18/03/08

Ottime battute da Veltroni. Così si può davvero vincere

critiche alla sinistra: «Parlano ancora di lotta di classe. Noi siamo contro la poverta'»

«Abbassare gli stipendi dei parlamentari»

Veltroni: «Bisogna unificare le retribuzioni dei nostri politici a quelle dei loro colleghi europei»

NOVARA - Abbassare i costi della politica. Partendo dalle retribuzioni dei parlamentari. Walter Veltroni, durante il comizio a Novara - un'altra tappa del suo tour in giro per l'Italia - denuncia la sproporzione tra i trattamenti economici dei politici italiani rispetto ai loro colleghi europei. «Non possiamo più stare in un Paese con gli stipendi più bassi e le retribuzioni dei parlamentari più alte del resto d'Europa - denuncia il segretario del Pd, candidato premier alle elezioni politiche del 13 e del 14 aprile -. Dobbiamo unificare le retribuzioni dei parlamentari agli altri Paesi europei. Non dico questo - aggiunge Veltroni - perché sono tentato di indulgere nell'anti-politica, ma perché la politica deve recuperare sobrietà ed efficienza».
NO ALLA LOTTA DI CLASSE - L'ex sindaco di Roma torna poi a punzecchiare la Sinistra-l'Arcobaleno, e il suo leader Fausto Bertinotti: «Divento pazzo a sentirli parlare ancora di lotta di classe contro i padroni - dice dal palco nel Cortile del Broletto, davanti a 2.500 persones - Ma oggi si può? Chi sono oggi i padroni di cui parlano? Ci sono milioni di piccoli e medi imprenditori oggi in Italia, spesso sono ex operai diventati artigiani... Bisogna non conoscere l’Italia per invocare la lotta di classe». Veltroni sottolinea inoltre non solo le differenza con il Pdl, che si è «spostato sempre più a destra, imbarcando la Mussolini e tagliando i rapporti con il centro di Casini» ma anche, appunto, con la sinistra radicale: «Oggi noi siamo liberi. E prendiamo le distanze dallo slogan "anche i ricchi piangono". Abbiamo un'altra idea e siamo liberi di dirla liberamente: come diceva Olof Palme, non siamo contro la ricchezza, siamo contro la povertà».
17 marzo 2008

(fonte corriere della sera 17-03)

2 commenti:

Donna Cannone ha detto...

Buongiorno!
Scrivo arrivando dal blog de Il Russo, e no mi collego tanto al Suo post, quanto, vedendo che è psichiatra, per permettermi l'impertinenza di chiederLe una cosa che mi incuriosisce e che non ha, per me, risposta.

Mi collego ai miei post: http://blog2piazze.blogspot.com/2008/02/torce-umane.html

e
http://blog2piazze.blogspot.com/2008/02/torcia-umana-in-campidoglio.html

e, se non Le dispiace spendere 2 minuti per /con me, Le chiedo quali siano le (principali) dinamiche psichiche che portano l'essere umano a forme di ribellione autolesive come il darsi fuoco.

La ringrazio se vorrà rispondermi, e La saluto cordialmente!

La Donna Cannone

pidario ha detto...

Cara donna cannone mi fai una domanda alla quale è difficile rispondere.
I comportamenti autolesionisti sono una cosa mentre il “darsi fuoco in piazza” come gesto politico estremo è cosa diversa e se poi a darsi fuoco è un monaco la cosa cambia ancora.
Proverò comunque a risponderti.
Un esempio della storia dei giorni nostri:
Un uomo di 26 anni si e' dato fuoco venerdi' scorso davanti alla pagoda Shwedagon di Rangoon, il tempio buddista piu' venerato del Paese, in segno di protesta contro la giunta militare. Stando a quanto riferito oggi da una fonte ospedaliera, l'uomo e' ricoverato in condizioni critiche, con gravi bruciature sul corpo.
Secondo il racconto di alcuni testimoni, migliaia di pellegrini si stavano radunando venerdi' scorso alla pagoda, per una festivita' buddista, quando l'uomo si e' fatto largo urlando "abbasso la giunta militare", ha cominciato a cospargersi di benzina e si e' poi dato fuoco. Si tratta del primo caso di autoimmolazione in Birmania da quando il regime militare ha conquistato il potere nel 1962.
La Pagoda Shwedagon e' stata anche il fulcro delle proteste pacifiche dello scorso settembre, guidate dai monaci buddisti e soppresse con la violenza dall'esercito.

I comportamenti autolesivi rientrano, per la psichiatria, nel grande capitolo delle “malattie dell’umore” la depressione e le patologie maniacali. Non stò a farti l’elenco quasi infinito delle varie forme di queste “malattie”.
Non và pero ignorata, come spesso la psichiatria ufficiale finisce per fare, la realtà soggettiva e l’ambiente nel senso più ampio che circondano il soggetto.
Nel caso passato alla storia del gesto estremo di Jan Palach in piazza S. Venceslao diviene difficile, forse anche e soprattutto per il senso che si è voluto dare al gesto, parlare di “malattia” come ben comprenderai. Così come ancor più complesso appare il “sacrificio” ad impronta religiosa che sembra ancor più elevare il gesto autolesivo a condotta di “coraggio estremo”.
Se però, pur contestualizzando l’evento, proviamo a collocarlo sul soggetto, al di là dei significati più ampi e profondi che gli possiamo o vogliamo attribuire, resta sempre una “profonda tristezza per la sconfitta della vita di un essere umano”. E al di là della nostra personale “religiosità” rimane evidente la sconfitta della vita alla quale almeno io mi sento in dovere di ribellarmi.
E allora senza scomodare la Psichiatria e il concetto di malattia che potrebbero banalizzare il “gesto” possiamo dire che “non c’è situazione della vita dell’uomo che possa o debba indurre a gesti così estremi” e può esservi “pietosa comprensione” ma mai giustificazione. Pensa ai “gesti estremi” che sovente assurgono alle nostre cronache attuali quali sono quelli di “palestinesi” (per fare un triste esempio) che si “esplodono” per la “loro causa” e che così facendo sopprimono la loro esistenza insieme a tante esistenze del “nemico”. Non chiameremo costoro depressi o altro. Non sarebbe giusto, almeno per quel senso di “pietas” che nella nostra cultura latina ci appartiene a tutti, ma dovremo parlare di comunità malata….che è altra cosa rispetto alla malattia del singolo.
Mi fermo qui per ora e spero di esserti stato di un qualche aiuto.

OK notizie