11/11/07

Ma Perugia non è l'inferno

Leggo e riporto dal Corriere della Sera ( http://www.polare.com/news/click/-0,3644200/ ) uno splendido articolo di Beppe Severgnini nel quale l'autore fà riferimento al rischio di "cognizzazione di Perugia...."

Nel mio precedente post avevo fatto altro tipo di riflessione.

Quì mi pare che Severgnini colga in pieno un aspetto della spettacolarizzazione mediatica e dei rischi che ne possono derivare e propongo la lettura del suo articolo.

Su una espressione da lui usata "l'episodio statisticamente irrilevante..." certamente attinente per quello che di seguito si dice ho comunque qualche riserva per come potrebbe essere mal interpretata dal lettore.

la polemica

Ma Perugia non è l'inferno

La «cognizzazione» del luogo della tragedia. E anche Erasmus assume tinte fosche

Perugia, improvvisamente, appare una città perduta. Una delle "P cities" di cui andiamo fieri nel mondo - le altre sono Padova, Pavia, Parma, Piacenza, Pisa, Pistoia - diventa, di colpo, infernale. Sette secoli di università (1308) dimenticati di colpo: demoni travestiti da studenti si aggirano tra i saliscendi del centro, in cerca di trasgressioni e vittime. E' la "cognizzazione" di Perugia: un luogo fisico, a causa di una tragedia, diventa la gabbia dei nostri incubi. Il capoluogo umbro come Cogne, Novi Ligure, Erba, Garlasco. Meccanismo comprensibile, ma irrazionale: l'episodio, statisticamente irrilevante, diventa un simbolo potente. Non accade solo a Perugia. Anche Oxford, anni fa, quand'è morta una studentessa per droga, ha smesso d'essere una delle migliori università del mondo, ed è diventata una palestra di viziosi. Una Sodoma accademica, l'incubo del secolo per la settimana in corso: poi è passata. Un delitto feroce funziona come un riflettore puntato negli occhi: la luce è molta, ma si vede poco cosa accade intorno. E intorno, in una città come Perugia, accadono cose normali. I ragazzi, italiani e stranieri, si ritrovano vicino alla Fontana Maggiore, e si cercano al cellulare. La trasgressione più comune è finire a letto con una compagna di corso: cosa che avviene da qualche secolo, quando le orbite dei ventenni s'incrociano. Questa non è una difesa d'ufficio di Perugia, anche se potrebbe averne bisogno. E' un tentativo di ragionare sulla rappresentazione del mondo, in questi tempi di ansie disinformate, colorate dalla televisione, amplificate dai blog. Lo studente medio nella città universitaria media non è un pervertito. Corre meno rischi, rispetto a una grande città come Milano o Roma: se non altro, dovunque vada, può tornare a casa a piedi la sera. Ma cosa può pensare una famiglia la cui figlia diciottenne è partita per studiare a Perugia (Padova, Pavia, Parma, Piacenza, Pisa)? Penserà che la espone a rischi immensi, e probabilmente sarà tentata di tenerla vicina, rimandando il distacco, indispensabile rito di passaggio. E' vero: s'è alzata, anche in Italia, la soglia del divertimento. La sbornia rovinosa, che abbiamo sempre considerata stupida, sta diventando normale. Il sesso, per alcuni, non è più un'esplorazione emozionata, ma un eccesso da raccontare (a voce, col telefono, su internet). Le notti in bianco, fino a qualche anno un'eccezione magica, sono diventata un'abitudine sfiancante, da riempire come càpita. Tutto vero, purtroppo. Ma trent'anni fa la vita universitaria era più pericolosa: l'arroganza incosciente, spesso sfociata nel terrorismo, era endemica (lo so, c'ero). Gli assassini di Meredith sono poveri disgraziati convinti - per via chimica o isterica - d'essere superuomini. Rappresentano - sono convinto, dopo tanti viaggi, molti incontri e un po' d'insegnamento - una minoranza disastrosa. Non la norma. Ma la "cognizzazione" di Perugia spinge in direzione opposta. Le notizie s'infilano dentro una prisma che le deforma. "Raffaele Sollecito ha fatto l'Erasmus in Germania...": e anche l'Erasmus - il più saggio investimento europeo degli ultimi vent'anni, i soldi spesi meglio nella storia della UE - assume una tinta fosca. Quando la giovane Chiara - milanese o napoletana, triestina o genovese - dirà allo zio "...vado in Erasmus" , lui la guarderà ansioso. Dovrebbe invece darle un premio, qualche soldo e una pacca sulle spalle. Qualcosa del genere sta accadendo anche a Firenze, dove vivono, studiano e si divertono cinquemila studenti americani. Molti bevono troppo e male, è vero. Ma invece di sfruttare la ricchezza rappresentata da questi ragazzi - iscritti alle migliore università, si porteranno negli USA memorie e legami italiani - la loro presenza viene ignorata, nel resto d'Italia. Fino allo stupro, alla violenza, alla pessima notizia. Allora, di colpo, vediamo, sappiamo, giudichiamo tutto. Torno a Perugia mercoledì: un vecchio invito dell'Università per Stranieri, che intendo onorare. Cercherò di ricordare una frase di Henry James, che qualcuno ha saggiamente incollato su Wikipedia: " Forse farò un favore al lettore dicendogli come dovrà trascorrere una settimana a Perugia. La sua prima cura sarà di non aver fretta, di camminare dappertutto molto lentamente e senza meta e di osservare tutto quello che i suoi occhi incontreranno". Osservare, prima di giudicare. Un delitto è un episodio orrendo e sbagliato: non la prova di un destino cambiato.

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