28/11/09

Ripresa attività

Forse è il caso di riprendere l'attività sul blog. Dal giorno 20 Novembre sono diventato nonno di un bel maschietto di nome Davide e credo sia giusto che fra qualche anno possa leggere qualcosa, qualche riflessione o pensiero del nonno.
Per la nascita del nipote mi sono momentaneamente trasferito a Perugia luogo di residenza di mia figlia e del marito e devo dire che il soggiorno in questa città è davvero piacevole.
Penso di scrivere nei prossimi giorni qualcosa su questa bella città e qualcosa su questo bellissimo evento che è la nascita di mio nipote.

01/03/09

Riflessioni da un fatto di cronaca

Leggo dalla repubblica:
CRONACA
[ Imperia, l'aggressione fu brutale. La vittima: "Ora costretta a barricarmi in casa" L'uomo fu arrestato in flagrante e condannato a 4 anni e 2 mesi di reclusione
Violentò una ragazza libero dopo un anno
di LUCIA MARCHIO'
IMPERIA - Era stato arrestato nel dicembre del 2007 a Imperia per lo stupro di una ragazza ventenne, colto sul fatto dai carabinieri. Oggi torna libero. Grazie all'indulto, si dice. Ma all'epoca in cui accadde la violenza quell'orribile reato non rientrava più tra quelli indultati, e dunque non è chiaro per quale cavillo giuridico o se grazie alla legge Simeoni o Gozzini venga rimesso in libertà. Però accade, gettando nello sconforto la vittima e i suoi familiari.
"E' come essere violentati una seconda volta. Non è giusto. La giustizia italiana tutela i delinquenti mentre le persone oneste devono ormai solo barricarsi in casa", dichiara la giovane. Che soffre ancora dei postumi della brutale aggressione, non solo per i dolori fisici alla schiena, al collo e al volto dovuti alle botte ricevute: "Sono i dolori dell'anima che non se ne vanno. Gli incubi notturni, la depressione, l'ansia, la paura".
Tutto accadde nella notte tra il 13 e il 14 dicembre del 2007. Era da poco passata la mezzanotte, e Claudia P., impiegata ventunenne, camminava sul lungomare Vespucci sulla via di casa, dopo una serata passata con gli amici. All'improvviso si trova di fronte Davide Buroni, un giovane ventiquattrenne di Pieve di Teco, paesino dell'entroterra imperiese, un tipo con diversi precedenti penale alle spalle: nel 2005 era stato arrestato nell'ambito di una operazione antidroga (battezzata "Filo d'Arianna") per spaccio di cocaina ed eroina; e ancora nel 2006 quando, completamente ubriaco, scaraventò a terra una donna per rapinarla.
Quella sera invece, il ragazzo aveva adocchiato Claudia. Approfittando della scarsa visibilità, cappuccio in testa, la trascina a forza dietro un cespuglio, la picchia con violenza inaudita e la costringe a subire atti sessuali. I proprietari di un chiosco ambulante poco distante, sentendo urla disperate, chiamano i carabinieri. Quando arriva la pattuglia del nucleo radiomobile della Compagnia di Imperia, il ragazzo viene preso in flagranza di reato. Lei, sotto shock, ha il volto tumefatto e insanguinato.
Buroni viene condannato dal gup Fabio Favalli a 4 anni e 2 mesi di reclusione, con il rito abbreviato che gli vale uno sconto consistente nella condanna. Dopo pochi mesi di carcere ottiene il beneficio degli arresti domiciliari con la possibilità di recarsi al Sert, visti i suoi trascorsi legati alla tossicodipendenza e all'alcol. Ma dopo poco più di un anno di reclusione torna in libertà.
(28 febbraio 2009) ]
Quella che viene qui riportata sembra proprio una storia di “malattia” e si potrebbe ipotizzare una “dipendenza da sostanze varie (alcool e droghe)” con “comportamento antisociale”.
Viene da pensare che “la legge” prima ancora dei Giudici sia carente perché si dice che “con il rito abbreviato” il soggetto ha potuto beneficiare di un “consistente sconto” di pena che la legislazione attuale evidentemente permette.
Non si capisce bene perché già dopo pochi mesi sia passato ai domiciliari.
Verosimilmente per “curarsi”? Ci si sarebbe aspettata almeno una proposta di invio in comunità terapeutica dove per l’intero tempo della condanna avrebbe potuto (lì si e davvero) curarsi o, ove non avesse accettato, sarebbe dovuto rimanere in carcere per tutto il tempo della pena già troppo lieve.
Invece no. Lo si invia al Sert come se ciò potesse rappresentare tutta la“cura”e soprattutto come se non avesse compiuto alcun reato o se il reato, per il fatto che il soggetto è malato, si cancellasse da solo.
No signori non è affatto così. Un reato è sempre reato e la malattia (che in questo caso dipende dalla condotta del soggetto e non è indipendente da lui come potrebbe esserlo una malattia psichiatrica su base eredo costituzionale) non può e non deve in alcun modo ridurre il periodo della pena che può e “deve” essere anche utilizzato per curare la malattia si ché il soggetto possa, una volta scontata la pena e dopo un sufficiente periodo di cura rientrare il più possibile a pieno titolo nella vita sociale.
Viene qui in mente (anche se gli scarsi elementi forniti nell’articolo non permettono di esprimere un attento giudizio) che Giudice di sorveglianza, Servizio sociale e Sert non abbiano svolto appieno il loro lavoro con il verosimile risultato che un soggetto “malato e antisociale” continuerà ad essere senz’altro malato e con alta probabilità ad avere ulteriori comportamenti antisociali (cioè compirà ancora reati).
Al di là di leggi e regolamenti credo che se le condotte degli operatori non si muovono entro attenti piani e protocolli “terapeutico riabilitativi” continueremo ad avere sempre più cosiddetti “criminali” in giro per le nostre strade e a nulla varranno le tante “campagne di stampa e mediatiche”.
Questa non è una condotta che nel mentre riconosce i diritti sacrosanti delle vittime (sempre più spesso dimenticati e negati ) si pone anche l’obiettivo di essere attenta ai colpevoli (al loro recupero sociale) come una società moderna e democratica richiederebbe.
Il tanto gridare “pene severe” e “processi subito” e “certezza della pena” suona sempre più come il tentativo stonato di mascherare la cruda realtà di processi, pene e certezze sempre più fumosi con un apparato di polizia e giudiziario che al di là degli alti costi paiono sempre più al collasso. Un ulteriore strumentale tentativo dei tanti politici (di destra e di sinistra per capirci) che ormai da troppi anni appaiono sempre più incapaci di comprendere le esigenze della collettività e dare le giuste risposte.
Questa pare solo “condotta omissiva”,””non curanza” in una società, quella del nostro povero paese, che “si degrada sempre più”.

10/02/09

Lettera per i nostri Parlamentari

Ma ve lo immaginate un parlamento che legifera “d’urgenza” ogni volta che c’è un problema di vita o di morte per qualcuno?
Un Parlamento che non si preoccupa di ricondurre per quanto difficile sia, ed è difficile, a Legge fatti di vita privata e personale (che devono sempre essere rispettosi dei diritti e delle scelte dell’individuo e appunto “normati”) ma che - sulla spinta diciamo “emozionale” quando non avvenga per puro o bieco interesse di parte – pontifichi, perché fare così è solo pontificare, prendendo spunto da tristi episodi della vita degli esseri umani.
E così magari quando ci sarà una disgrazia più disgraziata delle altre nel mondo del lavoro o quando ci sarà una storia più triste e toccante delle tante storie tristi che purtroppo tanti uomini si trovano costretti a vivere si metterà d’un colpo a legiferare sull’onda di queste storie.
E purtroppo è già accaduto ed accade in questo nostro Paese: con la disgrazia che ha colpito gli operai della Tissenkrupp…. Con la triste vicenda della signora Toreggiani e con i due sfortunati giovani che di recente hanno subito una violenta aggressione..e con tante altre singole storie sino a giungere a questa storia della Englaro che per quanto ci potrà sembrare più triste delle altre è comunque una delle tante tristi storie.
No signori!
Non vi paghiamo per essere così “dozzinali” e così “emozionati” come voi tutti (guelfi e ghibellini) e senz’altro opportunisticamente dite.
Quello che vi chiediamo è - già accade in tanti altri Paesi più “attenti” del nostro - di fare leggi.
Leggi per la collettività che ci impegnino tutti ma mai mortifichino i singoli, i cristiani, gli ebrei, i musulmani e quelli di qualunque credo religioso e parimenti i laici.
Leggi che ci tutelino davvero tutti.
Sò che è un difficile e duro lavoro questo ma è per questo che ci chiedete il voto e noi vi eleggiamo; è, se volete, per questo duro lavoro che vi paghiamo e se onorerete il nobile impegno ve ne saremo infinitamente grati e riconoscenti.
E le vostre emozioni, così come per noi le nostre, ve le dovete tenere “in corpo” (come volgarmente si dice) ché possano guidarvi nelle difficili scelte da fare a chè prendiate le decisioni migliori.
Ma non ce le dovete e potete gridare dalle televisioni, dai giornali, dal Parlamento come avete fatto!
Questo non vi è permesso!
Non è da Parlamentare.
Signori Parlamentari: è tanto...., buon lavoro.

08/02/09

Ulteriore riflessione sul triste caso “Englaro”

Dall’articolo di Mannaimer sul caso “Englaro”: “In questo quadro complesso e contraddittorio, talvolta un po' nebuloso, emerge un dato assai importante e rivelatore: di fronte al quesito su chi, in ultima analisi, dovrebbe prendere la risoluzione riguardo a Eluana, la maggioranza della popolazione indica — in tutti i sondaggi effettuati sin qui — i familiari o i medici. Sottolineando come in questioni come queste la decisione finale debba spettare all'individuo o alla sua famiglia.”
Che significa tutto ciò: solo e semplicemente che lo Stato può e deve farsi garante del rispetto della volontà del personale medico e del contesto familiare ma non può e non deve mai sostituirsi ad essi perché questi sono problemi che attengono alla sfera delle vicende personali degli esseri umani e non c’è legge dello Stato appunto che possa tenere o meglio la legge può e deve entrare in punta di piedi in questioni così personali e perciò può e deve solo accompagnare le scelte che sono appunto personali cioè del soggetto e/o del contesto familiare e dei medici che valutano fino a che punto è giusto intervenire e quando non è più il caso di continuare ad intervenire perché si sta passando dall’intervento terapeutico all’”accanimento”.
E certamente la Chiesa ha il pieno diritto di prendere posizione ma solo per guidare i suoi fedeli e non, come invece vorrebbe fare ( in uno Stato laico come è appunto il nostro non gli può essere consentito) prevaricando anche i non credenti.

07/02/09

L’accanimento terapeutico, l’eutanasia


Vorrei per un solo attimo tornare sulla triste vicenda della Englaro per fare una considerazione.
Ma perché i tanti medici compreso il dottor Marino quando parlano del caso non parlano semplicemente di “accanimento terapeutico”?
Perché quello che si sta praticando oggi a distanza di 17 anni dall’incidente di cui fù vittima la Englaro è davvero a mio avviso “accanimento terapeutico” e in tal senso non capisco perché la Chiesa che pure riconosce l’inutilità e anzi il danno alla persona nel caso dell’accanimento terapeutico non voglia riconoscerlo in questo caso.
Forse perché preoccupata della possibilità che si vada ad approvare una legge che contenga in qualche modo elementi che fanno pensare all’eutanasia che non può mai (e si capisce) essere accettata dalla Chiesa.
L’accanimento terapeutico che è cosa ben diversa dalla “morte dolce (eutanasia) è qualcosa che si realizza ogni volta che la medicina con i suoi presidi tecnologici invade una persona per la quale non vi è più alcuna speranza di guarigione o di un qualche miglioramento e nemmeno la certezza di conservare la condizione che c’è.
E dire semplicemente che “mantenere una qualunque condizione” è vita significa perdere il senso stesso della vita.
La vita “vegetativa” non può essere definita vita nel senso che il termine ha. Ma attenzione non si sta parlando di “vita con limiti, con perdita di tante e complesse funzioni”, come sovente accade oggi per tanti pazienti che hanno appunto una condizione di riduzione della “capacità di vita” ma pur sempre hanno una vita. Si parla di una condizione che la scienza non ha definito morte solo e soprattutto per la “bramosia di indagine scientifica”.
Che poi nel tempo si sia visto che pazienti che sono stati in coma anche per lungo tempo (per lungo tempo deve intendersi un tempo di due tre anni al massimo) a volte si sono “svegliati dal coma” lo sappiamo e ci fa piacere per loro ma comunque questo è altro (mai paziente si è risvegliato dopo più di tre anni).
Quanto sto dicendo sanno molto bene i Medici che operano nei reparti di rianimazione. Medici che appunto quando si trovano di fronte ad un paziente che non può recuperare alcuna funzione vitale sospendono “i complessi presidi terapeutici” messi in atto sino a quel momento e si pongono in “rispettosa attesa” della morte che sempre sopraggiunge.
Certo parlare di sospensione dell’idratazione e della somministrazione di cibo fa pensare a morte procurata ma così non è. Perché si è visto che anche quando venga continuata la somministrazione di liquidi e cibo i pazienti vengono comunque a morte magari solo dopo alcuni giorni in più.
Questo è quanto davvero accade.
Nel caso della Englaro basterebbe non somministrare farmaci e dare liquidi e cibo non particolarmente bilanciati perché la povera Englaro venga a morte naturale e non si capisce per quale ragione si dovrebbero somministrare liquidi e cibo rigorosamente bilanciati e farmaci visto che la paziente non può più recuperare alcuna funzione vitale.
Certo nella sua condizione di vita vegetativa potremmo conservarla così come è anche per molto tempo ancora come infatti è accaduto sino ad oggi ma, mi chiedo, quale è il senso? Qualche cattolico ha sostenuto che la Englaro potrebbe rimanere incinta. Può darsi che abbia anche ragione; è possibile che ove fecondata artificialmente (prima invasione dall’esterno indispensabile perché possa rimanere incinta) potrebbe anche , con la sua semplice funzione vegetale, portare la gravidanza al termine ma poi dovremmo, per farla partorire intervenire totalmente noi dall’esterno (seconda invasione). Ma vi sembra una cosa da fare e soprattutto per un cattolico? Sarebbe bieco accanimento medico per una ricerca che non porta nessun vantaggio per l’uomo degna degli esperimenti nazisti .
Voglio più semplicemente (anche se scrivendo mi accorgo che poi tanto semplice non ci appare) dire che così come esiste la vita esiste anche la morte e negarla (come tanti nuovi presidi della medicina possono già oggi fare) non ci porta da nessuna parte.


Tutt’altra cosa è procurare la morte, fosse anche la dolce morte dell’Eutanasia. Sia ben chiaro ritengo che accompagnare anche con presidi medici la persona alla morte come sempre più spesso si fà con i malati terminali sia cosa fortemente rispettosa della vita degli esseri umani sia per un cattolico che per un laico non altrettanto penso di qualunque pratica anche la più blanda che procuri essa stessa la morte.
Ecco dov’è la sottile differenza tra “accanimento terapeutico”, “accompagnamento alla morte” ed “eutanasia”.
E pur se comprendo che un laico potrebbe esser tentato dall’accettare l’eutanasia come momento di alta libertà ritengo invece e da laico che l’eutanasia non possa e non debba essere accettata (così come il suicidio è comprensibile ma non da accettare) ma parimenti non bisogna confondere il diritto alla vita con l’obbligo di non morire e per giunta solo per “non dispiacere” agli altri.

05/02/09

Ancora sulla triste vicenda Englaro

Leggo da un articolo di “Repubblica” che riporto in fondo che l’arcivescovo emerito di Foggia avrebbe dichiarato alla stampa “Lasciamola morire come Wojtyla”
Sante parole quelle dell’Arcivescovo che le ha pronunciate ove si sente forte e finalmente la “pietas cristiana”.
Lasciamo una volta per tutte in pace questa povera donna e la sua famiglia e i credenti preghino per loro.
[Da “La Repubblica” (http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/cronaca/eluana-englaro/vertice-procura-udine/vertice-procura-udine.html)
Eluana, il governo punta sul decreto I legali: "Costituzionalmente abnorme"
L'arcivescovo: "Lasciamola morire come Wojtyla". Una voce diversa si leva anche nella Chiesa. E' quella dell'anziano arcivescono emerito di Foggia, Giuseppe Casale. In un'intervista a La Stampa, il prelato spiega di sentirsi "vicinissimo" al padre della ragazza e chiede di non proseguire "questo stucchevole can can", perchè l'alimentazione e l'idratazione sono assimilabili a trattamenti medici e se una cura non porta alcun beneficio può essere legittimamente interrotta". L'invito è quello di "lasciare che Eluana termini i suoi giorni senza stare a infierire - ha detto Casale - alla fine anche Giovanni Paolo II ha richiesto di non insistere con interventi terapeutici inutili". "Come cattolici - prosegue Casale - dovremmo interrompere tutto questo clamore ed essere più sereni" e invece di fare campagne, "bisognerebbe accostarsi con pietà cristiana alla decisione di un padre".]

03/02/09

Il caso Englaro

Il caso Englaro

Sante parole verrebbe da dire quelle del Presidente della Corte costituzionale.

( Dal Corriere della sera
(http://www.corriere.it/politica/09_febbraio_03/sacconi_englaro_valore_vita_42648488-f1cb-11dd-9d2c-00144f02aabc.shtml)
Dramma per la famiglia, ma il governo deve adottare principi di cautela»
«Guai a perdere il valore della vita» Il ministro Sacconi: stiamo valutando il caso. Flick (Corte costituzionale): preoccupato per il conflitto politico
ROMA - «Stiamo valutando il caso anche dal punto di vista formale, alla luce della situazione di fatto e diritto. Ma oltre a questo, valgono gli interrogativi che dobbiamo porci nell'assoluto rispetto di tutte le posizioni». Lo ha detto il Ministro del Welfare Maurizio Sacconi a «Panorama dal Mondo» parlando di eventuali provvedimenti relativi alla vicenda di Eluana Englaro, da questa mattina ricoverata a Udine. Proprio il ministro Sacconi lo scorso dicembre aveva emanato un atto di indirizzo che impediva di fatto a tutte le strutture sanitarie pubbliche di dare corso alla sentenza che decretava il via libera allo stop dell'alimentazione forzata.
«NON C'E' MORTE CEREBRALE» - Il ministro oltre a ritenere doverosa la comprensione «verso il dramma della famiglia» considera altrettanto doveroso che società e istituzioni riflettano sul senso della vita e dalla morte, «nel caso specifico di una persona che si trova in stato vegetativo, non è in una condizione di morte cerebrale tanto che nessuno ha ipotizzato l'espianto degli organi, che nell'attuale condizione non è sottoposta ad accanimento terapeutico ma piuttosto ad alimentazione e idratazione attraverso un sondino in quanto non è in grado di provvedere a se stessa, che è in una condizione di molti disabili e non ha espresso una volontà che deve essere acclarata da una certificazione come probabilmente chiederà la nuova legislazione. Davanti a tutto questo - ha aggiunto - ho pensato che fosse giusto adottare un principio di cautela, di prudenza, in assenza di una legislazione specifica. Guai se perdessimo il valore della vita e se non ci interrogassimo sul fatto che a volte la scienza non dà certezze».
I TIMORI DI FLICK - Anche il presidente della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, è intervenuto sul caso Englaro. Parlando agli studenti di un istituto del Milanese ha detto di essere preoccupato perché «un problema drammatico di questo tipo è diventato oggetto di un conflitto politico ideologico di contrapposizione che sarebbe meglio non ci fosse». Flick ha detto di avere «profonda pena» per la famiglia Englaro e, in particolare, per il padre Beppino che nella notte ha fatto partire la figlia per una clinica di Udine dove le sarà interrotta l'alimentazione e l'idratazione forzate permettendole di morire. «È diventato un tema su cui tutta l'Italia dibatte - ha osservato Flick - e penso allo strazio del padre. Credo che si debba riconoscere maggiore riservatezza e rispetto del dramma che sta vivendo».
CEI - Al caso Eluana è dedicato l'editoriale pubblicato dal Sir, l'agenzia della Conferenza episcopale italiana: «Il viaggio della morte è cominciato di notte». «Tra qualche giorno - chiosa l'agenzia dei vescovi - le verrà tolta l’alimentazione e l’idratazione. Tutto questo con l’avallo di una sentenza». Per il Sir, «è un momento triste per tutti coloro che, credenti o non, hanno a cuore la tutela della persona. Se nessuno può togliere la vita ad un altro - prosegue il Sir - togliere la vita ad una persona totalmente indifesa è una barbarie. La fragilità e la debolezza, al contrario, sono un appello alla solidarietà, anche attraverso quei mezzi che oggi si hanno a disposizione».
03 febbraio 2009 )

Mentre si dibatte sulla drastica riduzione delle intercettazioni per conservare, si dice, il diritto alla privacy dei cittadini c’è nel contempo da parte degli stessi politici che sembrano interessarsi così tanto ai cittadini una tale e tanta invasione di campo nella sfera privata che non può non lasciarci esterefatti .
Forse il vero problema è che ci sono ormai troppi politici che dicono di volersi interessare ai problemi dei cittadini ma in realtà si interessano solo e soltanto ai loro problemi e pensano anche di poter decidere (quasi fossero monarchi illuminati) tranquillamente loro per tutti.
Che la politica si faccia buona interprete e guida per il popolo è cosa giusta. Ma che i politici anche quando contraddetti dalla realtà dei fatti facciano di tutto per imporsi e prevaricare i cittadini questo non solo non è giusto ma non dovrebbe proprio accadere in un Paese democratico.

02/02/09

riflessione sulle ultime vicende di cronaca

Cercavo ieri di inviare una mia riflessione sulle ultime vicende di cronaca al corriere dove dicevo sull’aggressione all’indiano:

“La criminalità è stata sempre e sempre lo sarà più presente dove c’è degrado e assenza di vita sociale. E le nostre belle città ormai degradate (complici le tante speculazioni edilizie e una sempre più miope politica del territorio) appaiono sempre più spesso come “ squallide periferie” ove al degrado si sommano le povertà del nostro tempo (cittadini comuni oltre che immigrati) il malaffare, l’ignoranza, la sopraffazione.
Ormai da tempo alcune forze politiche coniugano l’equazione “immigrato-criminalità” ma siamo davvero sicuri che è così e che al solo crescere dell’immigrazione si accompagni un aumento della criminalità?
Tanti fatti recenti così come questo drammatico e ripugnante di oggi, non confermano affatto questa “strana” ipotesi anzi evidenziano che a forza di coniugare “criminalità con immigrazione” finiamo solo per aggiungere alla criminalità comune e a quella organizzata (già fortemente radicata nel nostro Paese) anche quella da razzismo e xenofobia.
Né con vili proclami razzisti né con assurdi annunci di pene sempre più pesanti che somigliano più ai gesti dei criminali che a pene per i colpevoli si può affrontare il complesso problema della criminalità e della sicurezza nel nostro Paese.”

E Oggi leggo sempre sul correre l’articolo:

“IL CASO
«Auguro anche a te di essere stuprata» Le email choc contro la Bernardini
La deputata radicale ha denunciato le percosse sui romeni presi a Guidonia
ROMA — Ricevuti da Rita Bernardini sull'email della Camera: «Fai schifo, ti auguro di essere stuprata da un branco di merde come quelle li, ma magari ti piace perche a quanto sei brutta e fai schifo non ti s.... nessuno. Crepa». Ancora: «Spero veramente che un giorno le stuprino le sue figlie o qualche suo famigliare». Il «lei» si usa, scrivendo a un deputato, anche per le atrocità: «Vorrei, cara onorevole, che una sera rientrando a casa, fosse stuprata e pestata a sangue da un branco di romeni, vorrei che le lasciassero segni indelebili nel corpo e nella mente, vorrei che ciò accadesse ai suoi figli se ne ha, vorrei che i suoi cari magari anziani fossero aggrediti in casa e malmenati con bastoni e seviziati con coltelli da un branco di extracomunitari feroci» Rita Bernardini, deputata radicale-Pd e membro della commissione Giustizia della Camera, dice che tutto ricorda «radio parolaccia, quando a Radio radicale, era metà degli anni Ottanta, lasciammo libertà assoluta. Uscì fuori la divisione Nord-Sud. E tanto sesso. Un vero spaccato dell'Italia». Lo stesso succede ora, dopo la visita della Bernardini e di Sergio D'Elia ai sei romeni arrestati per la violenza di Guidonia. Il gesto ha dato via libera, sul suo sito come su Facebook, Tiscali e Wikio, a una rivolta. Forse è la stessa Italia espressa dall'atroce gesto di Nettuno, all'immigrato indiano aggredito e bruciato. «Hanno pubblicato il mio indirizzo e-mail e anche il mio telefonino, che comunque appare sul sito della Rosa nel pugno... Avviserò la questura. E pubblicheremo tutto sul sito www.radicali.it».
Massimo Landi promette che se qualcuno troverà l'indirizzo di casa Bernardini «se lo sai vò a trovarla, dal cognome ho paura che sia anche toscana». Elisa La Ferrera vuole la mail: «Adesso gliene invio una molto carina.» Sandro Moretti: «Gli auguro caldamente di provare sulla propria pelle quello che ha provato la ragazza di Guidonia». Va assai per le spicce Roberto Mosci: «La pena di morte per i criminali come questi è un atto dovuto, per la parlamentare è obbligo, non dobbiamo avere paura a tirare la catena dello sciacquone, è una questione d'igiene». Ma perché è andata in carcere dai romeni, Bernardini? «Non sono andata a offrire la mia solidarietà, sia chiaro. Io e D'Elia ci siamo mossi dopo le segnalazioni sui pestaggi in carcere. Non mi risulta che ci sia una legge che lo permette». Ma se davvero toccasse a lei, a una persona cara? «Non so come reagirei umanamente. So che non potrei mai cedere su un punto. Cioè che un'istituzione non può imbarbarirsi comportandosi come i peggiori malviventi, cioè reagendo con una violenza illegale. Ma noi radicali siamo allenati a certe reazioni. Quando ci battevamo per l'aborto non ci arrivavano certo mazzi di fiori».
La pancia italiana ribolle. Email spedita alla Camera: «Le forze dell'ordine in questo caso sono state superlative; unica nota negativa, non li hanno fatti toccare a nessuno; il popolo vorrebbe solo "divertirsi un po'"». Su Facebook, Fabio Sias: «Dovevano lasciarli in mano alla folla, qui bastardi». Paura, Bernardini? «No, sapevo benissimo di compiere un gesto difficile. Però provo molta amarezza. C'è ancora tanta strada da percorrere per far comprendere quanto sia importante il rispetto delle leggi da parte di tutti. Attaccano me e non D'Elia perché sono una donna. C'è un evidente aspetto legato a una sessualità repressa» Sito della Camera: «Lei mi fa ribrezzo. Lei va a trovare i romeni in carcere ma non si preoccupa della ragazza violentata a turno dagli animali che è andata a trovare ». Già, perché non è andata dalla ragazza violentata? «Perché la vera solidarietà di un politico a chi ha ricevuto un danno gravissimo è battersi nelle sedi dovute perché quell'atrocità non capiti più. Una visita e via? Troppo facile».
Paolo Conti
02 febbraio 2009”

Che dire oltre che dichiarare la mia piena solidarietà alla parlamentare radicale che si batte per l’affermazione del diritto di tutti e per tutti perché dove manca il diritto impera solo la barbaria?
Mi resta la vergogna come cittadino italiano per gli insulti che ha ricevuto così come mi consola quanto affermato dal capo dello Stato (“«Fermare questi raccapriccianti episodi xenofobi» «Appello a chi ha responsabilità istituzionali, culturali, educative per l'impegno contro il razzismo» «Siamo dinanzi a episodi raccapriccianti che vanno ormai considerati non come fatti isolati, ma come sintomi allarmanti di tendenze diffuse che sono purtroppo venute crescendo» «Rivolgo perciò un forte appello a quanti hanno responsabilità istituzionali, culturali, educative perché si impegnino fino in fondo per fermare qualsiasi manifestazione e rischio di xenofobia, di razzismo, di violenza»”) anche se confesso che dopo aver letto le affermazioni del nostro Ministro dell’Interno ( Maroni: «Cattivi contro i clandestini» Il ministro degli Interni risponde a Pisanu: «Non bisogna essere buonisti, ma determinati». Ferrero: «Razzismo»
ROMA - «Per contrastare l'immigrazione clandestina non bisogna essere buonisti ma cattivi, determinati, per affermare il rigore della legge». Lo ha detto il ministro degli Interni Roberto Maroni intervenendo ad Avellino alla manifestazione «Governincontra». Maroni ha inteso così rispondere «a chi in questi giorni - ha ricordato - ci ha accusato di fare discorsi da osteria padana»” ) torno ad essere preoccupato ed angosciato. Che sia la stampa a creare queste “confusioni”?

01/02/09

Cronache italiane

Dalle news del Corriere della sera del primo febbraio 2009:
[ Gran Bretagna: divieto per cibi etnici in Italia in prima pagina sul Times
01 feb 08:17
LONDRA - Il divieto di vendere kebab e cibi etnici a cui stanno pensando alcune amministrazioni locali italiane finisce sui giornali britannici. Proprio mentre in Gran Bretagna monta la protesta contro la presenza di lavoratori italiani in una raffineria del Lincolnshire il quotidiano Times dedica all'argomento un lungo articolo. Il prestigioso giornale britannico ricorda che il provvedimento e' gia' diventato operativo a Lucca, dove un nuovo regolamento comunale vieta a bar, locali e ristoranti di vendere cibi etnici "al fine di salvaguardare la tradizione culinaria e la tipicita' architettonica, strutturale, culturale, storica e di arredo". ]

Ma si può fare?
Tra “governatorati regionali” e “podestati comunali” il nostro Paese sembra rivivere un nuovo Medioevo? E dire che è stata soprattutto la sinistra a volere queste riforme delle autonomie locali che lentamente stanno trasformando le nostre belle Regioni e le sue città in veri e propri feudi dove il “signorotto” di turno propone ai suoi sudditi norme e balzelli.
Con queste premesse il federalismo fiscale rischia di acuire il problema e il nostro bel Paese rischierà di piombare di nuovo nelle guerre tra i comuni alla faccia del “sistema Paese”.
E tutto questo mentre nell’Europa impazza questa crisi economica planetaria che rischia di spazzare interi Stati! E ve lo immaginate come potranno resistere questi tanti piccoli “feudi” al vento di crisi?
Italiani! Popolo di Santi e di navigatori credo stia tornando l’ora di solcare nuovamente il mare non alla ricerca di “terre sconosciute” (che non ci sono più) ma più semplicemente di migliori e più sicuri lidi dove soggiornare.

31/01/09

La Giustizia

Io non credo che Berlusconi pensi dall’alba al tramonto ai problemi della Giustizia ma più semplicemente pensa, da buon imprenditore come è, ai tanti suoi problemi. Che poi ce ne siano anche con la Giustizia bene a doverci pensare sono i tanti avvocati al suo servizio.
E allora, mi direte, ma da dove vengono tutti questi suoi attacchi ai Magistrati e alla Magistratura?
Sono sempre i suoi avvocati che si preoccupano di consigliarlo.
E la riforma sulla Giustizia? Anche quella frutto delle splendide menti dei suoi avvocati.
Ecco il problema: gli “azzeccacarbuglia” di manzoniana memoria sono assurti oggi a “riformatori della Giustizia italiana” e ve lo immaginate voi quale interesse possano avere questi signori? Appunto come l’antenato manzoniano si preoccupano più del peso dei “capponi” che dei cittadini. Se poi aggiungiamo che sovente anche i Magistrati sono più presi da “arbitrati” e “altri lavori redditizi” (tanto il lauto compenso dello Stato già c’è) ecco che la Giustizia italiana (quella che è al 156esimo posto al mondo e che dispone del più grande numero di avvocati del pianeta) è servita per quella che è.
Che se poi qualche volta vi capita di ascoltare, magari in un’intervista in TV o sui giornali, qualche bravo magistrato (e ce ne sono comunque tanti) o qualche esperto e serio conoscitore di diritto e ce ne sono diversi (per lo più universitari ma non solo e ce ne sono persino tra gli avvocati) vi diranno che sono tutt’altre o soprattutto tante altre le cose da fare perchè la Giustizia funzioni davvero in questo Paese.
Ma allora, se il mondo politico vuole, come dichiara, una riforma della Giustizia che la ponga davvero al servizio dei cittadini, verrebbe da chiedersi: e perché il mondo politico non si serve di questi bravi esperti per fare una seria, giusta e utile riforma della Giustizia?
Semplice la risposta: i politici vogliono una Giustizia che, sì, funzioni ma non troppo da inchiodarli alle loro diciamo “responsabilità”; una Giustizia che sia forte con i deboli e i tanti disgraziati (più spesso sono i più disgraziati quelli che delinquono ma non per questo non devono esser puniti) che popolano la nostra bella Italia ma sia anche diciamo “comprensiva” con i tanti potenti e i ricchi ché se così non fosse saremmo all’anarchia…..insomma una giustizia giusta… anzi un po’… giusta, chè altrimenti diventa una giustizia “quasi komunista” e non è proprio il caso nella patria del diritto moderno ( povero Cicerone!) e….Dio ce ne liberi…! E un po’ come le tasse che i normali cittadini devono pagare ma per gli altri…e se superano una certa cifra…e..ci deve essere un limite (ma perbacco c’è!) ….e c’è il tributarista…ma l’elusione (che è evasione quasi autorizzata…)….e il condono…e i ricorsi tributari…!
E così torniamo al 156esimo posto e magari fra un po’ dopo un’ulteriore “riforma della Giustizia” saremo al 165esimo….
Viva l’Italia ….un po’ meno gli italiani (quelli qualunque s’intende!)…

aggiornamento del giorno 1 febbraio 2009: per chi avesse voglia di meglio comprendere cosa stà accadendo alla Giustizia italiana raccomando l'ottimo articolo di Giuseppe D'Avanzo sulla Repubblica ( all'indirizzo http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/politica/giustizia-9/commedia-sciocchezze/commedia-sciocchezze.html )

15/01/09

Lotta all'italiana all'assenteismo

Splendido articolo di Gian Antonio Stella sul corriere del 15 gennaio 2009
(http://www.corriere.it/politica/09_gennaio_15/gian_antonio_stella_battaglia_anti_assenteisti_024dfa3c-e2d5-11dd-abc2-00144f02aabc.shtml )
sul voto “antiassenteista” (ovvero sarebbe meglio scrivere “assenteista” perché la PDL ha votato contro) della PDL.
Da Psichiatra dovrei dire che ci troviamo di fronte ad un atteggiamento “dissociato” ma preferisco usare un termine più comprensibile ai più: parac..ismo.

Chissà cosa né penserà “l’antifannullone” italiano Onorevole Brunetta?

[Europarlamento Il Pd compatto ha dato il suo appoggio al documento
Battaglia anti-assenteisti , a Strasburgo il Pdl vota contro.
Passa la risoluzione del radicale Marco Cappato: l’attività dei politici sia resa pubblica sul web
«Basta assenteismo!», tuona da mesi la destra, nella scia del ministro Renato Brunetta. Giusto: al di là di certe forzature, è una battaglia che andava fatta. Ieri mattina però, a Strasburgo, il Pdl ha perso l’occasione per dare un segnale di coerenza. E si è schierato in massa contro una risoluzione, approvata a schiacciante maggioranza, che impegna il Parlamento europeo a mettere online le presenze degli eurodeputati per smascherare gli assenteisti.
Sono anni che sul tema della svogliatezza con cui i nostri deputati partecipano ai lavori dell’assemblea di Strasburgo si accendono improvvise fiammate polemiche. Tanto più per il contrasto abbagliante tra questa svogliatezza e le spettacolari buste paga che incassano. Basti rileggere la tabella dell’indennità di base pubblicata ne Il costo della democrazia da Cesare Salvi e Massimo Villone: un parlamentare polacco prende 28.056 euro, uno spagnolo 39.463, uno svedese 61.704, un francese 63.093, un britannico 82.380, un tedesco 84.108, un italiano 149.215. Quindici volte più di un ungherese, tre volte più di un portoghese, una volta e mezza più dell’austriaco, secondo classificato. E non basta: alla retribuzione base vanno aggiunti i benefit e le indennità di spese generali, di soggiorno, di viaggio e quelle per i portaborse che portano il totale, nel caso degli italiani, a una cifra fra i 30.000 e i 35.000 euro. Un sacco di soldi.
Il guaio è che i nostri europarlamentari non sono solo i più pagati. Sono anche, tradizionalmente, i più assenteisti di tutto il continente. Lo ricorda un’inchiesta dell’Europeo del ’93, dove si raccontava che in tutto l’anno precedente il pidiessino Achille Occhetto non aveva partecipato neppure a una seduta, il dc Antonio Jodice a 3, il Psdi Antonio Cariglia a 4, la rifondarola Dacia Valent a 7 e così via... Lo ribadiscono i reportage del Giornale del 1997 (occhiello ironico: «sulle tracce del nostri eurodeputati») o de l’Espresso del 2001: «Su 87 europarlamentari italiani, 26 hanno partecipato a meno di metà delle centouno sessioni plenarie, 15 non hanno mai preso la parola in aula, 27 hanno partecipato a meno del 20% delle sedute della propria commissione, 13 non hanno mai presentato un’interrogazione... ».
Nel 2004 l’Università tedesca di Duisburg si prese la briga di elaborare uno studio capillare sulla legislatura che si chiudeva: alle sessioni di voto la presenza italiana era stata del 56,2%, contro l’80,9 dei greci o l’82,5% dei tedeschi. Un’inchiesta delle Acli dava dati leggermente diversi, ma non meno disastrosi: ai primi posti per presenze c’erano i parlamentari finlandesi (89,5%), belgi (89,3%), olandesi (88,7%) e gli ultimi, come sempre, erano i nostri, col 68,6%: tredici punti sotto i penultimi, che risultavano francesi col 79,5%.
E adesso? Boh... Scottati dai dati che svergognavano gli eletti all’assemblea, i depositari delle informazioni sono diventati via via più avari di notizie. Al punto che quando l’eurodeputato radicale Marco Cappato, in ottobre, chiese ufficialmente di vedere le tabelle delle presenze per fare luce sulla realtà dopo mille polemiche (come quella che aveva visto Renato Brunetta, accusato da un sito Internet di essere stato lui pure un po’ discolo a Strasburgo, fare fuoco e fiamme spiegando di avere partecipato negli ultimi anni al 66,9% delle sedute) il segretario generale Harald Rømer gli rispose picche: poteva chiedere solo i dati suoi. Fine: «Non esiste alcun documento consolidato che riporti il numero totale di presenze per deputato alle diverse riunioni ufficiali» e il regolamento «non obbliga in alcun modo le Istituzioni a creare documenti per rispondere ad una richiesta».
Una risposta burocraticamente impeccabile, ma politicamente reticente. Ricevuta la quale il parlamentare, convinto che le democrazie «basate sulla preminenza del diritto sono tenute all’osservanza del principio della pubblicità», ha presentato una risoluzione per impegnare l’Europarlamento alla massima trasparenza. Quello centrale è il punto 5. Che sprona a «varare, prima delle elezioni europee del 2009, un piano d’azione speciale per assicurare sul proprio sito web, ad esempio nel quadro dell’iniziativa e-Parlamento, una maggiore e più agevole disponibilità di informazioni». Gli obiettivi nel mirino sono soprattutto due. Primo: «attività, partecipazione e presenza dei deputati europei ai lavori parlamentari in termini assoluti, relativi e percentuali, rendendo tali dati disponibili ed accessibili ai cittadini anche mediante criteri di ricerca». Secondo: «le indennità e le spese dei deputati, conformemente alla posizione assunta dal Mediatore», cioè il difensore civico europeo, «nonché tutte le dichiarazioni di interessi finanziari per tutti i deputati al PE, e tali informazioni sono rese disponibili in tutte le lingue ufficiali dell’UE ».
Bene: la risoluzione è passata. Con una maggioranza larghissima: 355 voti a favore, 195 contrari, 18 astenuti. Evviva. Ma è la lettura degli elenchi di come hanno votato questo e quel parlamentare a essere particolarmente istruttiva. Il centro- sinistra italiano, memore della legnata alle elezioni di aprile dove lasciò che il tema dei tagli ai costi della politica fosse impugnato dalla destra, è stato infatti compatto: dagli ex margheritini ai comunisti al cane sciolto Gianni Rivera. Tutti favorevoli e nessun contrario. La destra, invece, si è spaccata. E se i leghisti Erminio «Obelix» Boso e Mario Borghezio hanno votato a favore della trasparenza insieme coi «neri» Roberto Fiore e Luca Romagnoli, il «pensionato» Carlo Fatuzzo, il ciellino Mario Mauro e Jas Gawronski, i rappresentanti del Pdl si sono massicciamente trincerati sul no. Sia i forzisti berlusconiani (dall’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, da Guido Podestà a Elisabetta Gardini, da Lia Sartori fino a Beppe Gargani) sia i nazional- alleati Roberta Angelilli, Domenico Basile, Sergio Berlato, Antonio Mussa, Nello Musumeci, Salvatore Tatarella. Potete scommettere che oggi diranno in coro che no, il loro voto contro la risoluzione per la massima trasparenza non era contro la massima trasparenza e a favore del top-secret sugli assenteisti e che aveva delle serissime motivazioni e che la sinistra è stata compatta solo per motivi strumentali eccetera eccetera eccetera. Ma il punto resta: che messaggio arriva agli italiani, dopo mesi di furenti invettive contro l’assenteismo altrui?
Gian Antonio Stella
15 gennaio 2009 ]

14/01/09

Sulle spiegazioni dell’Onorevole la Russa e altro

Che nella coalizione di Governo ci sia un po’ di confusione è certamente vero se l’onorevole Ignazio La Russa si precipita a spiegare che “quanto detto da Fini sulla giustizia è in perfetta sintonia con quanto in precedenza affermato dal Premier Berlusconi”. E non si limita solo a ciò ma spiega come deve esser letto quanto dichiarato dal suo ex segretario oggi Presidente della Camera Fini. Ma siamo sicuri che c’è bisogno di spiegare quello che l’onorevole Fini ha detto? A mè sembra che Fini sia stato essenziale e molto chiaro nelle sue affermazioni e non ha certo bisogno, per esser compreso, delle spiegazioni di La Russa.
Che dire poi delle affermazioni della Moratti su Malpensa o di quelle della Lega Nord sulla tassa d’ingresso subito sbugiardate dallo stesso Premier o ancora sempre della Lega quelle su Malpensa? O di alcune affermazioni del leder dell’MPA Lombardo?.........
Non si preoccupi onorevole La Russa certo tutto ciò non è di grosso aiuto per il centrosinistra soprattutto in una così grave crisi economica. Ed è sulle risposte da dare alla crisi che il centro sinistra deve trovare il consenso popolare per imporre al Governo il percorso più giusto da seguire e per recuperare consensi.
Resta comunque il fatto che questa maggioranza comincia a scricchiolare e se scricchiola un po’, dovrebbe gioirsene onorevole La Russa perché, mi creda e lo dico nel suo interesse, non credo che questa fusione fredda dentro un PDL con un unico Padrone gioverebbe molto al futuro del suo nuovo partito così come certamente non stà giovando al futuro del Paese.
Vivaddio è acclarato che il centro destra governa il Paese (capisco che Ella può a momenti essere attraversato dall’amletico dubbio “SOGNO O SON DESTO ma si tranquillizzi è proprio desto) e lo governerà (ha legittimamente vinto le elezioni politiche) sino alla fine della Legislatura ma non stà scritto da nessuna parte che per far ciò dovete sempre fare e dire e pensare secondo gli umori del vostro Premier, che, sia ben chiaro, resta sempre il vostro Premier e nessuno vuole rubarvelo, ma forse ne guadagnerebbe Lui stesso di qualche critica e qualche distinguo almeno quando macroscopicamente, come d'altronde accade ad ogni essere umano, sbaglia.
Bhe dopo la vicenda ultima alla Camera dove Fini ha giustamente rimproverato a Vito e alla CDL di non rispettare il Parlamento chissà come si darà ancora da fare La Russa?
E che dire della Buongiorno che ha opportunamente elogiato il rispetto per le Istituzioni di Giulio Andreotti quando condannato a 24 anni per l’omicidio Pecorella ebbe a dire “ho piena fiducia nella Magistratura”? e così fù.
Ma se l’immagina la nostra brava e competente avvocatessa cosa avrebbe detto il suo attuale Presidente del Consiglio visto tutto quello che ha già fatto per sottrarsi sempre alle istituzioni che lo chiamavano a rispondere di ipotesi di reato? E cosa ne pensa?

12/01/09

Brunetta e la PA

Brunetta: "L'impiegato del catasto si vergogna di dire al figlio cosa fa"
E della Cgil dice: "E' il mio grande nemico: non ha detto un solo sì"
La replica: "E' passato dalla megalomania alla paranoia"

ROCCARASO - Nuovo attacco del ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta agli impiegati della Pubblica Amministrazione. "Il tornitore alla Ferrari ha il sorriso e la dignità di dire al figlio che cosa fa, l'impiegato al catasto no", ha detto Brunetta parlando a 'Neveazzurra', la kermesse politica invernale del Pdl.
Dunque per il ministro della Pubblica amministrazione al momento alcuni dipendenti della pubblica amministrazione (Brunetta fa l'esempio dei professori, dei burocrati, degli impiegati del catasto) "si vergognano" di dire al figlio il proprio mestiere. Il ministro ha più volte accusato gli impiegati pubblici di essere dei "fannulloni".
Il ministro ha anche annunciato che per migliorare la Pubblica amministrazione userà il bastone e la carota. La carota - ha spiegato - è quella di "dare più dignità" ai dipendenti della Pa. Per il ministro della Pubblica amministrazione "la nostra burocrazia deve essere come la Ferrari. Una rivoluzione - conclude - è possibile".
Un altro strumento per favorire l'aumento della produttività, ha detto ancora Brunetta, sarà il "sistema delle freccette", mutuato da eBay: "Chiunque di voi abbia comprato qualcosa su eBay alla fine della transazione sa che compaiono tre freccette: ovvero tu sei tenuto a dare il suo giudizio sulla transazione". Anche nella P.A. pertanto da fine gennaio "chi offe un servizio sarà giudicato e chi fruisce della transazione avrà in mano questo strumento di giudizio".
Il sistema si avvarrà anche dell'Ufficio relazioni con il pubblico, che verrà rinnovato: "A fine gennaio partirà l'esperimento della 'Linea amica'. Nella pubblica amministrazione c'è un ufficio che si chiama 'Urp', ovvero ufficio relazione con il pubblico. Ora si tratta di un localetto nascosto, ovvero ogni amministrazione che risponde ai cittadini con la bocca storta...Faremo un 'grande Urpone' unico che sarà collegato con tutti gli uffici delle amministrazioni".
L'attacco alla Cgil. Il ministro si è scagliato anche contro la Cgil: "E' il mio grande nemico. - ha dichiarato - La Cgil non ha detto un solo sì. I sindacati sono importanti, ma quando sono conservatori non servono al paese. Spero che si ravvedano".
E la replica. "Il ministro Brunetta passa dalla megalomania alla paranoia", ha replicato Carlo Podda, segretario generale della Fp-Cgil. "Il ministro - ha detto ancora Podda - resosi conto che ormai l'opinione pubblica ha smesso di abboccare agli annunci di miracolosi risparmi e recuperi di efficienza nei servizi pubblici, visto che ciascun cittadino e impresa è in grado di verificare che tutto è come prima, ha deciso di individuare 'il nemico' e manco a dirlo il nemico è chiunque osi avere un parere diverso dal suo".
(11 gennaio 2009)

All’inizio sembrava, al di là di un linguaggio diciamo un po’ colorito, che questo nostro ultimo Ministro della PA fosse davvero intenzionato a “rivoluzionare” finalmente una PA da troppi anni autoreferenziale e costosissima e questo nonostante fosse il ministro di un Governo in parte colluso con la PA (AN, MPA ) e dall’altra (Lega Nord) in forte contrasto con la stessa.
Il tempo ancora una volta ci è stato nemico e oggi Brunetta ci appare per quello che realmente è. Un gran “chiaccherone” che cerca forse col suo tanto parlare di recuperare i centimetri che gli mancano e del ministro riformatore non è rimasto più nulla.
Tutta la “dirigenza” della PA resta immutatamente ferma al suo posto.Ma avete mai visto una azienda che per rinnovarsi mandi a casa tutti i suoi dipendenti lasciando al loro posto i dirigenti? Io no.
E che fa i nostro Ministro? Si mette a dar “punizioni” e a tirate d’orecchio all’ultimo impiegatuccio…….stando ben attento a non toccare mai i dirigenti ma anzi restaurando usi e costumi della dirigenza che erano propri di un ventennio non molto lontano. Caro ministro con i Kapò non potrai mai fare una seria riforma della PA. Erano proprio i dirigenti quelli che per primi dovevano esser colpiti e dove necessario rimossi ed era a loro che andava data la piena responsabilità del lavoro che dirigono. Ci sarebbe così stato un salutare fenomeno a cascata sull’impegno e responsabilità che rappresentano comunque le basi di qualunque riorganizzazione in un ambiente di lavoro.
Ma si sa: nella PA i dirigenti nascono sotto i cavoli dei partiti e nessuno deve toccarli. Lo sanno molto bene FI ed AN e sembra che da un po’ l’abbia appreso anche la Lega (della sinistra non dico perché haimè i fatti stanno lì a confermarci lo stesso malcostume).
E allora giù a sparare grandi “ca...te” sull’”Urpone” (basta la parola come diceva un caro antico carosello) per i reclami e “dalli al fannullone” e così via e intanto tutto resta fermo come sempre e i costi della PA continuano nonostante i tanto declamati e indiscriminati tagli sbandierati dal ministro Tremonti a lievitare quasi quanto la sua cronica inefficienza.
Tanto come per la “tragicommedia italiana” dell’alitalia (l’ho scritta in piccolo perché la “nuova alitalia” è davvero piccola cosa), che ha avuto e ha anch’essa quali principali interpreti tutti i partiti (anche quelli che oggi non sono in Parlamento), a pagar conto c’è sempre Pantalone.

09/01/09

Il decoro

Il Decoro

Leggo dal corriere uno splendido articolo di Gian Antonio Stella sulla scomparsa della “pietas” nel nostro Paese sacrificata per un mondo “d’immagine” e “decoro” che tra l’altro rischia sempre più di crollarci addosso. Non dimentichiamo che durante il fascismo fù coniata l’espressione “immoralità costituzionale” per rinchiudere nei manicomi quelli che offendevano proprio il “decoro”. Comincio a pensare che - magnificamente aiutati da pessimi “rappresentanti del popolo” e da una politica che non riesce a guardare oltre la caduca apparenza del quotidiano - stiamo divenendo “sempre più cattivi”…..

[ In difesa dei clochard lasciati al gelo
Da Mestre a Genova, la linea dura con gli emarginati. Stazioni chiuse di notte, coperte negate, «bravate»
( dal corriere della sera del 9 Gennaio 2009: http://www.corriere.it/cronache/09_gennaio_09/clochard_gelo_notte_gian_antonio_stella_5e27ecd4-de1e-11dd-a05b-00144f02aabc.shtml )

«Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo», spiega Gesù nel Vangelo di Matteo. Eppure non passa giorno nel nostro (sedicente) cattolicissimo Paese senza che tanti (sedicenti) cattolici con la bocca piena di parole bellicose in nome delle tradizioni cattoliche mostrino un quotidiano disprezzo verso chi «non ha dove posare il capo». Un esempio? L'altolà della polizia ai volontari che portavano tè caldo ai clochard rifugiati nella stazione di Mestre: «Non avete l'autorizzazione».
FEROCIA BUROCRATICA - Degno cesello all'ottusa resistenza opposta dalla società Grandi Stazioni al Prefetto che in questi giorni di neve e gelo, segnati dalla morte di un clochard a Vicenza, ha dovuto fare la faccia dura per ottenere che gli androni delle due stazioni veneziane non fossero più chiusi e sbarrati dall'una di notte alle cinque di mattina. Quello della città serenissima, dove la Regione ha drasticamente tagliato negli ultimi due anni gli aiuti ai senzatetto (ai quali destina un quarto della somma stanziata per le feste di compleanno della Repubblica del Leon) è però soltanto l'ultimo di una catena di episodi che marcano una continua e progressiva indifferenza, se non proprio insofferenza, nei confronti degli «ultimi tra gli ultimi». Basti ricordare la morte di «Babu» sotto i portici del Teatro Carlo Felice di Genova dopo la sbrigativa operazione di «pulizia» (o «polizia»?) con la quale alla vigilia di Natale erano state buttate via le coperte «sporche» regalate ai senzatetto dalla Caritas. O la bravata criminale dei quattro teppisti riminesi che hanno dato fuoco a un clochard «per noia». O ancora la motivazione surreale della multa di 160 euro data a fine dicembre da certi poliziotti fiorentini a poveracci che passavano la notte all'addiaccio: «Dormiva in modo palesemente indecente».
DECORO - «Il decoro! Il decoro!». Questa è l'obiezione che si leva. La stessa che ha spinto il Comune di Verona, guidato da Flavio Tosi, a pretendere che la carta d'identità dei «barboni» venisse cambiata. Prima, alla voce «indirizzo », c'era scritto: «Via dell'Accoglienza». Un piccolo eufemismo, un po' ingenuo, per non marchiare il titolare del documento. Adesso no: «Senza indirizzo ». Per carità: ineccepibile. Però, «dietro», c'è tutta una filosofia. Sempre più tesa a tenere ben separati «noi» e «loro». Sempre più allergica a chi «rovina» l'immagine delle città. Sempre più sbuffante verso gli emarginati. Fino a spingere tempo fa l'allora sindaco di Vicenza Enrico Hullweck a vietare l'accattonaggio ai medicanti affetti da «deformità ributtanti». Una definizione che, al di là delle colpe di certi truffatori (da colpire: ovvio), suonava oscena e offensiva per ogni disabile. Eppure, quei «barboni» che oggi danno tanto fastidio a una società spesso indecente ma ringhiosa custode del feticcio della «decenza», sono una parte della nostra vita.
DA SEMPRE - Della vita religiosa, come ricorda la scena di San Francesco che dona il mantello a un povero nel ciclo di affreschi di Assisi attribuiti a Giotto. Della vita musicale, come ci rammentano le storie del suonatore di organetto che cammina scalzo nella neve, ne Il viaggio d'inverno di Franz Schubert, senza incontrare chi gli metta un centesimo nel cappello oppure della Frugola che ne Il tabarro di Giacomo Puccini, è «perennemente intenta a rovistare tra i rifiuti». Fanno parte della nostra vita letteraria, dal barbone Micawber nel David Copperfield di Charles Dickens all'Andreas Kartack de La leggenda del santo bevitore di Joseph Roth fino a Il segreto di Joe Gould, il brillante intellettuale laureato ad Harvard che aveva deciso di vivere da clochard per scoprire l'essenza dell'uomo «tra gli eccentrici, gli spostati, i tubercolotici, i falliti, le promesse mancate, le eterne nullità» e insomma tutti quelli senza casa: «gli unici tra i quali mi sono sempre sentito a casa». Per non dire del cinema, dall'irresistibile Charlot il vagabondo al tenerissimo Miracolo a Milano di Vittorio De Sica, da Archimède le clochard con Jean Gabin al Bodou salvato dalle acque di Jean Renoir fino a La ricerca della felicità, di Gabriele Muccino, benedetto da trionfali successi al botteghino. Prova provata di come in tanti riusciamo a palpitare e commuoverci e fare la lacrimuccia per le sventure di Copperfield o di Will Smith, costretto dalla corte a vivere come un barbone. E usciti dal cinema scansano l'ubriacone a terra sul marciapiede: «Dio, quanto puzza! ». Eppure, le cronache di questi anni ci hanno insegnato a conoscere un po' di più, i nostri «santi bevitori». Finiti spesso sotto i ponti, dicono i dossier, magari solo perché lo Stato, dopo aver abolito l'orrore dei manicomi, si è dimenticato di trovare delle alternative decenti per coloro che non ce la fanno ad affrontare da soli l'esistenza e non hanno una famiglia in grado di farsi carico del fardello. Oppure perché travolti da rovesci della vita. O sconvolti dal tradimento delle persone in cui credevano. O schiacciati da un dolore troppo grande.
PIRANDELLO, ODESCALCHI, BOBBO -Persone come Luigi Pirandello, che aveva capelli lunghi e barba, era omonimo dello scrittore di cui il padre era cugino, aveva studiato, parlava inglese e francese ma girava nel centro di Roma spingendo un carretto dove raccoglieva cartoni. O Filippo Odescalchi, figlio di don Alessandro Maria Baldassarre, principe del Sacro Romano Impero, discendente di papa Innocenzo XI, che abbandonò all'inizio degli Ottanta il palazzo di famiglia in piazza Santi Apostoli per andare ad abitare sotto il colonnato di Palazzo Massimo insieme con una donna e un barbone che indossava sempre il frac e il papillon, si presentava come «Ele D'Artagnan, attore cinematografico, figlio del grande Toscanini» e chiedeva a tutti un appuntamento con Federico Fellini: «Deve darmi una buona parte nel prossimo film perché poi ho deciso che mi ritiro». Persone come Eugenia Bobbo, che in gioventù era stata una bellissima ragazza di Chioggia e aveva fatto perdere la testa a un erede di José Echegaray y Eizaguirre, matematico, drammaturgo, politico, ministro spagnolo, insignito nel 1904 del Nobel per la letteratura. Rimasta vedova, si era lasciata andare. Quando morì, i giornali scrissero che «per trent'anni aveva vissuto da barbona sotto i portici di palazzo Ducale, tra una panchina di marmo e la quinta finestra al pianterreno », che «parlava quattro o cinque lingue, aveva una cultura impressionante e in trent'anni non aveva mai chiesto l'elemosina» e viveva delle premure di un po' di nobildonne, prima fra tutte la spagnola Duchessa di Alba e raccontava: «A teatro, quand'ero giovane, tutti i binocoli erano puntati su di me». Persone che, per i motivi più diversi, si lasciano alle spalle tutto. E alle quali, oltre a qualche coperta in questi giorni di gelo, una cosa almeno la dobbiamo: un po' di rispetto. Rifugio dal gelo La stazione di Mestre
Gian Antonio Stella 09 gennaio 2009 ]

01/01/09

Auguri per il nuovo anno

Auguri a tutti per un buon 2009 e.....speriamo bene per tutti.
pidario

OK notizie