21/05/07

La Corte d'Appello di Milano ha confermato la condanna a 2 anni di reclusione per Marcello Dell'Utri e per il boss trapanese Vincenzo Virga

E del 15 Maggio la notizia di una seconda condanna per Dell’Utri ma la stampa non sembra in alcun modo interessata alla notizia che perciò riporto con stralci della sentenza (daAdnkronos e dal sito http://www.ilcannocchiale.it/blogs/style/bilancia/dettaglio.asp?id_blog=15419)

Milano, 15 mag. (Adnkronos/Ign) - La terza Corte d'Appello di Milano ha confermato la condanna a 2 anni di reclusione inflitta già in primo grado a Marcello Dell'Utri, così come a Vincenzo Virga. Il senatore di Forza Italia e il coimputato sono stati giudicati colpevoli di tentata estorsione nell'ambito della vicenda che vede al centro la pallacanestro Trapani. Secondo l'accusa negli anni '90 Publitalia sponsorizzò la squadra versando 1 miliardo e mezzo al presidente della società, Vincenzo Garraffa, per poi 'minacciarlo' al fine di riavere indietro la metà della somma versata, pari a 750 milioni delle vecchie lire.
"Nonostante questa condanna, ingiusta ma non sorprendente, non riesco a non provare ancora un senso di fiducia nella giustizia" ha commentato Dell'Utri

di seguito la sentenza dei giudici di Palermo "L'imputato ha voluto mantenere vivo per circa trent'anni il suo rapporto con l'organizzazione mafiosa (sopravvissuto anche alle stragi del 1992 e 1993, quando i tradizionali referenti, non più affidabili, venivano raggiunti dalla 'vendettà di Cosa nostra) e ciò nonostante il mutare della coscienza sociale di fronte al fenomeno mafioso nel suo complesso e pur avendo, a motivo delle sue condizioni personali, sociali, culturali e economiche, tutte le possibilità concrete per distaccarsene e per rifiutare ogni qualsivoglia richiesta da parte dei soggetti intranei o vicini a Cosa nostra (...). Si connota negativamente la sua disponibilità verso l'organizzazione mafiosa attinente al campo della politica, in un periodo storico in cui Cosa nostra aveva dimostrato la sua efferatezza criminale attraverso la commissione di stragi gravissime, espressioni di un disegno eversivo contro lo Stato, e, inoltre, quando la sua figura di uomo pubblico e le responsabilità connesse agli incarichi istituzionali assunti, avrebbero dovuto imporgli ancora maggiore accortezza rigore morale, inducendolo ad evitare ogni contaminazione con quell'ambiente mafioso le cui dinamiche egli conosceva assai bene per tutta la storia pregressa legata all'esercizio delle sue attività manageriali di alto livello (...). Vi è la prova che Dell'Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi in campo politico e, di contro, vi è la prova che la mafia, in esecuzione di quella promessa, si era vieppiù orientata a votare per Forza Italia nella prima competizione elettorale utile e, ancora dopo, si era impegnata a sostenere elettoralmente l'imputato in occasione della sua candidatura al Parlamento Europeo nelle file dello stesso partito, mentre aveva grossi problemi da risolvere con la giustizia perché era in corso il dibattimento di questo processo penale (...). E' significativo che Dell'Utri, anziché astenersi dal trattare con la mafia (come la sua autonomia decisionale dal proprietario ed il suo livello culturale avrebbero potuto consentirgli, sempre nell'indimostrata ipotesi che fosse stato lo stesso Berlusconi a chiederglielo), ha scelto, nella piena consapevolezza di tutte le possibili conseguenze, di mediare tra gli interessi di Cosa nostra e gli interessi imprenditoriali di Berlusconi".

Cos’altro dire?

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