26/01/08

La legge elettorale

Sono sicuro che il Capo dello Stato darà un mandato esplorativo per un governo a termine che porti avanti la riforma della legge elettorale e dei regolamenti parlamentari.

Stupisce che Mastella si sia dimesso da ministro di Grazia e Giustizia ma non da segretario del suo partito; forse perché il partito è proprio suo, è, come dire, una cosa di “famiglia” e lui alle cose di “famiglia” ci “tiene”.

Ma quale sarà la legge elettorale possibile?

Perché la decisione per una legge elettorale non è ininfluente perché il Capo dello Stato dia un reincarico. Se davvero si intravedesse una convergenza ampia su una ipotesi di legge elettorale sarebbe più facile per il Capo dello Stato frenare “l’impeto” berlusconiano-leghista al quale subito si è accodato il nuovamente “fido” Fini.

E quale è una legge elettorale che possa garantire ampie convergenze?

Una legge

-che permetta innanzi tutto ai cittadini di scegliere il candidato all’interno del partito che votano,

-che ponga uno “sbarramento al 5-6%,

-che imponga la presentazione di un programma breve e chiaro soprattutto per quei partiti che dovranno unirsi per evitare lo sbarramento,

-che indichi a chiare lettere l’impossibilità per il parlamentare eletto con un partito di passare ad altro partito durante la legislatura (il parlamentare potrà dimettersi dal partito ma non potrà conservare la carica di parlamentare e gli succederà il primo dei non eletti del partito dal quale si dimette),

-che indichi l’impossibilità delle candidature in più collegi dello stesso parlamentare,

-che dia un piccolo premio di maggioranza al partito che prende più voti (15 deputati e 5 senatori ad esempio),

-che sia proporzionale

Una siffatta legge elettorale potrebbe essere accettata da un ampio schieramento ma soprattutto verrebbe letta dai cittadini come un valido tentativo dei partiti di riavvicinarsi a loro.

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