divenne il simbolo. Forse sto forzando troppo i fatti. Forse. Vediamo perché. Intanto, e in premessa, cosa si deve intendere per «antipolitica »? La dizione è ambigua: sta per «uscire» dalla politica, estraniarsi; oppure per «entrare» a tutta forza nella politica per azzerarla (il caso di Grillo). Ciò premesso, le novità sono due. Primo, Grillo entra in politica avendo prima creato una infrastruttura tecnologica di supporto e di rilancio: Internet, blog, e un radicamento territoriale assicurato, ad oggi, dai 224 meet up (gruppi di incontro) che in un giorno raccolsero 300 mila sottoscrittori per una legge di iniziativa popolare. Ora, né la satira politica di altri bravissimi comici (Luttazzi, per esempio), né i girotondini hanno mai dispiegato un armamentario del genere.
Dal che ricavo che misurare la forza di Grillo con riferimento ai suoi predecessori sarebbe una grave sottovalutazione. Secondo. Grillo ci sa fare. Non propone un nuovo partito (il 32˚, come ironizzano a torto gli altri 31), ma un movimento spontaneo che li spazzi tutti via. Inoltre ha messo subito il dito sul ventre sensibile della Casta: il controllo dei voti. Se vogliamo davvero sapere quale sia lo stato di putrefazione del Paese, la fonte non è Grillo ma il libro La Casta di Stella e Rizzo. Quel libro ha venduto un milione di copie—un record di successo mai visto — eppure non ha smosso nulla. Gli italiani dovrebbero esprimere la loro protesta «razionale» continuando a comprarlo. Ma anche così dubito che la Casta ascolterebbe. Perché Stella e Rizzo non controllano voti. Invece Grillo sì. Lo ha già dimostrato e si propone di rincarare la dose al più presto. Per le prossime elezioni amministrative Grillo sosterrà liste civiche spontanee «certificate » (da lui) che escludano iscritti ai partiti e personaggi penalmente sporchi. Ne potrebbe risultare uno tsunami. Anche perché il grillismo capitalizza, oggi, sulla retorica (ipocrita) di esaltazione dello «spontaneismo» dispensata da anni sia da Prodi come da Berlusconi. Hegel elogiava la guerra come un colpo di vento che spazza via i miasmi dalle paludi. Io non elogio la guerra, e nemmeno approvo le ricette politiche «al positivo» del grillismo (a cominciare dalla stupidata della ineleggibilità di tutti dopo due legislature; stupidata che l’oramai infallibile incompetenza del nostro presidente del Consiglio ha già approvato). Ciò fermamente fermato, confesso che una ventata — solo una ventata — che spazzi via i miasmi di questa imputridita palude che è ormai la Seconda Repubblica, darebbe sollievo anche a me. E certo questa ventata non verrà fermata dalla ormai logora retorica del gridare al qualunquismo, al fascismo, e simili.
19 settembre 2007”</b>
pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-21752349998453474312011-08-11T19:18:00.000+02:002011-08-11T19:18:35.967+02:00Sul mio BlogDa un pò di tempo non ho più scritto articoli sul mio Blog perchè ho preferito usare la mia pagina Facebook ( http://www.facebook.com/profile.php?id=100001986447016 ) per segnalare articoli che mi sembrano interessanti e mie brevi considerazioni. Forse dovrò tornare a scrivere qualche riflessione attenta sul Blog. Magari dopo le vacanza.pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-6772991445805022502011-03-18T20:10:00.002+01:002011-03-18T20:21:01.410+01:00Una preghiera per il GiapponeHo letto sul giornale on line "il Post" un breve articolo sul Giappone con allegato video musicale che mi è piaciuto. Per chi voglia può trovarlo all'indirizzo: http://www.ilpost.it/cesarepicco/2011/03/18/una-preghiera-per-il-giappone/<br />
Forse la musica esprime più delle parole il dramma che quel Paese stà vivendo e la speranza che tutto possa ricominciare.pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-25641630595197318622011-03-14T18:43:00.003+01:002011-03-14T18:50:01.121+01:00Ancora sulla riforma della GiustiziaLeggo sul blog "Domani (http://domani.arcoiris.tv/ogni-epoca-ha-la-riforma-che-si-merita-la-riforma-alfano-merita-berlusconi/) dalla sezione "La lettera" un ottimo articolo di un Magistrato in pensione Norberto Lenzi pacato nei toni e facilmente comprensibile anche per noi non addetti ai lavori.<br />
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Ogni epoca ha la riforma che si merita, la riforma Alfano merita Berlusconi<br />
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Non stiamo certo vivendo nell’epoca del Rinascimento, tanto meno in quella dell’Illuminismo, per cui, tenuto conto della opacità e della miseria dei tempi in cui viviamo, la cosiddetta riforma della giustizia può anche definirsi epocale.<br />
La propaganda assume toni trionfalistici e di sfida quando afferma: provate a dimostrare che questa riforma, che è necessaria per tutti i cittadini, può spiegare i suoi effetti direttamente o indirettamente sui processi di Berlusconi. Qualcuno replicherà che si tratterebbe comunque di vendetta, non ancora annoverata tra le virtù teologali, ma non è questo il punto.<br />
Berlusconi non si impegnerebbe in una battaglia così lunga e complicata, nonostante vi sarebbe tenuto come nipotino di Gelli, se non avesse in vista un tornaconto immediato che si riflette ancora, sempre e inesorabilmente sui suoi processi. Non occorre essere osservatori attenti e smaliziati della realtà politica italiana per intuire che lo scopo di Berlusconi con questa riforma (che inasprirà lo scontro politico, che vedrà sicuramente qualche reazione scomposta dei magistrati alla provocazione) è quello di creare un clima rovente nel quale, con la maestria mediatica di cui è capace e con i mezzi che possiede, i furibondi attacchi alla magistratura ignava, capace solo di guardare dal buco della serratura, renderanno agevole far passare con legge ordinaria la prescrizione breve e la devitalizzazione delle intercettazioni, rendendo vani i prevedibilmente flebili inviti del Capo dello Stato alla concordia. (È curioso che in questo mondo supertecnologico, nel quale i buchi delle serrature non esistono più, soltanto i PM siano rimasti così arretrati da cercarne cocciutamente uno).<br />
Sui punti toccati dalla riforma c’è già stato animato dibattito in passato ogniqualvolta questa è stata tentata o prospettata. Sinteticamente si può dire che la separazione delle carriere dei magistrati non corrisponde alla antica tecnica del divide et impera, nella quale i divisi rimanevano sì più deboli ma sempre autonomi nei confronti del divisore, ma alla più avanzata tecnica del divide et ingloba, essendo piuttosto evidente che i PM verrebbero ricondotti in qualche modo nell’orbita dell’esecutivo (forse il male minore se si pensa cosa potrebbe combinare questa monade isolata priva di controllo e di cultura della giurisdizione).<br />
Le spudoratezze maggiori vengono consumate ai danni del CSM, descritto come organo protettore di una casta di intoccabili. È inutile segnalare i numerosi provvedimenti punitivi dei magistrati e raffrontarli con quelli che riguardano altre categorie professionali, per non parlare dei politici che non hanno mai accolto nessuna richiesta di arresto di un membro del Parlamento.<br />
Non serve osservare che più di un terzo dei suoi componenti è di nomina politica. Eppure sarei curioso di vedere le reazioni dell’Ordine dei commercialisti o dei Consigli Forensi se venisse loro imposta la presenza di due magistrati e di due consiglieri regionali con diritto di voto. Anche in quei consessi si discute di irregolarità e di comportamenti non virtuosi così come nel CSM, ma nessun estraneo ci può mettere il naso. Sarebbe interessante un sondaggio.<br />
Togliere poi la polizia giudiziaria dalla dipendenza funzionale dei PM significa togliere a questi la iniziativa delle indagini e consentire loro di fare solo i processi conseguenti alle denunce di una polizia dipendente dall’esecutivo. Significa cioè rendere possibile il processo a un politico solo se si trovano poliziotti-kamikaze disposti a rovinarsi la carriera.<br />
Quanto alla responsabilità civile dei magistrati, chiesta perché “sono gli unici che quando sbagliano non pagano”, nessuno si oppone a che venga punito chi si è sottratto ai suoi doveri di correttezza e di diligenza, ma non è accettabile che vengano sbattuti in prima pagina tre o quattro comportamenti scorretti riscontrati in 50 anni tre 10.000 magistrati. E’ troppo facile, se ne possono trovare decine, ma non si può per questo delegittimare l’intera categoria.<br />
Nessuno ha chiesto agli avvocati conto dell’arresto di Previti e nessuno ha preso provvedimenti contro la clinica S. Rita di Milano per i delitti di alcuni medici.<br />
Ora “la quasi totalità” dei magistrati che si comportano correttamente, come dice il PDL, può essere punita per le condotte di “qualche frangia eversiva”? Sembra di sì.pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-49296558991290660472011-03-13T12:17:00.002+01:002011-03-13T12:25:55.826+01:00Sempre sulla riforma della Giustizia da "il Riformista"Ho letto un ottimo articolo di un Magistrato sul Riformista (http://www.ilriformista.it/stories/Prima%20pagina/362053/) che mi trova molto daccordo e lo ripropongo nelle parti salienti: il Magistrato Guido Salvini dice:<br />
La guerra civile.......non avrà a lungo termine né vincitori né vinti ma sicuri sconfitti i comuni cittadini che hanno diritto ad una giustizia migliore. Un Paese progredito non se la può permettere.È vero che la riforma nasce inquinata da un sapore forte di rappresaglia e che ha l’insuperabile tara di non affrontare insieme sia il ruolo dei giudici che l’organizzazione della giustizia, e sarebbe una condizione minima per una riforma «epocale». Così la riforma sembra più una riforma dei giudici o contro i giudici che una riforma della giustizia e giustifica i peggiori sospetti. Ma detto questo, e dopo la gaffe del pm che con tono guerresco ha incitato la base ad una «risposta epocale», la magistratura, proprio per il potere immenso che ha, moltiplicato da un patto di ferro con alcuni mass media che si trovano d’incanto in mano tanti invitanti atti processuali, non può rifiutare una riflessione razionale anche su se stessa usando in eterno il Presidente del Consiglio come alibi. Un atteggiamento non da Chiesa ma laico comporterebbe non respingere tout court cambiamenti solo perché provengono da un governo considerato nemico ma riflettere se le proposte riguardano o no problemi reali, se le soluzioni sono irreparabilmente sbagliate o in parte sensate o migliorabili con la discussione. E allora, forse, molto è da rifiutare. Ma abbastanza c’è da discutere.<br />
Non va bene che la responsabilità civile dei giudici passi dalla colpa grave alla colpa generica. Ciò porterebbe a una “giustizia in difensiva” simile alla scelta di alcuni medici che, solo per timore di responsabilità, prescrivono più esami del necessario, attendono e magari non tentano operazioni con qualche margine di rischio ma forse decisive per salvare il paziente. Sarebbe meglio rendere più incisiva la responsabilità disciplinare e questo, come diremo, nel progetto in qualche modo c’è.<br />
Non va bene impedire al pm di impugnare le sentenze di assoluzione come può fare invece l’imputato dopo una condanna. Se parità ci deve essere, sarebbe uno sbilanciamento grave. Piuttosto per evitare, come oggi, un’attesa eterna del processo di secondo grado è meglio ridurre i giudici d’appello da tre a uno, con il potere solo di conferma o di rinvio in primo grado, moltiplicando così i processi conclusi.<br />
Deve rimanere il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. Ma, a parte la legge non scritta che vuole che i processi contro Berlusconi, giusto o no che sia, si facciano prima degli altri e profondendo le migliori energie, qualche problema c’è. Un’indagine o la fissazione di un processo non possono dipendere dalla sorte o dal fatto che questo o quel magistrato fa un’indagine, o fissa un processo prima o dopo a suo piacimento, o se è interessato o meno al caso. Una regolamentazione rigida per legge sarebbe troppo, ma si possono introdurre principi organizzativi seri simili a quelli del Procuratore di Torino Maddalena che, senza aspettare riforme epocali, ha fissato con una circolare ordine e tempistica delle indagini da fare.<br />
Anch’io poi credo che nelle indagini in cui sono in gioco interessi di rilievo, dalla mafia alla corruzione all’ambiente, sia molto pericoloso sottrarre la Polizia giudiziaria al controllo delle Procure con il rischio del ripetersi delle pigrizie e delle deviazioni del passato. Ma il principio non deve essere assoluto. Almeno per i reati minori, quelli che riguardano la vita del territorio, si potrebbe ridare qualche iniziativa alla Pg responsabilizzandola, dato che le Procure hanno poco tempo per occuparsene. Ricordo - gli esempi sono sempre utili - il caso di una giornalista nella cui villetta era stato rubato il computer con tutto il materiale di lavoro. Aveva fondati sospetti su un paio di giardinieri. Chiese alla Stazione Carabinieri del posto di fare subito una perquisizione nella loro casa ma questi, senza delega del pm, non potevano muoversi. Allora andò in Procura ma ....... e la perquisizione non ci fu mai. Era un caso piccolo ma importante per il cittadino comune.<br />
Non è poi un delitto di lesa maestà dividere il Csm in due, ...... e lasciando comunque i magistrati in numero maggiore rispetto ai laici. Trasferimenti, promozioni, incarichi extragiudiziari sono importanti non solo per il concorrente ma soprattutto per gli utenti finali cioè i cittadini. Tutti sappiamo che il Csm è purtroppo dominato dalle correnti con le loro spartizioni e le loro clientele - servirebbe magari qualche forma di sorteggio - e i pm hanno nelle correnti un peso molto maggiore rispetto al loro numero, che è circa un ottavo di quello dei giudici. È difficile spiegarsi perché il valore professionale di un giudice debba essere valutato da pm, come del resto anche il contrario. C’è il rischio, talvolta molto concreto, che i giudici accontentino in aula i pm sapendo che in seguito, tramite loro e le correnti in cui predominano, potranno avere un beneficio in questo o quel concorso.<br />
Non è nemmeno uno scandalo eliminare la Sezione Disciplinare del Csm e sostituirla con una Corte di Disciplina indipendente e non elettiva. I procedimenti disciplinari per gli incolpati e per le ricadute che hanno su processi di rilievo, sono spesso più importanti di un processo penale. Oggi la prima cosa che fa un magistrato incolpato è rivolgersi ai consiglieri della sua corrente perché intercedano sul consigliere, sempre della corrente, che sta nella Sezione Disciplinare, con buona pace dell’imparzialità e di quei reietti non appartenenti a nessuna corrente, ai quali gli incarichi direttivi sono praticamente interdetti e che nei procedimenti disciplinari rischiano di pagare per tutti. Che questi interventi di “segnalazione” siano ascoltati o no, sembra ovvio che gli eletti al Csm non dovrebbero mai poter giudicare i loro elettori.<br />
A rischio di passare per disertore,....... preferirei discutere piuttosto che scioperare. Servirebbe un tavolo di intesa, con la presenza di tutti, forse promosso dal Capo dello Stato. Ma prevarrà credo, nella nostra Associazione, il rifiuto in blocco, il messaggio più oscurantista: ascoltare il nemico è già peccato, “nulla salus extra ecclesiam”.pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-14712896730010834162011-03-12T19:03:00.002+01:002011-03-12T22:54:56.294+01:00La riforma della giustiziaUna premessa: sulla riforma della Giustizia vorrei fare alcune considerazioni (non sono un avvocato o un giudice ma sono un cittadino che si ritiene attento ai problemi di convivenza della collettività e di conseguenza anche ai problemi della giustizia) e gradirei mi si dicesse da parte di chi leggerà queste mie considerazioni se possano essere condivise ed essere in qualche modo utili<br />
Grazie gia da ora. <br />
Considerazioni sulla Giustizia: la riforma del nostro sistema giudiziario credo dovrebbe riaffermare in premessa i seguenti principi:<br />
1) tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge (da cui deriva) <br />
2) la certezza della pena per chi compie reati <br />
3) il giudizio di primo grado comporta (proprio per affermare con forza la certezza della pena) l’immediata esecutività. <br />
4) reati sono quelli che il codice definisce tali (riforma o rivisitazione dei codici penale e civile). <br />
Riaffermati tali principi che ritengo interessino tutti i cittadini si dovrà e potrà procedere a una revisione della macchina giudiziaria e si potrà procedere fatti salvi i principi fondanti sanciti dalla costituzione quali:<br />
L’autonomia e libertà di giudizio del giudice il cui solo obbligo è l’applicazione e il rispetto delle leggi vigenti.<br />
L’autonomia e l’obbligo dell’azione penale per tutti i reati e la disponibilità dei mezzi idonei per accertarli (polizia giudiziaria, possibilità di intercettazioni ecc.).<br />
Potranno a questo punto certamente essere riformate la magistratura giudicante e quella inquirente con la separazione delle carriere così come potrà essere invocata, come per altre professioni, la responsabilità civile e penale del giudice tenendo a mente che, come nel caso dei medici, ove le responsabilità derivino prevalentemente dalla struttura la rivalsa avvenga nei confronti di questa cioè dello Stato. La responsabilità civile per il singolo magistrato (all’uopo i Magistrati si doteranno senz’altro e a loro carico di specifiche assicurazioni) sarà invocata, come per i medici, nei casi di imperizia,negligenza e colpa grave.<br />
Si dovranno rivisitare e snellire i codici e le semplici contravvenzioni di regole (quando non si riferiscano o comportino danno più o meno grave al patrimonio o alle persone) non si configureranno più come reati e saranno soggette a sanzione pecuniaria con l’obbligo di soddisfare, non appena comminata, la contravvenzione (sarà possibile la restituzione della o di parte della sanzione dopo ricorso a totale carico del trasgressore).<br />
La possibilità di appello, vagliata nelle opportune sedi, verrà concessa solo a certe condizioni così come le sentenze di assoluzione potranno essere appellate solo in presenza di forti e probanti elementi che si aggiungano al precedente giudizio e ancora più stringenti dovranno essere gli elementi aggiuntivi di colpa o a discolpa per procedere al terzo grado di giudizio cosicché si snellirà vistosamente il numero dei processi.<br />
Andrà costituito un organo di autogoverno dei giudici con rappresentanti nominati parte dai giudici parte dal Parlamento e (innovazione) parte dal Presidente della Repubblica ( i tre poteri autonomi dello Stato) che li sceglierà fra persone di alta competenza della disciplina giuridica. Compito di tale organo sarà quello di garantire il funzionamento dell’apparato giudiziario nel rispetto dell’autonomia dei giudici e delle leggi in corso e al suo interno sarà istituito (innovazione) un collegio per la responsabilità civile e penale del giudice che valuterà ma solo in prima istanza i ricorsi presentati dai cittadini.<br />
Sarà anche data facoltà al parlamento di predisporre atti di indirizzo che saranno rivolti all’organo di autogoverno dei magistrati per quanto attiene i reati che suscitino, in un certo periodo, allarme sociale cosicché tale organo possa predisporre di concerto e non in contrasto con il parlamento gli aggiustamenti necessari nella macchina giudiziaria.<br />
Salvo per particolari gravi reati contro la persona o contro la collettività (omicidio e corruzione grave), al fine di riaffermare l’autonomia reciproca, il giudice non potrà perseguire (si potranno però effettuare indagini secretate sino al giudizio) un parlamentare nazionale (immunità parlamentare). Sarà altresì fatto obbligo per quel parlamentare, conclusa la legislatura, sottoporsi al giudizio. In tale sede saranno utilizzate anche le prove eventualmente acquisite nel periodo in cui il cittadino svolgeva ruolo di parlamentare ed esse potranno essere rese pubbliche nel rispetto del dettato legislativo e solo una volta assolto il parlamentare potrà, se lo riterrà, tornare a svolgere lavoro politico in un partito e/o candidarsi ad una qualunque carica politica. Nei casi di assoluzione dubitativa per importanti reati contro la collettività quali la corruzione o l’appartenenza in qualunque modo ad organizzazione criminali (mafia, camorra ndrangheta, sacra corona unita ecc.) si dovrebbe inibire la possibilità di candidarsi quale rappresentante politico della collettività a tutti i livelli. <br />
Utile perché una tale riforma della giustizia possa andare avanti con speditezza sarà una semplice revisione dei meccanismi elettorali e di candidatura che vada in tal senso:<br />
Sarà vietato a persone condannate o in attesa di giudizio ( e solo per specifici casi che andranno indicati quali la corruzione o l’appartenenza ad associazioni criminali) essere candidati per qualunque carica politica. Gli elettori dovranno poter scegliere i candidati da eleggere possibilmente attraverso le primarie di collegio o almeno attraverso la reimmissione del voto di preferenza.<br />
Una riforma che vada in tal senso non mi pare che necessiterebbe di scomodare la nostra costituzione e se la scomoda in qualche suo punto troverebbe senz’altro i numeri in Parlamento per passare e potrebbe andare spedita e credo che troverebbe il consenso bipartisan di tutti i cittadini di destra e di sinistra cosa che, mi si consenta, dovrebbe essere sempre l’aspetto fondante di ogni legge (le leggi del parlamento non dovrebbero essere né di destra né di sinistra ma sempre rappresentare il punto di incontro tra i due pensieri entrambe presenti appunto tra i cittadini).<br />
Gli unici che potranno obiettare qualcosa saranno semmai i corrotti e i corruttori e tutti quelli che delinquono abitualmente. Una tale riforma a mio avviso porterebbe ad un vero snellimento delle pratiche di giustizia che tutti dicono di voler perseguire nell’interesse primo dei cittadini di avere finalmente e rapidamente giustizia.pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-33955422041994291352011-01-16T18:39:00.002+01:002011-01-16T18:39:56.775+01:00Sul caso FiatSul caso Fiat<br />
Che dire sul caso Fiat? Tutti sappiamo che la Francia, la Germania e gli Stati Uniti hanno tirato fuori un bel po’ di soldini per sperare di continuare ad avere una industria dell’auto efficiente e adeguata al tempo.<br />
Qualcuno mi spiega per quale motivo nel nostro Paese i governanti non si sono nemmeno posti il problema? Ma la Fiat non qualifica l’industria italiana (se non altro è nata molto prima) forse più dell’Alitalia?<br />
Nessuno, ma proprio nessuno, tranne che di rimando e negli ultimi giorni, che si sia posto il problema. Eppure si dice che l’industria dell’auto è ancora oggi strategica. E allora per quale motivo nei Paesi sopra elencati i governi si sono dati da fare e da noi no?<br />
Certo il valente Governatore del Piemonte ci dice che nella sua regione si è dato un bel da fare per sostenere “lo sviluppo e l’industrializzazione” ma per la Fiat no?! Ma non poteva anche il nostro governo investire sul settore dell’auto magari impegnando con un serio prestito la Fiat (prestito che l’azienda avrebbe rimborsato) negli anni? No da noi si fanno interventi per le quote latte di qualche valente truffatore della Cee e magari per qualche “amico” e chessò magari si fa anche qualche leggina che aiuti le aziende del nostro Premier (vedi disposizioni sulla vendita delle frequenze) che si sa è “buono” ma davvero tanto buono ( e magari sarà anche vero ma che c’entra?) ma di aiutare quelle che sono ancora oggi aziende strategiche non se ne parla proprio. E così di strategico nel nostro bel paese non rimane ormai proprio niente. E mentre i cinesi passano dal manifatturiero più elementare all’industria magari noi continuiamo a fare “cappotti e mutande” che già oggi non riusciamo a vendere più a nessuno.<br />
L’unica cosa che il nostro governo sembra riuscire a fare è quello di andare a ruota di Marchionne magari chiedendogli di essere ancora più “severo” con i lavoratori italiani.<br />
Ma anche dall’opposizione non si è levato alcun lamento.<br />
Ma che bel Paese il nostro dove gli operai se la devono vedere loro e solo loro con i loro datori di lavoro anche in una situazione di crisi come quella che stiamo attraversando e con dei sindacati che sono subalterni o al massimo ancora fermi agli inizi del secolo. E quale potrà essere il futuro per i nostri figli? Signori sveglia finchè si è ancora in tempo e che iddio ce la mandi buona!!!pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-49036934100408178212010-10-16T18:44:00.001+02:002010-10-16T18:48:24.994+02:00Una riflessione sull’aggressione alla metropolitana di RomaFatti come questo appartengono, ormai da qualche anno, sempre più alle notizie di cronaca quotidiana e sempre più (vedi commenti agli articoli sull’accaduto) cresce il numero di chi “giustifica” in qualche modo l’accaduto. Sono poi spesso questi signori gli stessi che a parti invertite chiederebbero la lapidazione in piazza per il colpevole. Così purtroppo vanno le cose.<br />Ho visto e rivisto il filmato dell’aggressione e mi sono convinto che il ragazzo è<br />“colpevole” perché il gesto di sputare (così ho visto nel filmato) è un gesto davvero pessimo che indica il totale disprezzo per l’altro. Disprezzo che si è poco dopo appalesato quando, dopo aver colpito con un pugno la vittima, il ragazzo (che ha visto assai chiaramente crollare a terra e di peso la signora) non si è in alcun modo preoccupato di verificare cosa fosse accaduto (quanto si fosse fatta male la vittima) ma con fare strafottente ha raccolto da terra qualcosa che gli era caduto ed ha preso ad allontanarsi e solo perché fermato da qualcuno è rimasto sul posto continuando ad essere totalmente indifferente e disinteressandosi completamente della signora che rimaneva “immobile e senza segni di vita” a terra.<br />Quello che stupisce è questa totale indifferenza. Sono sicuro che il ragazzo è, ora che la signora è morta, davvero preoccupato ma non tanto per quanto accaduto ma solo e soltanto del fatto che molto probabilmente andrà in prigione.<br />Qualcuno probabilmente dirà che è normale a 20 anni avere paura di andare in prigione ed è giusto ma vivaddio non dovrebbe essere altrettanto normale star male e tanto soprattutto e prima di tutto per quello che si è procurato seppure in parte involontariamente all’altro e almeno dichiararsi pronto a pagare la colpa?<br />Ecco quello che più mi preoccupa e rattrista è questa incapacità di essere e sentirsi responsabili sempre più diffusa perché è davvero brutto e difficile vivere in una società con tanti “irresponsabili” e perciò più facilmente capaci di fare tanto male agli altri e a se stessi.<br />Libero è chi è responsabile delle azioni che compie e di fronte ad eventuali sue “gravi irresponsabilità” comunque è almeno pronto a farsene carico…….e la nostra sembra sempre più divenire una società schiava del pregiudizio, della xenofobia e del razzismo, dell’arroganza…….proprio una brutta società.<br />Forse è il caso che ci si interroghi tutti per provare a capirne almeno le ragioni.pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-72075428016089340642010-04-02T17:16:00.000+02:002010-04-02T17:18:11.428+02:00Qualche riflessione dopo il voto per le RegioniMa qualcuno ha mai pensato di porre ai partiti politici (e di porsi) alcune domande sul futuro?<br />Per esempio dove e come vanno l’Europa e l’Europa e il Mondo e dove va quest’Italia postelettorale? Che futuro potrà avere? Come si collocherà il nostro Paese rispetto all’Europa e al Mondo e cosa significherà questa sua collocazione? Sarà la più appropriata o no per il tempo che viviamo?<br />Sembrano domande banali ma dalle loro risposte dipenderanno tante cose per il futuro: l’economia e la possibilità o meno di nuovi posti di lavoro; lo sviluppo scientifico e tecnologico; la qualità del vivere quotidiano e tanto tanto ancora.<br />E a chi rispondesse che tutto ciò non è importante e che altre nazioni nella nostra Europa non si pongono simili domande si potrebbe rispondere che certamente francesi e tedeschi e forse gli inglesi che si pongono ancora il falso problema di chi tra loro sarà guida dell’Europa certamente si stanno già ponendo il problema di dove vanno l’Europa e il Mondo. <br />Tra chi poi, come ad esempio la Grecia, non si è posto e ancora oggi non si pone il problema sappiamo già oggi quale drammatica collocazione si rischia.<br />Sarei curioso di ascoltare le risposte dei partiti soprattutto di quello che ormai da tutti è decantato come il partito più partito la Lega. ma certamente anche l’Italia dei valori e a seguire l’UDC e il PD e la PDL.<br />Perché al di la delle tanto pubblicizzate risposte ai problemi del mondo che il nostro Ministro dell’economia ci propina con cadenza mensile ho la drammatica sensazione che si annaspi a tutto campo. <br />I dati di bilancio e il debito pubblico continuano a crescere (ed è proprio il caso di dirlo) nonostante il Brunetta pensiero e si continuano a pubblicizzare le solite riforme istituzionali che si ripetono ormai da un quindicennio e l’ancora tanto decantato “piccolo è bello” dell’industria italiana sempre più rischia di scomparire (anche attraverso l’acquisto dei fondi sovrani di qualche emirato) d’un tratto e intanto tutto e tutti tacciono.<br /><br />Perché non è solo la politica a tacere. Tacciono anche la stampa e i media che continuano ossessivamente a parlarci di “escort” di destra e di sinistra, di Berlusconi si e Berlusconi no, di Bersani si e di Bersani no e del PD e della Lega che è un vero partito e……..<br />Ma c’è ancora qualcuno che sappia dirci se quello di cui abbiamo oggi bisogno per immaginare un futuro è di un partito “condominiale” e la smetta di parlarci di partito liquido e…….<br /><br />Mai (o quasi) qualcuno che ci parli della realtà vera del nostro Paese, dell’immobilismo che rischia di avvicinarci sempre più alla Grecia (ma con un debito pubblico assai più grande di quello della Grecia) del sempre più drammatico crollo della scuola e dell’Università e che sappia proporci vere riforme e non stantii discorsi sindacalesi che si pongono come unico obiettivo (comprensibile per i sindacati ma nemmeno per loro ormai più giustificabile) quello di tutelare i “lavoratori” della scuola e dell’Università. La scuola e l’università italiane anche dopo la cosidetta “riforma Gelmini” hanno ancora il più alto numero di personale non docente (personale ausiliario, amministrativo, tecnico…); gli enti locali (comuni, provincie, regioni) continuano nonostante non abbiano una lira in cassa ad assumere personale (tutto severamente sotto controllo dei politici di turno) la cui destinazione è a dir poco fantasiosa mentre tutti sanno che la P.A. è pletorica e soprattutto inefficiente e costituisce il maggior fattore di spesa pubblica.<br /><br />E poi ci si lamenta che l’astensione cresca nel nostro Paese e ci si domanda se quelli che si astengono sono moderati e tra i moderati se sono moderati di destra o di sinistra o se sono estremisti e tante altre puttanate varie.<br />Ma possibile che nessuno comprenda che per capire qualcosa di come va e dove va l’Italia si è costretti a sfogliare qualche quotidiano straniero con tutta la difficoltà di lingua e con i limiti ben comprensibili?<br /><br />Forse è il caso che si cambi un po’ tutti e per primi proprio quelli che più d’altri dovrebbero informare i cittadini: i giornali e i giornalisti (aspettarsi che siano i partiti ridotti ormai a più o meno capaci combriccole elettorali a far ciò è credo avveniristico oltre che illusorio), faziosi ma sinceri, finalmente, pur nella faziosità come si può e si dovrebbe essere.pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-85151937751628079612009-11-28T23:24:00.004+01:002009-11-28T23:31:59.002+01:00Ripresa attivitàForse è il caso di riprendere l'attività sul blog. Dal giorno 20 Novembre sono diventato nonno di un bel maschietto di nome Davide e credo sia giusto che fra qualche anno possa leggere qualcosa, qualche riflessione o pensiero del nonno.<br />Per la nascita del nipote mi sono momentaneamente trasferito a Perugia luogo di residenza di mia figlia e del marito e devo dire che il soggiorno in questa città è davvero piacevole.<br />Penso di scrivere nei prossimi giorni qualcosa su questa bella città e qualcosa su questo bellissimo evento che è la nascita di mio nipote.pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-47591994485604816402009-03-01T13:17:00.000+01:002009-03-01T13:36:36.064+01:00Riflessioni da un fatto di cronacaLeggo dalla repubblica:<br />CRONACA<br />[ Imperia, l'aggressione fu brutale. La vittima: "Ora costretta a barricarmi in casa" L'uomo fu arrestato in flagrante e condannato a 4 anni e 2 mesi di reclusione<br />Violentò una ragazza libero dopo un anno<br />di LUCIA MARCHIO'<br />IMPERIA - Era stato arrestato nel dicembre del 2007 a Imperia per lo stupro di una ragazza ventenne, colto sul fatto dai carabinieri. Oggi torna libero. Grazie all'indulto, si dice. Ma all'epoca in cui accadde la violenza quell'orribile reato non rientrava più tra quelli indultati, e dunque non è chiaro per quale cavillo giuridico o se grazie alla legge Simeoni o Gozzini venga rimesso in libertà. Però accade, gettando nello sconforto la vittima e i suoi familiari. <br />"E' come essere violentati una seconda volta. Non è giusto. La giustizia italiana tutela i delinquenti mentre le persone oneste devono ormai solo barricarsi in casa", dichiara la giovane. Che soffre ancora dei postumi della brutale aggressione, non solo per i dolori fisici alla schiena, al collo e al volto dovuti alle botte ricevute: "Sono i dolori dell'anima che non se ne vanno. Gli incubi notturni, la depressione, l'ansia, la paura". <br />Tutto accadde nella notte tra il 13 e il 14 dicembre del 2007. Era da poco passata la mezzanotte, e Claudia P., impiegata ventunenne, camminava sul lungomare Vespucci sulla via di casa, dopo una serata passata con gli amici. All'improvviso si trova di fronte Davide Buroni, un giovane ventiquattrenne di Pieve di Teco, paesino dell'entroterra imperiese, un tipo con diversi precedenti penale alle spalle: nel 2005 era stato arrestato nell'ambito di una operazione antidroga (battezzata "Filo d'Arianna") per spaccio di cocaina ed eroina; e ancora nel 2006 quando, completamente ubriaco, scaraventò a terra una donna per rapinarla. <br />Quella sera invece, il ragazzo aveva adocchiato Claudia. Approfittando della scarsa visibilità, cappuccio in testa, la trascina a forza dietro un cespuglio, la picchia con violenza inaudita e la costringe a subire atti sessuali. I proprietari di un chiosco ambulante poco distante, sentendo urla disperate, chiamano i carabinieri. Quando arriva la pattuglia del nucleo radiomobile della Compagnia di Imperia, il ragazzo viene preso in flagranza di reato. Lei, sotto shock, ha il volto tumefatto e insanguinato. <br />Buroni viene condannato dal gup Fabio Favalli a 4 anni e 2 mesi di reclusione, con il rito abbreviato che gli vale uno sconto consistente nella condanna. Dopo pochi mesi di carcere ottiene il beneficio degli arresti domiciliari con la possibilità di recarsi al Sert, visti i suoi trascorsi legati alla tossicodipendenza e all'alcol. Ma dopo poco più di un anno di reclusione torna in libertà. <br />(28 febbraio 2009) ]<br />Quella che viene qui riportata sembra proprio una storia di “malattia” e si potrebbe ipotizzare una “dipendenza da sostanze varie (alcool e droghe)” con “comportamento antisociale”.<br />Viene da pensare che “la legge” prima ancora dei Giudici sia carente perché si dice che “con il rito abbreviato” il soggetto ha potuto beneficiare di un “consistente sconto” di pena che la legislazione attuale evidentemente permette.<br />Non si capisce bene perché già dopo pochi mesi sia passato ai domiciliari. <br />Verosimilmente per “curarsi”? Ci si sarebbe aspettata almeno una proposta di invio in comunità terapeutica dove per l’intero tempo della condanna avrebbe potuto (lì si e davvero) curarsi o, ove non avesse accettato, sarebbe dovuto rimanere in carcere per tutto il tempo della pena già troppo lieve. <br />Invece no. Lo si invia al Sert come se ciò potesse rappresentare tutta la“cura”e soprattutto come se non avesse compiuto alcun reato o se il reato, per il fatto che il soggetto è malato, si cancellasse da solo. <br />No signori non è affatto così. Un reato è sempre reato e la malattia (che in questo caso dipende dalla condotta del soggetto e non è indipendente da lui come potrebbe esserlo una malattia psichiatrica su base eredo costituzionale) non può e non deve in alcun modo ridurre il periodo della pena che può e “deve” essere anche utilizzato per curare la malattia si ché il soggetto possa, una volta scontata la pena e dopo un sufficiente periodo di cura rientrare il più possibile a pieno titolo nella vita sociale. <br />Viene qui in mente (anche se gli scarsi elementi forniti nell’articolo non permettono di esprimere un attento giudizio) che Giudice di sorveglianza, Servizio sociale e Sert non abbiano svolto appieno il loro lavoro con il verosimile risultato che un soggetto “malato e antisociale” continuerà ad essere senz’altro malato e con alta probabilità ad avere ulteriori comportamenti antisociali (cioè compirà ancora reati).<br />Al di là di leggi e regolamenti credo che se le condotte degli operatori non si muovono entro attenti piani e protocolli “terapeutico riabilitativi” continueremo ad avere sempre più cosiddetti “criminali” in giro per le nostre strade e a nulla varranno le tante “campagne di stampa e mediatiche”. <br />Questa non è una condotta che nel mentre riconosce i diritti sacrosanti delle vittime (sempre più spesso dimenticati e negati ) si pone anche l’obiettivo di essere attenta ai colpevoli (al loro recupero sociale) come una società moderna e democratica richiederebbe.<br />Il tanto gridare “pene severe” e “processi subito” e “certezza della pena” suona sempre più come il tentativo stonato di mascherare la cruda realtà di processi, pene e certezze sempre più fumosi con un apparato di polizia e giudiziario che al di là degli alti costi paiono sempre più al collasso. Un ulteriore strumentale tentativo dei tanti politici (di destra e di sinistra per capirci) che ormai da troppi anni appaiono sempre più incapaci di comprendere le esigenze della collettività e dare le giuste risposte. <br />Questa pare solo “condotta omissiva”,””non curanza” in una società, quella del nostro povero paese, che “si degrada sempre più”.pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-560512553969075932009-02-10T13:41:00.002+01:002009-02-10T13:45:26.717+01:00Lettera per i nostri ParlamentariMa ve lo immaginate un parlamento che legifera “d’urgenza” ogni volta che c’è un problema di vita o di morte per qualcuno?<br />Un Parlamento che non si preoccupa di ricondurre per quanto difficile sia, ed è difficile, a Legge fatti di vita privata e personale (che devono sempre essere rispettosi dei diritti e delle scelte dell’individuo e appunto “normati”) ma che - sulla spinta diciamo “emozionale” quando non avvenga per puro o bieco interesse di parte – pontifichi, perché fare così è solo pontificare, prendendo spunto da tristi episodi della vita degli esseri umani.<br />E così magari quando ci sarà una disgrazia più disgraziata delle altre nel mondo del lavoro o quando ci sarà una storia più triste e toccante delle tante storie tristi che purtroppo tanti uomini si trovano costretti a vivere si metterà d’un colpo a legiferare sull’onda di queste storie.<br />E purtroppo è già accaduto ed accade in questo nostro Paese: con la disgrazia che ha colpito gli operai della Tissenkrupp…. Con la triste vicenda della signora Toreggiani e con i due sfortunati giovani che di recente hanno subito una violenta aggressione..e con tante altre singole storie sino a giungere a questa storia della Englaro che per quanto ci potrà sembrare più triste delle altre è comunque una delle tante tristi storie.<br />No signori! <br />Non vi paghiamo per essere così “dozzinali” e così “emozionati” come voi tutti (guelfi e ghibellini) e senz’altro opportunisticamente dite. <br />Quello che vi chiediamo è - già accade in tanti altri Paesi più “attenti” del nostro - di fare leggi. <br />Leggi per la collettività che ci impegnino tutti ma mai mortifichino i singoli, i cristiani, gli ebrei, i musulmani e quelli di qualunque credo religioso e parimenti i laici. <br />Leggi che ci tutelino davvero tutti.<br />Sò che è un difficile e duro lavoro questo ma è per questo che ci chiedete il voto e noi vi eleggiamo; è, se volete, per questo duro lavoro che vi paghiamo e se onorerete il nobile impegno ve ne saremo infinitamente grati e riconoscenti. <br />E le vostre emozioni, così come per noi le nostre, ve le dovete tenere “in corpo” (come volgarmente si dice) ché possano guidarvi nelle difficili scelte da fare a chè prendiate le decisioni migliori. <br />Ma non ce le dovete e potete gridare dalle televisioni, dai giornali, dal Parlamento come avete fatto! <br />Questo non vi è permesso! <br />Non è da Parlamentare.<br />Signori Parlamentari: è tanto...., buon lavoro.pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-17767974973726975312009-02-08T16:17:00.001+01:002009-02-08T16:19:57.799+01:00Ulteriore riflessione sul triste caso “Englaro”Dall’articolo di Mannaimer sul caso “Englaro”: “In questo quadro complesso e contraddittorio, talvolta un po' nebuloso, emerge un dato assai importante e rivelatore: di fronte al quesito su chi, in ultima analisi, dovrebbe prendere la risoluzione riguardo a Eluana, la maggioranza della popolazione indica — in tutti i sondaggi effettuati sin qui — i familiari o i medici. Sottolineando come in questioni come queste la decisione finale debba spettare all'individuo o alla sua famiglia.”<br />Che significa tutto ciò: solo e semplicemente che lo Stato può e deve farsi garante del rispetto della volontà del personale medico e del contesto familiare ma non può e non deve mai sostituirsi ad essi perché questi sono problemi che attengono alla sfera delle vicende personali degli esseri umani e non c’è legge dello Stato appunto che possa tenere o meglio la legge può e deve entrare in punta di piedi in questioni così personali e perciò può e deve solo accompagnare le scelte che sono appunto personali cioè del soggetto e/o del contesto familiare e dei medici che valutano fino a che punto è giusto intervenire e quando non è più il caso di continuare ad intervenire perché si sta passando dall’intervento terapeutico all’”accanimento”. <br />E certamente la Chiesa ha il pieno diritto di prendere posizione ma solo per guidare i suoi fedeli e non, come invece vorrebbe fare ( in uno Stato laico come è appunto il nostro non gli può essere consentito) prevaricando anche i non credenti.pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-35070788900735835652009-02-07T22:45:00.000+01:002009-02-07T22:46:57.294+01:00L’accanimento terapeutico, l’eutanasia<span style="font-weight:bold;"><span style="font-weight:bold;"></span></span><br />Vorrei per un solo attimo tornare sulla triste vicenda della Englaro per fare una considerazione.<br />Ma perché i tanti medici compreso il dottor Marino quando parlano del caso non parlano semplicemente di “accanimento terapeutico”?<br />Perché quello che si sta praticando oggi a distanza di 17 anni dall’incidente di cui fù vittima la Englaro è davvero a mio avviso “accanimento terapeutico” e in tal senso non capisco perché la Chiesa che pure riconosce l’inutilità e anzi il danno alla persona nel caso dell’accanimento terapeutico non voglia riconoscerlo in questo caso.<br />Forse perché preoccupata della possibilità che si vada ad approvare una legge che contenga in qualche modo elementi che fanno pensare all’eutanasia che non può mai (e si capisce) essere accettata dalla Chiesa.<br />L’accanimento terapeutico che è cosa ben diversa dalla “morte dolce (eutanasia) è qualcosa che si realizza ogni volta che la medicina con i suoi presidi tecnologici invade una persona per la quale non vi è più alcuna speranza di guarigione o di un qualche miglioramento e nemmeno la certezza di conservare la condizione che c’è.<br />E dire semplicemente che “mantenere una qualunque condizione” è vita significa perdere il senso stesso della vita.<br />La vita “vegetativa” non può essere definita vita nel senso che il termine ha. Ma attenzione non si sta parlando di “vita con limiti, con perdita di tante e complesse funzioni”, come sovente accade oggi per tanti pazienti che hanno appunto una condizione di riduzione della “capacità di vita” ma pur sempre hanno una vita. Si parla di una condizione che la scienza non ha definito morte solo e soprattutto per la “bramosia di indagine scientifica”. <br />Che poi nel tempo si sia visto che pazienti che sono stati in coma anche per lungo tempo (per lungo tempo deve intendersi un tempo di due tre anni al massimo) a volte si sono “svegliati dal coma” lo sappiamo e ci fa piacere per loro ma comunque questo è altro (mai paziente si è risvegliato dopo più di tre anni). <br />Quanto sto dicendo sanno molto bene i Medici che operano nei reparti di rianimazione. Medici che appunto quando si trovano di fronte ad un paziente che non può recuperare alcuna funzione vitale sospendono “i complessi presidi terapeutici” messi in atto sino a quel momento e si pongono in “rispettosa attesa” della morte che sempre sopraggiunge.<br />Certo parlare di sospensione dell’idratazione e della somministrazione di cibo fa pensare a morte procurata ma così non è. Perché si è visto che anche quando venga continuata la somministrazione di liquidi e cibo i pazienti vengono comunque a morte magari solo dopo alcuni giorni in più.<br />Questo è quanto davvero accade. <br />Nel caso della Englaro basterebbe non somministrare farmaci e dare liquidi e cibo non particolarmente bilanciati perché la povera Englaro venga a morte naturale e non si capisce per quale ragione si dovrebbero somministrare liquidi e cibo rigorosamente bilanciati e farmaci visto che la paziente non può più recuperare alcuna funzione vitale.<br />Certo nella sua condizione di vita vegetativa potremmo conservarla così come è anche per molto tempo ancora come infatti è accaduto sino ad oggi ma, mi chiedo, quale è il senso? Qualche cattolico ha sostenuto che la Englaro potrebbe rimanere incinta. Può darsi che abbia anche ragione; è possibile che ove fecondata artificialmente (prima invasione dall’esterno indispensabile perché possa rimanere incinta) potrebbe anche , con la sua semplice funzione vegetale, portare la gravidanza al termine ma poi dovremmo, per farla partorire intervenire totalmente noi dall’esterno (seconda invasione). Ma vi sembra una cosa da fare e soprattutto per un cattolico? Sarebbe bieco accanimento medico per una ricerca che non porta nessun vantaggio per l’uomo degna degli esperimenti nazisti .<br />Voglio più semplicemente (anche se scrivendo mi accorgo che poi tanto semplice non ci appare) dire che così come esiste la vita esiste anche la morte e negarla (come tanti nuovi presidi della medicina possono già oggi fare) non ci porta da nessuna parte.<br /><br /><br />Tutt’altra cosa è procurare la morte, fosse anche la dolce morte dell’Eutanasia. Sia ben chiaro ritengo che accompagnare anche con presidi medici la persona alla morte come sempre più spesso si fà con i malati terminali sia cosa fortemente rispettosa della vita degli esseri umani sia per un cattolico che per un laico non altrettanto penso di qualunque pratica anche la più blanda che procuri essa stessa la morte.<br />Ecco dov’è la sottile differenza tra “accanimento terapeutico”, “accompagnamento alla morte” ed “eutanasia”. <br />E pur se comprendo che un laico potrebbe esser tentato dall’accettare l’eutanasia come momento di alta libertà ritengo invece e da laico che l’eutanasia non possa e non debba essere accettata (così come il suicidio è comprensibile ma non da accettare) ma parimenti non bisogna confondere il diritto alla vita con l’obbligo di non morire e per giunta solo per “non dispiacere” agli altri.pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-70480737483285606532009-02-05T18:54:00.000+01:002009-02-05T18:57:52.438+01:00Ancora sulla triste vicenda EnglaroLeggo da un articolo di “Repubblica” che riporto in fondo che l’arcivescovo emerito di Foggia avrebbe dichiarato alla stampa “Lasciamola morire come Wojtyla”<br />Sante parole quelle dell’Arcivescovo che le ha pronunciate ove si sente forte e finalmente la “pietas cristiana”.<br />Lasciamo una volta per tutte in pace questa povera donna e la sua famiglia e i credenti preghino per loro.<br />[Da “La Repubblica” (http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/cronaca/eluana-englaro/vertice-procura-udine/vertice-procura-udine.html)<br />Eluana, il governo punta sul decreto I legali: "Costituzionalmente abnorme"<br />L'arcivescovo: "Lasciamola morire come Wojtyla". Una voce diversa si leva anche nella Chiesa. E' quella dell'anziano arcivescono emerito di Foggia, Giuseppe Casale. In un'intervista a La Stampa, il prelato spiega di sentirsi "vicinissimo" al padre della ragazza e chiede di non proseguire "questo stucchevole can can", perchè l'alimentazione e l'idratazione sono assimilabili a trattamenti medici e se una cura non porta alcun beneficio può essere legittimamente interrotta". L'invito è quello di "lasciare che Eluana termini i suoi giorni senza stare a infierire - ha detto Casale - alla fine anche Giovanni Paolo II ha richiesto di non insistere con interventi terapeutici inutili". "Come cattolici - prosegue Casale - dovremmo interrompere tutto questo clamore ed essere più sereni" e invece di fare campagne, "bisognerebbe accostarsi con pietà cristiana alla decisione di un padre".]pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-1672839289875559082009-02-03T12:13:00.000+01:002009-02-03T12:14:21.935+01:00Il caso EnglaroIl caso Englaro<br /><br />Sante parole verrebbe da dire quelle del Presidente della Corte costituzionale. <br /><br />( Dal Corriere della sera <br />(http://www.corriere.it/politica/09_febbraio_03/sacconi_englaro_valore_vita_42648488-f1cb-11dd-9d2c-00144f02aabc.shtml)<br />Dramma per la famiglia, ma il governo deve adottare principi di cautela»<br />«Guai a perdere il valore della vita» Il ministro Sacconi: stiamo valutando il caso. Flick (Corte costituzionale): preoccupato per il conflitto politico<br />ROMA - «Stiamo valutando il caso anche dal punto di vista formale, alla luce della situazione di fatto e diritto. Ma oltre a questo, valgono gli interrogativi che dobbiamo porci nell'assoluto rispetto di tutte le posizioni». Lo ha detto il Ministro del Welfare Maurizio Sacconi a «Panorama dal Mondo» parlando di eventuali provvedimenti relativi alla vicenda di Eluana Englaro, da questa mattina ricoverata a Udine. Proprio il ministro Sacconi lo scorso dicembre aveva emanato un atto di indirizzo che impediva di fatto a tutte le strutture sanitarie pubbliche di dare corso alla sentenza che decretava il via libera allo stop dell'alimentazione forzata. <br />«NON C'E' MORTE CEREBRALE» - Il ministro oltre a ritenere doverosa la comprensione «verso il dramma della famiglia» considera altrettanto doveroso che società e istituzioni riflettano sul senso della vita e dalla morte, «nel caso specifico di una persona che si trova in stato vegetativo, non è in una condizione di morte cerebrale tanto che nessuno ha ipotizzato l'espianto degli organi, che nell'attuale condizione non è sottoposta ad accanimento terapeutico ma piuttosto ad alimentazione e idratazione attraverso un sondino in quanto non è in grado di provvedere a se stessa, che è in una condizione di molti disabili e non ha espresso una volontà che deve essere acclarata da una certificazione come probabilmente chiederà la nuova legislazione. Davanti a tutto questo - ha aggiunto - ho pensato che fosse giusto adottare un principio di cautela, di prudenza, in assenza di una legislazione specifica. Guai se perdessimo il valore della vita e se non ci interrogassimo sul fatto che a volte la scienza non dà certezze».<br />I TIMORI DI FLICK - Anche il presidente della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, è intervenuto sul caso Englaro. Parlando agli studenti di un istituto del Milanese ha detto di essere preoccupato perché «un problema drammatico di questo tipo è diventato oggetto di un conflitto politico ideologico di contrapposizione che sarebbe meglio non ci fosse». Flick ha detto di avere «profonda pena» per la famiglia Englaro e, in particolare, per il padre Beppino che nella notte ha fatto partire la figlia per una clinica di Udine dove le sarà interrotta l'alimentazione e l'idratazione forzate permettendole di morire. «È diventato un tema su cui tutta l'Italia dibatte - ha osservato Flick - e penso allo strazio del padre. Credo che si debba riconoscere maggiore riservatezza e rispetto del dramma che sta vivendo».<br />CEI - Al caso Eluana è dedicato l'editoriale pubblicato dal Sir, l'agenzia della Conferenza episcopale italiana: «Il viaggio della morte è cominciato di notte». «Tra qualche giorno - chiosa l'agenzia dei vescovi - le verrà tolta l’alimentazione e l’idratazione. Tutto questo con l’avallo di una sentenza». Per il Sir, «è un momento triste per tutti coloro che, credenti o non, hanno a cuore la tutela della persona. Se nessuno può togliere la vita ad un altro - prosegue il Sir - togliere la vita ad una persona totalmente indifesa è una barbarie. La fragilità e la debolezza, al contrario, sono un appello alla solidarietà, anche attraverso quei mezzi che oggi si hanno a disposizione». <br />03 febbraio 2009 ) <br /><br />Mentre si dibatte sulla drastica riduzione delle intercettazioni per conservare, si dice, il diritto alla privacy dei cittadini c’è nel contempo da parte degli stessi politici che sembrano interessarsi così tanto ai cittadini una tale e tanta invasione di campo nella sfera privata che non può non lasciarci esterefatti .<br />Forse il vero problema è che ci sono ormai troppi politici che dicono di volersi interessare ai problemi dei cittadini ma in realtà si interessano solo e soltanto ai loro problemi e pensano anche di poter decidere (quasi fossero monarchi illuminati) tranquillamente loro per tutti. <br />Che la politica si faccia buona interprete e guida per il popolo è cosa giusta. Ma che i politici anche quando contraddetti dalla realtà dei fatti facciano di tutto per imporsi e prevaricare i cittadini questo non solo non è giusto ma non dovrebbe proprio accadere in un Paese democratico.pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-5528091348385637982009-02-02T19:25:00.004+01:002009-02-02T19:52:55.630+01:00riflessione sulle ultime vicende di cronacaCercavo ieri di inviare una mia riflessione sulle ultime vicende di cronaca al corriere dove dicevo sull’aggressione all’indiano:<br /><br />“La criminalità è stata sempre e sempre lo sarà più presente dove c’è degrado e assenza di vita sociale. E le nostre belle città ormai degradate (complici le tante speculazioni edilizie e una sempre più miope politica del territorio) appaiono sempre più spesso come “ squallide periferie” ove al degrado si sommano le povertà del nostro tempo (cittadini comuni oltre che immigrati) il malaffare, l’ignoranza, la sopraffazione. <br />Ormai da tempo alcune forze politiche coniugano l’equazione “immigrato-criminalità” ma siamo davvero sicuri che è così e che al solo crescere dell’immigrazione si accompagni un aumento della criminalità?<br />Tanti fatti recenti così come questo drammatico e ripugnante di oggi, non confermano affatto questa “strana” ipotesi anzi evidenziano che a forza di coniugare “criminalità con immigrazione” finiamo solo per aggiungere alla criminalità comune e a quella organizzata (già fortemente radicata nel nostro Paese) anche quella da razzismo e xenofobia.<br />Né con vili proclami razzisti né con assurdi annunci di pene sempre più pesanti che somigliano più ai gesti dei criminali che a pene per i colpevoli si può affrontare il complesso problema della criminalità e della sicurezza nel nostro Paese.”<br /><br />E Oggi leggo sempre sul correre l’articolo: <br /><br />“IL CASO<br />«Auguro anche a te di essere stuprata» Le email choc contro la Bernardini<br />La deputata radicale ha denunciato le percosse sui romeni presi a Guidonia <br />ROMA — Ricevuti da Rita Bernardini sull'email della Camera: «Fai schifo, ti auguro di essere stuprata da un branco di merde come quelle li, ma magari ti piace perche a quanto sei brutta e fai schifo non ti s.... nessuno. Crepa». Ancora: «Spero veramente che un giorno le stuprino le sue figlie o qualche suo famigliare». Il «lei» si usa, scrivendo a un deputato, anche per le atrocità: «Vorrei, cara onorevole, che una sera rientrando a casa, fosse stuprata e pestata a sangue da un branco di romeni, vorrei che le lasciassero segni indelebili nel corpo e nella mente, vorrei che ciò accadesse ai suoi figli se ne ha, vorrei che i suoi cari magari anziani fossero aggrediti in casa e malmenati con bastoni e seviziati con coltelli da un branco di extracomunitari feroci» Rita Bernardini, deputata radicale-Pd e membro della commissione Giustizia della Camera, dice che tutto ricorda «radio parolaccia, quando a Radio radicale, era metà degli anni Ottanta, lasciammo libertà assoluta. Uscì fuori la divisione Nord-Sud. E tanto sesso. Un vero spaccato dell'Italia». Lo stesso succede ora, dopo la visita della Bernardini e di Sergio D'Elia ai sei romeni arrestati per la violenza di Guidonia. Il gesto ha dato via libera, sul suo sito come su Facebook, Tiscali e Wikio, a una rivolta. Forse è la stessa Italia espressa dall'atroce gesto di Nettuno, all'immigrato indiano aggredito e bruciato. «Hanno pubblicato il mio indirizzo e-mail e anche il mio telefonino, che comunque appare sul sito della Rosa nel pugno... Avviserò la questura. E pubblicheremo tutto sul sito www.radicali.it». <br />Massimo Landi promette che se qualcuno troverà l'indirizzo di casa Bernardini «se lo sai vò a trovarla, dal cognome ho paura che sia anche toscana». Elisa La Ferrera vuole la mail: «Adesso gliene invio una molto carina.» Sandro Moretti: «Gli auguro caldamente di provare sulla propria pelle quello che ha provato la ragazza di Guidonia». Va assai per le spicce Roberto Mosci: «La pena di morte per i criminali come questi è un atto dovuto, per la parlamentare è obbligo, non dobbiamo avere paura a tirare la catena dello sciacquone, è una questione d'igiene». Ma perché è andata in carcere dai romeni, Bernardini? «Non sono andata a offrire la mia solidarietà, sia chiaro. Io e D'Elia ci siamo mossi dopo le segnalazioni sui pestaggi in carcere. Non mi risulta che ci sia una legge che lo permette». Ma se davvero toccasse a lei, a una persona cara? «Non so come reagirei umanamente. So che non potrei mai cedere su un punto. Cioè che un'istituzione non può imbarbarirsi comportandosi come i peggiori malviventi, cioè reagendo con una violenza illegale. Ma noi radicali siamo allenati a certe reazioni. Quando ci battevamo per l'aborto non ci arrivavano certo mazzi di fiori». <br />La pancia italiana ribolle. Email spedita alla Camera: «Le forze dell'ordine in questo caso sono state superlative; unica nota negativa, non li hanno fatti toccare a nessuno; il popolo vorrebbe solo "divertirsi un po'"». Su Facebook, Fabio Sias: «Dovevano lasciarli in mano alla folla, qui bastardi». Paura, Bernardini? «No, sapevo benissimo di compiere un gesto difficile. Però provo molta amarezza. C'è ancora tanta strada da percorrere per far comprendere quanto sia importante il rispetto delle leggi da parte di tutti. Attaccano me e non D'Elia perché sono una donna. C'è un evidente aspetto legato a una sessualità repressa» Sito della Camera: «Lei mi fa ribrezzo. Lei va a trovare i romeni in carcere ma non si preoccupa della ragazza violentata a turno dagli animali che è andata a trovare ». Già, perché non è andata dalla ragazza violentata? «Perché la vera solidarietà di un politico a chi ha ricevuto un danno gravissimo è battersi nelle sedi dovute perché quell'atrocità non capiti più. Una visita e via? Troppo facile».<br />Paolo Conti<br />02 febbraio 2009”<br /><br />Che dire oltre che dichiarare la mia piena solidarietà alla parlamentare radicale che si batte per l’affermazione del diritto di tutti e per tutti perché dove manca il diritto impera solo la barbaria? <br />Mi resta la vergogna come cittadino italiano per gli insulti che ha ricevuto così come mi consola quanto affermato dal capo dello Stato (“«Fermare questi raccapriccianti episodi xenofobi» «Appello a chi ha responsabilità istituzionali, culturali, educative per l'impegno contro il razzismo» «Siamo dinanzi a episodi raccapriccianti che vanno ormai considerati non come fatti isolati, ma come sintomi allarmanti di tendenze diffuse che sono purtroppo venute crescendo» «Rivolgo perciò un forte appello a quanti hanno responsabilità istituzionali, culturali, educative perché si impegnino fino in fondo per fermare qualsiasi manifestazione e rischio di xenofobia, di razzismo, di violenza»”) anche se confesso che dopo aver letto le affermazioni del nostro Ministro dell’Interno ( Maroni: «Cattivi contro i clandestini» Il ministro degli Interni risponde a Pisanu: «Non bisogna essere buonisti, ma determinati». Ferrero: «Razzismo» <br />ROMA - «Per contrastare l'immigrazione clandestina non bisogna essere buonisti ma cattivi, determinati, per affermare il rigore della legge». Lo ha detto il ministro degli Interni Roberto Maroni intervenendo ad Avellino alla manifestazione «Governincontra». Maroni ha inteso così rispondere «a chi in questi giorni - ha ricordato - ci ha accusato di fare discorsi da osteria padana»” ) torno ad essere preoccupato ed angosciato. Che sia la stampa a creare queste “confusioni”?pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-59196127230734484632009-02-01T09:52:00.000+01:002009-02-01T09:56:09.197+01:00Cronache italianeDalle news del Corriere della sera del primo febbraio 2009:<br />[ Gran Bretagna: divieto per cibi etnici in Italia in prima pagina sul Times <br />01 feb 08:17 <br />LONDRA - Il divieto di vendere kebab e cibi etnici a cui stanno pensando alcune amministrazioni locali italiane finisce sui giornali britannici. Proprio mentre in Gran Bretagna monta la protesta contro la presenza di lavoratori italiani in una raffineria del Lincolnshire il quotidiano Times dedica all'argomento un lungo articolo. Il prestigioso giornale britannico ricorda che il provvedimento e' gia' diventato operativo a Lucca, dove un nuovo regolamento comunale vieta a bar, locali e ristoranti di vendere cibi etnici "al fine di salvaguardare la tradizione culinaria e la tipicita' architettonica, strutturale, culturale, storica e di arredo". ] <br /><br />Ma si può fare?<br />Tra “governatorati regionali” e “podestati comunali” il nostro Paese sembra rivivere un nuovo Medioevo? E dire che è stata soprattutto la sinistra a volere queste riforme delle autonomie locali che lentamente stanno trasformando le nostre belle Regioni e le sue città in veri e propri feudi dove il “signorotto” di turno propone ai suoi sudditi norme e balzelli.<br />Con queste premesse il federalismo fiscale rischia di acuire il problema e il nostro bel Paese rischierà di piombare di nuovo nelle guerre tra i comuni alla faccia del “sistema Paese”.<br />E tutto questo mentre nell’Europa impazza questa crisi economica planetaria che rischia di spazzare interi Stati! E ve lo immaginate come potranno resistere questi tanti piccoli “feudi” al vento di crisi?<br />Italiani! Popolo di Santi e di navigatori credo stia tornando l’ora di solcare nuovamente il mare non alla ricerca di “terre sconosciute” (che non ci sono più) ma più semplicemente di migliori e più sicuri lidi dove soggiornare.pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-48456819064169852322009-01-31T19:19:00.003+01:002009-02-01T12:54:25.158+01:00La GiustiziaIo non credo che Berlusconi pensi dall’alba al tramonto ai problemi della Giustizia ma più semplicemente pensa, da buon imprenditore come è, ai tanti suoi problemi. Che poi ce ne siano anche con la Giustizia bene a doverci pensare sono i tanti avvocati al suo servizio.<br />E allora, mi direte, ma da dove vengono tutti questi suoi attacchi ai Magistrati e alla Magistratura?<br />Sono sempre i suoi avvocati che si preoccupano di consigliarlo.<br />E la riforma sulla Giustizia? Anche quella frutto delle splendide menti dei suoi avvocati.<br />Ecco il problema: gli “azzeccacarbuglia” di manzoniana memoria sono assurti oggi a “riformatori della Giustizia italiana” e ve lo immaginate voi quale interesse possano avere questi signori? Appunto come l’antenato manzoniano si preoccupano più del peso dei “capponi” che dei cittadini. Se poi aggiungiamo che sovente anche i Magistrati sono più presi da “arbitrati” e “altri lavori redditizi” (tanto il lauto compenso dello Stato già c’è) ecco che la Giustizia italiana (quella che è al 156esimo posto al mondo e che dispone del più grande numero di avvocati del pianeta) è servita per quella che è. <br />Che se poi qualche volta vi capita di ascoltare, magari in un’intervista in TV o sui giornali, qualche bravo magistrato (e ce ne sono comunque tanti) o qualche esperto e serio conoscitore di diritto e ce ne sono diversi (per lo più universitari ma non solo e ce ne sono persino tra gli avvocati) vi diranno che sono tutt’altre o soprattutto tante altre le cose da fare perchè la Giustizia funzioni davvero in questo Paese.<br />Ma allora, se il mondo politico vuole, come dichiara, una riforma della Giustizia che la ponga davvero al servizio dei cittadini, verrebbe da chiedersi: e perché il mondo politico non si serve di questi bravi esperti per fare una seria, giusta e utile riforma della Giustizia?<br />Semplice la risposta: i politici vogliono una Giustizia che, sì, funzioni ma non troppo da inchiodarli alle loro diciamo “responsabilità”; una Giustizia che sia forte con i deboli e i tanti disgraziati (più spesso sono i più disgraziati quelli che delinquono ma non per questo non devono esser puniti) che popolano la nostra bella Italia ma sia anche diciamo “comprensiva” con i tanti potenti e i ricchi ché se così non fosse saremmo all’anarchia…..insomma una giustizia giusta… anzi un po’… giusta, chè altrimenti diventa una giustizia “quasi komunista” e non è proprio il caso nella patria del diritto moderno ( povero Cicerone!) e….Dio ce ne liberi…! E un po’ come le tasse che i normali cittadini devono pagare ma per gli altri…e se superano una certa cifra…e..ci deve essere un limite (ma perbacco c’è!) ….e c’è il tributarista…ma l’elusione (che è evasione quasi autorizzata…)….e il condono…e i ricorsi tributari…!<br />E così torniamo al 156esimo posto e magari fra un po’ dopo un’ulteriore “riforma della Giustizia” saremo al 165esimo….<br />Viva l’Italia ….un po’ meno gli italiani (quelli qualunque s’intende!)…<br /><br />aggiornamento del giorno 1 febbraio 2009: per chi avesse voglia di meglio comprendere cosa stà accadendo alla Giustizia italiana raccomando l'ottimo articolo di Giuseppe D'Avanzo sulla Repubblica ( all'indirizzo http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/politica/giustizia-9/commedia-sciocchezze/commedia-sciocchezze.html )pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-37068293264509746372009-01-15T14:11:00.001+01:002009-01-15T14:19:08.117+01:00Lotta all'italiana all'assenteismoSplendido articolo di Gian Antonio Stella sul corriere del 15 gennaio 2009 <br />(http://www.corriere.it/politica/09_gennaio_15/gian_antonio_stella_battaglia_anti_assenteisti_024dfa3c-e2d5-11dd-abc2-00144f02aabc.shtml ) <br />sul voto “antiassenteista” (ovvero sarebbe meglio scrivere “assenteista” perché la PDL ha votato contro) della PDL.<br />Da Psichiatra dovrei dire che ci troviamo di fronte ad un atteggiamento “dissociato” ma preferisco usare un termine più comprensibile ai più: parac..ismo.<br /><br />Chissà cosa né penserà “l’antifannullone” italiano Onorevole Brunetta? <br /><br />[Europarlamento Il Pd compatto ha dato il suo appoggio al documento<br />Battaglia anti-assenteisti , a Strasburgo il Pdl vota contro.<br />Passa la risoluzione del radicale Marco Cappato: l’attività dei politici sia resa pubblica sul web<br />«Basta assenteismo!», tuona da mesi la destra, nella scia del ministro Renato Brunetta. Giusto: al di là di certe forzature, è una battaglia che andava fatta. Ieri mattina però, a Strasburgo, il Pdl ha perso l’occasione per dare un segnale di coerenza. E si è schierato in massa contro una risoluzione, approvata a schiacciante maggioranza, che impegna il Parlamento europeo a mettere online le presenze degli eurodeputati per smascherare gli assenteisti. <br />Sono anni che sul tema della svogliatezza con cui i nostri deputati partecipano ai lavori dell’assemblea di Strasburgo si accendono improvvise fiammate polemiche. Tanto più per il contrasto abbagliante tra questa svogliatezza e le spettacolari buste paga che incassano. Basti rileggere la tabella dell’indennità di base pubblicata ne Il costo della democrazia da Cesare Salvi e Massimo Villone: un parlamentare polacco prende 28.056 euro, uno spagnolo 39.463, uno svedese 61.704, un francese 63.093, un britannico 82.380, un tedesco 84.108, un italiano 149.215. Quindici volte più di un ungherese, tre volte più di un portoghese, una volta e mezza più dell’austriaco, secondo classificato. E non basta: alla retribuzione base vanno aggiunti i benefit e le indennità di spese generali, di soggiorno, di viaggio e quelle per i portaborse che portano il totale, nel caso degli italiani, a una cifra fra i 30.000 e i 35.000 euro. Un sacco di soldi. <br />Il guaio è che i nostri europarlamentari non sono solo i più pagati. Sono anche, tradizionalmente, i più assenteisti di tutto il continente. Lo ricorda un’inchiesta dell’Europeo del ’93, dove si raccontava che in tutto l’anno precedente il pidiessino Achille Occhetto non aveva partecipato neppure a una seduta, il dc Antonio Jodice a 3, il Psdi Antonio Cariglia a 4, la rifondarola Dacia Valent a 7 e così via... Lo ribadiscono i reportage del Giornale del 1997 (occhiello ironico: «sulle tracce del nostri eurodeputati») o de l’Espresso del 2001: «Su 87 europarlamentari italiani, 26 hanno partecipato a meno di metà delle centouno sessioni plenarie, 15 non hanno mai preso la parola in aula, 27 hanno partecipato a meno del 20% delle sedute della propria commissione, 13 non hanno mai presentato un’interrogazione... ». <br />Nel 2004 l’Università tedesca di Duisburg si prese la briga di elaborare uno studio capillare sulla legislatura che si chiudeva: alle sessioni di voto la presenza italiana era stata del 56,2%, contro l’80,9 dei greci o l’82,5% dei tedeschi. Un’inchiesta delle Acli dava dati leggermente diversi, ma non meno disastrosi: ai primi posti per presenze c’erano i parlamentari finlandesi (89,5%), belgi (89,3%), olandesi (88,7%) e gli ultimi, come sempre, erano i nostri, col 68,6%: tredici punti sotto i penultimi, che risultavano francesi col 79,5%. <br />E adesso? Boh... Scottati dai dati che svergognavano gli eletti all’assemblea, i depositari delle informazioni sono diventati via via più avari di notizie. Al punto che quando l’eurodeputato radicale Marco Cappato, in ottobre, chiese ufficialmente di vedere le tabelle delle presenze per fare luce sulla realtà dopo mille polemiche (come quella che aveva visto Renato Brunetta, accusato da un sito Internet di essere stato lui pure un po’ discolo a Strasburgo, fare fuoco e fiamme spiegando di avere partecipato negli ultimi anni al 66,9% delle sedute) il segretario generale Harald Rømer gli rispose picche: poteva chiedere solo i dati suoi. Fine: «Non esiste alcun documento consolidato che riporti il numero totale di presenze per deputato alle diverse riunioni ufficiali» e il regolamento «non obbliga in alcun modo le Istituzioni a creare documenti per rispondere ad una richiesta». <br />Una risposta burocraticamente impeccabile, ma politicamente reticente. Ricevuta la quale il parlamentare, convinto che le democrazie «basate sulla preminenza del diritto sono tenute all’osservanza del principio della pubblicità», ha presentato una risoluzione per impegnare l’Europarlamento alla massima trasparenza. Quello centrale è il punto 5. Che sprona a «varare, prima delle elezioni europee del 2009, un piano d’azione speciale per assicurare sul proprio sito web, ad esempio nel quadro dell’iniziativa e-Parlamento, una maggiore e più agevole disponibilità di informazioni». Gli obiettivi nel mirino sono soprattutto due. Primo: «attività, partecipazione e presenza dei deputati europei ai lavori parlamentari in termini assoluti, relativi e percentuali, rendendo tali dati disponibili ed accessibili ai cittadini anche mediante criteri di ricerca». Secondo: «le indennità e le spese dei deputati, conformemente alla posizione assunta dal Mediatore», cioè il difensore civico europeo, «nonché tutte le dichiarazioni di interessi finanziari per tutti i deputati al PE, e tali informazioni sono rese disponibili in tutte le lingue ufficiali dell’UE ». <br />Bene: la risoluzione è passata. Con una maggioranza larghissima: 355 voti a favore, 195 contrari, 18 astenuti. Evviva. Ma è la lettura degli elenchi di come hanno votato questo e quel parlamentare a essere particolarmente istruttiva. Il centro- sinistra italiano, memore della legnata alle elezioni di aprile dove lasciò che il tema dei tagli ai costi della politica fosse impugnato dalla destra, è stato infatti compatto: dagli ex margheritini ai comunisti al cane sciolto Gianni Rivera. Tutti favorevoli e nessun contrario. La destra, invece, si è spaccata. E se i leghisti Erminio «Obelix» Boso e Mario Borghezio hanno votato a favore della trasparenza insieme coi «neri» Roberto Fiore e Luca Romagnoli, il «pensionato» Carlo Fatuzzo, il ciellino Mario Mauro e Jas Gawronski, i rappresentanti del Pdl si sono massicciamente trincerati sul no. Sia i forzisti berlusconiani (dall’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, da Guido Podestà a Elisabetta Gardini, da Lia Sartori fino a Beppe Gargani) sia i nazional- alleati Roberta Angelilli, Domenico Basile, Sergio Berlato, Antonio Mussa, Nello Musumeci, Salvatore Tatarella. Potete scommettere che oggi diranno in coro che no, il loro voto contro la risoluzione per la massima trasparenza non era contro la massima trasparenza e a favore del top-secret sugli assenteisti e che aveva delle serissime motivazioni e che la sinistra è stata compatta solo per motivi strumentali eccetera eccetera eccetera. Ma il punto resta: che messaggio arriva agli italiani, dopo mesi di furenti invettive contro l’assenteismo altrui? <br />Gian Antonio Stella<br />15 gennaio 2009 ]pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8269246315937880227.post-67423792536091501832009-01-14T00:00:00.001+01:002009-01-14T00:00:55.535+01:00Sulle spiegazioni dell’Onorevole la Russa e altroChe nella coalizione di Governo ci sia un po’ di confusione è certamente vero se l’onorevole Ignazio La Russa si precipita a spiegare che “quanto detto da Fini sulla giustizia è in perfetta sintonia con quanto in precedenza affermato dal Premier Berlusconi”. E non si limita solo a ciò ma spiega come deve esser letto quanto dichiarato dal suo ex segretario oggi Presidente della Camera Fini. Ma siamo sicuri che c’è bisogno di spiegare quello che l’onorevole Fini ha detto? A mè sembra che Fini sia stato essenziale e molto chiaro nelle sue affermazioni e non ha certo bisogno, per esser compreso, delle spiegazioni di La Russa.<br />Che dire poi delle affermazioni della Moratti su Malpensa o di quelle della Lega Nord sulla tassa d’ingresso subito sbugiardate dallo stesso Premier o ancora sempre della Lega quelle su Malpensa? O di alcune affermazioni del leder dell’MPA Lombardo?.........<br />Non si preoccupi onorevole La Russa certo tutto ciò non è di grosso aiuto per il centrosinistra soprattutto in una così grave crisi economica. Ed è sulle risposte da dare alla crisi che il centro sinistra deve trovare il consenso popolare per imporre al Governo il percorso più giusto da seguire e per recuperare consensi.<br />Resta comunque il fatto che questa maggioranza comincia a scricchiolare e se scricchiola un po’, dovrebbe gioirsene onorevole La Russa perché, mi creda e lo dico nel suo interesse, non credo che questa fusione fredda dentro un PDL con un unico Padrone gioverebbe molto al futuro del suo nuovo partito così come certamente non stà giovando al futuro del Paese. <br />Vivaddio è acclarato che il centro destra governa il Paese (capisco che Ella può a momenti essere attraversato dall’amletico dubbio “SOGNO O SON DESTO ma si tranquillizzi è proprio desto) e lo governerà (ha legittimamente vinto le elezioni politiche) sino alla fine della Legislatura ma non stà scritto da nessuna parte che per far ciò dovete sempre fare e dire e pensare secondo gli umori del vostro Premier, che, sia ben chiaro, resta sempre il vostro Premier e nessuno vuole rubarvelo, ma forse ne guadagnerebbe Lui stesso di qualche critica e qualche distinguo almeno quando macroscopicamente, come d'altronde accade ad ogni essere umano, sbaglia. <br />Bhe dopo la vicenda ultima alla Camera dove Fini ha giustamente rimproverato a Vito e alla CDL di non rispettare il Parlamento chissà come si darà ancora da fare La Russa?<br />E che dire della Buongiorno che ha opportunamente elogiato il rispetto per le Istituzioni di Giulio Andreotti quando condannato a 24 anni per l’omicidio Pecorella ebbe a dire “ho piena fiducia nella Magistratura”? e così fù.<br />Ma se l’immagina la nostra brava e competente avvocatessa cosa avrebbe detto il suo attuale Presidente del Consiglio visto tutto quello che ha già fatto per sottrarsi sempre alle istituzioni che lo chiamavano a rispondere di ipotesi di reato? E cosa ne pensa?pidariohttp://www.blogger.com/profile/17648075937958945984noreply@blogger.com0