18/09/07

Leggo da Repubblica “IL COMMENTO:Il popolo che cerca il giudizio universale di EUGENIO SCALFARI”


“DICONO che Prodi, a chi gli faceva osservare con disappunto che il consenso attorno al suo governo non dava alcun segno di ripresa nonostante il discreto andamento dell'economia e alcuni provvedimenti del governo senz'altro positivi, avrebbe risposto: "Non ti preoccupare. Già la Finanziaria del 2007 comincia ad esser giudicata in modo più favorevole dei mesi scorsi. Abbiamo ancora quattro anni di tempo. Alla fine della legislatura la maggioranza degli italiani darà un giudizio favorevole sul nostro operato".
Può darsi che Prodi abbia ragione e che le cose andranno così. Come cittadino e anche come giornalista che ha sempre riconosciuto al presidente del Consiglio una tenacia a prova di bomba, me lo auguro. Però non sono d'accordo. Per due ragioni. La prima è che l'attuale consenso riscosso dal governo è tecnicamente troppo basso, come un aereo che è sceso talmente verso terra da correre ad ogni attimo il pericolo di avvitarsi su se stesso rendendo inutile e anzi impossibile ogni tentativo di recuperare la linea di volo.
Ma la seconda ragione è ancora più decisiva della prima: cresce la quantità di cittadini che rifiutano in blocco questa classe politica.
Che questo atteggiamento si possa definire antipolitico (come personalmente ritengo) oppure politico al massimo grado perché non è frutto di indifferenza ma di partecipazione attiva e combattiva (come sostengono rabbiosamente tutti quelli che hanno risposto all'appello del "Vaffa-day") è questione opinabile, ma non cambia la sostanza nelle cose. C'è un crescente rifiuto di "questa" politica di "questi" partiti, di "questi" uomini politici.
Tutti, nessuno escluso. Loro e tutto il mondo che - secondo le persone che condividono quello stato d'animo - ruota intorno a loro.
Rifiuto totale. Su tutti i piani e a tutti i livelli: le tasse, la sicurezza, la legalità, le disuguaglianze, la libertà. Pollice verso su tutto. Se ne devono andare.
Dopo il mio articolo su Grillo ho ricevuto 57 lettere tutte dello stesso tenore. Alcune, non tutte ma parecchie, scagliano il loro "Vaffa" declinato nella versione completa contro di me e la riga sotto concludono con un "cordiali saluti" in omaggio alla buona educazione d'un tempo.
Argomenti? Pochi. Uno in realtà ed è quello già citato: dovete andarvene, si deve ricominciare da zero, la nuova "agorà" sarà la rete, il metodo della democrazia rappresentativa non rappresenta nessuno, la forma non è sostanza ma pura e semplice ipocrisia, l'Italia non è quella che vedete dai vostri salotti ma quella di chi lavora e non guadagna abbastanza da poter campare.
Insomma tutto il male da una parte e tutto il bene dall'altra, le menzogne da una parte e la verità dall'altra, l'illegalità di qua e la legalità - quella autentica - di là. Questo è il modo di pensare di molti ed è in crescita.
Dubito molto che un taglio dell'Ici o dell'Ires o dell'Irpef possa modificare la situazione anche se bisogna continuare a lavorare come se si vivesse mille anni, guardando al domani e non solo all'oggi.
Dubito che serva spiegare e spiegarsi. Quando il pollice della folla è rivolto all'ingiù ci vogliono colpi di scena per fargli cambiare posizione. Ci vogliono emozioni che capovolgano emozioni di segno opposto. Questa équipe politica tutto può fare salvo che suscitare emozioni in proprio favore.
Per queste ragioni credo che sia molto difficile riportare l'aereo governativo a livello di crociera anche perché pochissimi del personale navigante mostrano di aver capito quello che sta accadendo.
E' probabile che tra sei mesi o tra un anno la gente sia stufa di esibire il pollice verso. Questo genere di ventate passa presto ma dietro di sé lascia un terreno devastato.
Il mitico Sessantotto insegna. Dopo arrivarono gli anni di piombo, l'indifferenza, il richiamo all'ordine. Una parte dei sessantottini di allora rientrò nel mondo della realtà concreta di tutti i giorni; altri finirono nella clandestinità, nel sangue e in galera; altri ancora fecero carriera nei percorsi che avevano vilipeso e desacralizzato.
Di solito va così. Ma qui non siamo in una situazione che consenta lunghe attese. Il tempo passa presto, come dice la canzone. Il distacco tra la città della politica e i sentimenti delle persone è diventato difficile da colmare.
Veltroni ci sta provando ma anche per lui le difficoltà aumentano.
Dicevo che ci vorrebbe un colpo di scena, un segnale preciso che inverta il "trend". Per esempio il taglio del numero dei ministri e dei sottosegretari.
Non annunciarlo ma farlo. La politica degli annunci è deleteria.
L'operazione del taglio dei ministri è difficilissima, come voler prendere il miele da un alveare mentre le api sono tutte nelle loro cellette e non hanno alcuna intenzione di volar via. Ma, se fatta con saggia incisività, sarebbe un colpo di scena coi fiocchi. Scommetto che non si farà. Quand'anche il presidente del Consiglio si convincesse alla bontà dell'operazione, non avrebbe i poteri per imporla.
Avrebbe bisogno che tutti i ministri e i partiti che sono dietro di loro fossero d'accordo; che ciascuno gli affidasse la sua lettera di dimissioni e si rimettesse alle sue decisioni. Ma saremmo nel mondo dei sogni e non ci siamo.
* * *
Il sondaggio fatto pochi giorni fa da Ilvo Diamanti dice che dei 300 mila cittadini che hanno firmato la proposta di legge Grillo il 58 per cento ha opinioni di sinistra e centrosinistra. Solo il 30 per cento si dichiara di centrodestra. Si sapeva che la sinistra è più sensibile della destra a queste sollecitazioni ma le percentuali sono assai eloquenti.
Una sinistra militante ha dentro di sé il mito della politica, l'ideale della politica. Della politica "alta".
Della politica nobile. Della politica delle mani pulite. Se la presa del potere si impelaga nel lavoro sporco la sinistra militante si sente tradita.
La legalità è tradita.
Gli ideali sono traditi. La rivoluzione è tradita. La palingenesi è tradita.
Anche la destra estrema coltiva questo tipo di mitologia e il tradimento contro di essa: la guerra tradita, la vittoria tradita, la nazione tradita.
La reazione a questi supposti tradimenti è il rifiuto di tutto l'esistente e la sua sostituzione con un nuovo esistente virtuale.
Il riformismo non funziona in questo modo; si accontenta di un passo per volta. Purché non sia un passetto, ma un passo deciso. Uno per volta va bene, ma che incida e lasci una traccia. Se non è un passo ma solo un passetto anche il riformismo militante entra in crisi. I compromessi saltano, le ambizioni individuali prendono il sopravvento, la compattezza degli intenti si disgrega, lo specchio del bene comune si rompe.
Solo il 30 per cento del centrodestra è sensibile agli appelli di Grillo, perché il centrodestra il suo Grillo ce l'ha già e se lo tiene ben stretto. Si chiama Silvio Berlusconi, che da 15 anni fa politica in nome dell'antipolitica, che guida il più grosso partito italiano in nome della lotta ai partiti, che di battute ce ne ha una più di Grillo. Le fa perfino su stesso e ci si ride addosso contagiando quel riso a tutti i suoi fedeli. Lui è ben contento che ci sia Grillo che il danno lo fa a sinistra. A lui, a Berlusconi, i "Vaffa" gli rimbalzano. Colpiscono i suoi nemici, non lui.
La sinistra radicale forse non lo prevedeva, ma buona parte dei seguaci del "Vaffa" provengono proprio dalle sue fila.
E perfino dalla Lega. Dai Ds. Da tutti quelli che si sentono traditi. Si sentono offesi. Si sentono feriti. Li volete riconquistare con le detrazioni fiscali? Col poliziotto di quartiere? Con la confisca dei patrimoni mafiosi? Con la lotta alla prostituzione stradale? Con il recupero dei parametri di Maastricht? Ma via! Vogliono ben altro. Vogliono un giudizio universale. Una purificazione collettiva. Il regno dei giusti dopo le devastazioni dell'apocalisse che punisca i corrotti e i malvagi.
Attenzione: non è la rabbia degli esclusi e degli ultimi. Non è la protesta dei mendicanti di Brecht nell'"Opera da tre soldi". I protestatari non sono né esclusi né tantomeno ultimi. Ma non si sentono riconosciuti. Si sentono impoveriti nel portafoglio e negli ideali e questa è una miscela esplosiva.
* * *
Leggerete in queste stesse pagine gli esiti del sondaggio effettuato nei giorni scorsi sulle intenzioni di voto, confrontati con quelli del giugno scorso e con i dati delle elezioni 2006. Essi registrano una situazione drammatica per il centrosinistra rispetto ai risultati di un anno fa e un leggero recupero nel confronto col giugno scorso. Quanto al Partito democratico, migliora di un punto e mezzo rispetto a giugno ma non decolla. Non ancora. Spiccherà il volo dopo il 14 ottobre?
Intanto si moltiplicano gli appuntamenti di piazza. Alleanza nazionale in ottobre, Pezzotta e il "Family Day", Grillo anche lui in ottobre (ma ieri sera ha già fatto il suo show alla "Festa dell'Unità" di Milano), Berlusconi il 2 dicembre e vuole portarci due milioni di persone.
Senza contare il grande referendum dei lavoratori sul Welfare, decisivo anche ai fini della Finanziaria e della tenuta del governo.
Se si votasse oggi, dice il sondaggio, il 65 per cento degli interpellati dà la vittoria al centrodestra, solo il 12 al centrosinistra. Si possono certo opporre a questo sondaggio altri con esiti alquanto diversi, ma la visione comune è quella di un paese agitato, percorso da emozioni e incertezze, speranze e paure. Domina - così mi sembra - un'attesa di palingenesi con sfumature vagamente messianiche.
Quanto di peggio.
(16 settembre 2007)”

condivido pienamente i contenuti dell’articolo. Di una cosa non sono però convinto.Penso che Prodi dovrebbe trovare la forza e la capacità, che non credo gli manchi, di fare come appunto Scalfari dice qualcosa che ridia fiducia alla gente; che se poi non avesse davvero la forza per fare allora si faccia al più presto una legge elettorale e si torni a votare perché una democrazia ha bisogno anche di questo.

Postilla:mentre elaboro in ritardo il mio articolo vedo il nostro presidente del consiglio parlare in televisione da Bruno Vespa. Sogno che annunci che nei prossimi mesi si andrà ad un ampio rimpasto e alla riduzione dei ministeri (e dei sottosegretari) e che poi il governo proporrà una legge che riduca in modo drastico la pensione dei parlamentari tra i 3000 e i 5000 euro (per i parlamentari ”più navigati”) e che nella prossima finanziaria ci sarà una norma che limiterà i proventi dei manager pubblici a 300000 euro l’anno e………poi ..spengo la tv perché mi accorgo che stavo dormendo.

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