31/05/07

Sconfitta collettiva di Gianfranco pasquino

Ottimo articolo dall’Unità ( http://www.unita.it/ ) di Gianfranco Pasquino che non abbisogna di commento:

Sconfitta collettiva

Gianfranco Pasquino

Prevedere le sconfitte elettorali e non fare niente per evitarle ovvero, quantomeno, ridimensionarle, non depone a favore di nessuno dei dirigenti del centrosinistra. Cercare di minimizzarle, mi pare, poi, un’operazione tanto ipocrita quanto controproducente. Certo, il Nord geografico include anche la Liguria e l’Emilia-Romagna (e dal ballottaggio di Parma potrebbe venire una gradevole sorpresa)... Ma fare spallucce dicendo che il Nord rappresenta un problema «non da oggi» per il centro-sinistra non riduce le proporzioni della sconfitta e non avvia in nessun modo a soluzione il problema. Neppure cercare i capri espiatori o, peggio, le bacchette magiche serve a salvare le coscienze e ancora meno a recuperare i voti. Tutti gli studiosi sanno, e persino qualche politico ha imparato, che nei comportamenti elettorali, che includono anche la decisione di non andare a votare, entrano una pluralità di motivazioni. Pertanto, qualcuno degli elettori del centro-sinistra ha mostrato la sua disaffezione standosene a casa. È recuperabile mostrando loro che il governo di centro-sinistra sa prendere decisioni e attuare politiche. Qualcuno ha ritenuto che uno schieramento come quello del centro-sinistra dovrebbe contenere e ridurre i privilegi, ma, di fronte alla documentazione dei costi della politica, è stato preso, non soltanto dallo sconforto, ma anche dall’irritazione e ha deciso di dare una lezione ai troppi compiaciuti politici di mestiere che si ergono a casta. Qualcuno, infine, fra i molti che, probabilmente, oscillano fra centro-sinistra e centro-destra, ha deciso che su tematiche importanti, come la sicurezza, l’immigrazione, le tasse (la distribuzione del cosiddetto tesoretto), il centro-sinistra non ha le idee chiare e neppure le proposte giuste. Per quanto l’assunto democratico che l’elettore ha sempre ragione debba essere condiviso e tenuto fermo (altrimenti dovremmo affidarci, di volta in volta, ai cardinali, ai generali e agli imprenditori, e non ai professori che si fanno allegramente «prendere a prestito» dalla politica), questo assunto non suggerisce affatto che gli elettori abbiano posizioni giuste in tutte le materie né posseggano tutte le informazioni necessarie. Tuttavia, una volta attribuita agli elettori una parte di responsabilità per la loro carente informazione, tutta la rimanente e preponderante responsabilità va assegnata ai politici, nel nostro caso ai politici e ai professori di centro-sinistra che stanno governando e che non si sono curati abbastanza di interagire con l’elettorato, tutto e non soltanto il «loro» poiché di elettori «sicuri» ne sono rimasti piuttosto pochi. Non mi soffermerò qui sul sufficientemente criticato atteggiamento complessivo di saccenza che troppi politici e non-politici di centro-sinistra emanano, abbastanza spesso senza accompagnarlo con reale competenza. Non c’è dubbio, però, che molti elettori, anche di sinistra, si sentono «snobbati» dai loro rappresentanti e, magari inconsciamente, trasmettono la loro delusione a parenti, amici, colleghi che finiscono per abbandonare ogni tentazione di, per dirla con Totò, «buttarsi a sinistra». Il peggio viene quando, invece di ascoltare una riflessione seriamente autocritica, gli elettori vengono messi di fronte a numerosissimi tentativi di scaricabarile. Questi tentativi prendono forma di un abbondante flusso di dichiarazioni che attribuiscono la sconfitta a qualche capro espiatorio che, rovesciato, diventerebbe bacchetta magica.
No, non credo che si possa provare che se il centro-sinistra avesse spostato il suo asse più verso sinistra le elezioni amministrative sarebbero andate meglio. Non penso neanche che l’elettorato avrebbe votato per il centro-sinistra se già fosse esistito il Partito Democratico e, ancora meno, che la soluzione consista nell’accelerarlo. Credo, invece, che, finito il flusso delle dichiarazioni, bisognerebbe ripensare come farlo il Partito Democratico. Con buona pace del sindaco Sergio Chiamparino, che continua ad avere tutta la mia stima, non posso credere che gli elettori di Verona, ma neppure quelli di Asti, Alessandria, Vercelli, non hanno votato a sinistra per protesta contro la sua esclusione dal Comitato Promotore del Pd, anche se il segnale mandato non includendolo è stato molto negativo e sarebbe stato meglio che lui ci fosse. In definitiva, sono colpevolista, anzi, giustizialista. Tutti i dirigenti dell’Unione, del centro-sinistra, del Partito Democratico debbono essere considerati collettivamente responsabili quando perdono le elezioni. Qualcuno un po’ di più, in particolare, tutti coloro che prendono opportunistiche distanze dalle politiche del governo. Tuttavia, quello che, non soltanto, preoccupa, ma, personalmente, mi irrita è che, superato questo tornante, dopo i ballottaggi, l’Unione riprenderà a presentare il ventaglio delle sue articolate e rissose posizioni. Invece, bisognerebbe tornare a fare politica, esattamente quello che, nella maggioranza delle regioni del Nord, dopo le promesse di qualche anno fa di Fassino (e Bersani, la Margherita sembra non curarsene neppure), di insediare un organismo specifico a Milano, è clamorosamente mancato. Se Filippo Penati vince nella provincia di Milano, se Sergio Chiamparino vince e rivince a Torino, se Mercedes Bresso vince in Piemonte, se Massimo Cacciari torna a vincere a Venezia, se Riccardo Illy vince in Friuli, è soltanto per fattori occasionali, oppure perché sanno con le loro promesse, con i loro comportamenti, con le loro politiche convincere e conquistare consenso? Non sarebbe, dunque, opportuno che la Sinistra Democratica (Mussi, Salvi, Angius) e il Partito Democratico riflettessero, senza considerarsi né concorrenti né nemici, e suggerissero, con ragionevole urgenza, qualche seria innovazione alla politica del centro-sinistra?


Pubblicato il: 30.05.07

26/05/07

Benedetto XVI corregge le sue dichiarazioni sugli Indigeni d'America

Questo Papa deve correggere assai spesso sue precedenti dichiarazioni (sull’olocausto, sul mondo musulmano, sugli indigeni dell’America e sugli eccidi commessi dalla chiesa in America latina nel passato.......) .

Da : http://noticias.correioweb.com.br/materias.php?id=2708113&sub=Mundo

Papa corrige declarações sobre evangelização dos índios
Da France Presse 23/05/2007
13h48
-CIDADE DO VATICANO - O Papa Bento XVI admitiu nesta quarta-feira que períodos "sombrios" acompanharam a evangelização na América Latina, dez dias depois de ter afirmado no Brasil que esta mesma evangilização não havia sido imposta aos índios tentando, mais uma vez, corrigir declarações polêmicas feitas no exterior. Como já havia feito depois de Auschwitz (Polônia) e Regensburg (Alemanha), o chefe da Igreja católica tentou suavizar a controvérsia provocada pelo discurso pronunciado no dia 13 de maio passado em Aparecida diante dos bispos da América Latina. A recordação do "passado glorioso" da Igreja católica na América Latina "não pode ignorar o período sombrio que acompanhou o trabalho de evangelização do continente", declarou o Papa alemão nesta quarta-feira. "Não se pode esquecer o sofrimento e as injustiças infligidas pelos colonizadores às populações indígenas, cujos direitos humanos fundamentais foram muitas vezes desrespeitados", acrescentou. Em Aparecida, Bento XVI havia afirmado que "o anúncio de Jesus e de seu Evangelho não significou em nenhum momento a alienação das culturas pré-colombianas, e não impôs uma cultura estrangeira", ignorando dessa forma os massacres e as sevícias que acompanharam esta evangelização. Representantes das comunidades indígenas latino-americanas e dirigentes religiosos expressaram logo em seguida seu desacordo com esta versão peculiar da História. "A evangelização foi uma imposição ambígua, violenta, um choque de culturas que prejudicou totalmente os índios", lembrou a teóloga católica Cecilia Domevi. O presidente da Venezuela, Hugo Chávez, havia pedido ao Papa que apresentasse desculpas aos índios da América Latina por ter negado "o holocausto indígena". Nesta quarta-feira, Bento XVI destacou que estes "crimes injustificados" haviam sido "condenados em seu tempo por missionários como Bartolomeu de Las Casas e teólogos como Francesco da Vitória", e que eles não deviam ocultar "a obra maravilhosa construída pela graça divina nestas populações ao longo dos séculos". Em 13 de outubro de 1992, em Santo Domingo, o Papa João Paulo II, predecessor de Bento XVI, pediu aos descendentes das populações indígenas latino-americanas que perdoassem os conquistadores espanhóis. Ele qualificou então sua viagem de "ato de expiação por tudo que foi marcado pelo pecado, pela injustiça e pela violência" na época da evangelização da América. Ao contrário de João Paulo II, Bento XVI "é insensível ao efeito que suas palavras podem ter nas pessoas que não pertencem a sua esfera intelectual e cultural", notou o vaticanista americano do jornal National Catholic Reporter John Allen. Em setembro de 2006, em Regensburg, o discurso do Papa sobre a relação entre fé e razão havia provocado uma onda de indignação no mundo muçulmano, por ter estabelecido implicitamente uma ligação entre o Islã e a violência. Bento XVI negou em seguida que sua intenção tivesse sido estabelecer esta ligação e corrigiu o discurso, mas não pediu desculpas. Em maio do mesmo ano, durante sua visita ao campo de exterminação de Auschwitz, Bento XVI, havia acrescentado na última hora, segundo a orientação de seus conselheiros, a palavra "Shoah" a seu discurso, mencionando as seis milhões de vítimas polonesas sem especificar que metade delas eram judias. Ele havia corrigido suas declarações em seguida, evocando os "cerca de seis milhões de judeus" exterminados nos diversos campos nazistas.

Nel suo viaggio in Brasile il Papa si è soprattutto preoccupato di condannare ancora una volta la "teologia della liberazione" e i tanti sacerdoti che ad essa si richiamano bollandola come "comunismo" e nel ricordare l'evangelizzazione aveva dimenticato i tanti eccidi di cui anche la Chiesa si era macchiata nel passato.



Travaglio risponde al Presidente di Confindustria Montezemolo

Leggo da Guerrilla radio ( per chi vuole visitare il sito troverà anche il video con Marco travaglio all’indirizzo: http://guerrillaradio.iobloggo.com/) una splendida lettera che Marco Travaglio ha indirizzato durante una puntata di Annozero al presidente di confindustria Montezemolo che voglio proporvi:

“Gentile Luca Cordero di Montezemolo,
il presidente di Federmeccanica, che fa parte della Confindustria, dice che l’aumento di 100 euro all’anno chiesto dagli operai è “una proposta ridicola” perché ci metterebbe “fuori dal mercato”. E lei ha dichiarato che la ripresa economica dell’Italia è “esclusivamente merito delle imprese”. Eppure lei stesso ripete sempre che un’impresa non è fatta solo dagli imprenditori e dai manager, ma anche dai lavoratori. Dunque tutti dovrebbero essere premiati per il loro lavoro. Invece i manager in Italia guadagnano molto di più dei loro colleghi del resto d’Europa, mentre i lavoratori molto di meno. In Italia un operaio guadagna in media, al lordo, 21 mila euro, contro i 29 mila della Francia, i 32 della Svezia, i 35 del Belgio, i 37 dell’Olanda, i 39,7 della Gran Bretagna, i 41 della Germania, i 42 della Danimarca. Qualche anno fa, un tale disse: “se i nostri operai guadagnano poco, le macchine che gli facciamo costruire chi se le compra?”. Tra il 2000 e il 2005, secondo l’Eurispes, in Europa gli stipendi sono aumentati del 20%, in Italia del 13,7. Da noi gli stipendi dei lavoratori aumentano ogni anno del 2,7%, mentre quelli dei manager del 17%, otto volte l’inflazione. Le stipendio medio dei primi cento top manager italiani è di 3,4 milioni all’anno, 7 miliardi di lire: guadagnano 160 volte lo stipendio di un operaio, prendono in due giorni quello che un operaio prende in un anno. In ogni caso la Fiat, con le sue mani e con la cassa integrazione, s’è rimessa in sesto grazie a un manager come Marchionne. Che dunque si merita tutti i 7 milioni di euro che guadagna all’anno, poco meno di quelli che guadagna lei. Ma, se il mercato ha un senso, chi ottiene risultati dovrebbe guadagnare molto e chi va male dovrebbe guadagnare poco, o farsi da parte. Mi sa spiegare allora perché, visto come va la Telecom, il manager più pagato d’Italia è proprio Carlo Buora della Telecom, con 18.860 milioni di euro nel 2006 tra stipendio e liquidazione Pirelli? E perché Tronchetti Provera guadagna come Marchionne che ha risanato la Fiat? Poi c’è Cimoli, che ha così ben ridotto l’Alitalia: guadagna 12 mila euro al giorno, quello che un operaio guadagna in un anno. Il presidente di Air France guadagna un terzo: ma la compagnia francese è in attivo, mentre la nostra perde un milione al giorno. Dopo 2 anni e mezzo disastrosi, col buco Alitalia salito a 380 milioni, Cimoli per andarsene ha pure preso 5 milioni di liquidazione. Alberto Lina è l’amministratore delegato dell’Impregilo, capo-gruppo della ditta che smaltisce così bene i rifiuti in Campania: guadagna addirittura più di lei, 7,3 milioni. Anche lui prende in un giorno quanto un suo operaio guadagna in un anno. Dov’è il mercato? Dov’è la meritocrazia? La prima regola del mercato è che tutti rischiano qualcosa, e chi sbaglia paga. Voi top manager, invece, non rischiate mai nulla. Se avete successo, vi aumentate lo stipendio. Se fallite, ve lo aumentate lo stesso. Se vi cacciano, ci guadagnate una fortuna con le superliquidazioni. Poi passate a far danni da un’altra parte. E se non garantite la sicurezza o la salute dei vostri dipendenti, loro pagano con la vita, per voi c’è l’indulto. Con la certezza di morire di morte naturale, nel vostro letto. Gli operai invece muoiono al lavoro come le mosche, al ritmo di quattro al giorno. Andare a lavorare, in Italia, è più pericoloso che andare in guerra. Ogni anno muoiono 1250 lavoratori italiani, la metà delle vittime delle Torri gemelle, meno dei morti di tutto il mondo per attentati terroristici. E un milione restano feriti. Ora lei, dottor Montezemolo, è preoccupato che il tesoretto si disperda in mille rivoli. Giusto. Ma perché non parlate mai del tesorone dell’evasione fiscale, 200 miliardi l’anno? E del tesorone del lavoro nero e sommerso, il 27% del pil, cioè 400 miliardi? E del tesorone delle mafie, 1000 miliardi di euro? La legge sul falso in bilancio varata dal governo Berlusconi e finora confermata, in barba alle promesse elettorali, dal governo Prodi, consente a ogni impresa di occultare dai bilanci fino al 5% dell’utile prima delle imposte, al 10% delle valutazioni e all’1% del patrimonio netto. Centinaia di milioni di nero legalizzato per ogni grande gruppo. Una sorta di modica quantità di falso in bilancio consentita, come per la droga, per uso personale. Non vi vergognate di una situazione del genere, che vi rende tutti sospettabili? Il “mercato” è anche 25 anni di galera per chi trucca i bilanci, come in America: o no? Perché allora non avete detto una parola contro la depenalizzazione del falso in bilancio? Perché Confindustria non fa una grande battaglia per importare in Italia la legge americana sui reati finanziari? Vedrà che, recuperando un po’ di evasione, si potranno garantire case, asili e pensioni al popolo dei 1000 euro al mese, che con un giusto aumento di stipendio potrebbero fare un bel passettino in avanti. Perchè, come diceva quel tale, “se gli operai guadagnano poco, le macchine che costruiscono chi se le compra?”. A proposito: lo sa chi era quel tale? Non era Marx, e nemmeno il subcomandante Marcos. Era l’avvocato Agnelli. In attesa di un cortese riscontro, porgo distinti saluti.Marco Travaglio “


21/05/07

La Corte d'Appello di Milano ha confermato la condanna a 2 anni di reclusione per Marcello Dell'Utri e per il boss trapanese Vincenzo Virga

E del 15 Maggio la notizia di una seconda condanna per Dell’Utri ma la stampa non sembra in alcun modo interessata alla notizia che perciò riporto con stralci della sentenza (daAdnkronos e dal sito http://www.ilcannocchiale.it/blogs/style/bilancia/dettaglio.asp?id_blog=15419)

Milano, 15 mag. (Adnkronos/Ign) - La terza Corte d'Appello di Milano ha confermato la condanna a 2 anni di reclusione inflitta già in primo grado a Marcello Dell'Utri, così come a Vincenzo Virga. Il senatore di Forza Italia e il coimputato sono stati giudicati colpevoli di tentata estorsione nell'ambito della vicenda che vede al centro la pallacanestro Trapani. Secondo l'accusa negli anni '90 Publitalia sponsorizzò la squadra versando 1 miliardo e mezzo al presidente della società, Vincenzo Garraffa, per poi 'minacciarlo' al fine di riavere indietro la metà della somma versata, pari a 750 milioni delle vecchie lire.
"Nonostante questa condanna, ingiusta ma non sorprendente, non riesco a non provare ancora un senso di fiducia nella giustizia" ha commentato Dell'Utri

di seguito la sentenza dei giudici di Palermo "L'imputato ha voluto mantenere vivo per circa trent'anni il suo rapporto con l'organizzazione mafiosa (sopravvissuto anche alle stragi del 1992 e 1993, quando i tradizionali referenti, non più affidabili, venivano raggiunti dalla 'vendettà di Cosa nostra) e ciò nonostante il mutare della coscienza sociale di fronte al fenomeno mafioso nel suo complesso e pur avendo, a motivo delle sue condizioni personali, sociali, culturali e economiche, tutte le possibilità concrete per distaccarsene e per rifiutare ogni qualsivoglia richiesta da parte dei soggetti intranei o vicini a Cosa nostra (...). Si connota negativamente la sua disponibilità verso l'organizzazione mafiosa attinente al campo della politica, in un periodo storico in cui Cosa nostra aveva dimostrato la sua efferatezza criminale attraverso la commissione di stragi gravissime, espressioni di un disegno eversivo contro lo Stato, e, inoltre, quando la sua figura di uomo pubblico e le responsabilità connesse agli incarichi istituzionali assunti, avrebbero dovuto imporgli ancora maggiore accortezza rigore morale, inducendolo ad evitare ogni contaminazione con quell'ambiente mafioso le cui dinamiche egli conosceva assai bene per tutta la storia pregressa legata all'esercizio delle sue attività manageriali di alto livello (...). Vi è la prova che Dell'Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi in campo politico e, di contro, vi è la prova che la mafia, in esecuzione di quella promessa, si era vieppiù orientata a votare per Forza Italia nella prima competizione elettorale utile e, ancora dopo, si era impegnata a sostenere elettoralmente l'imputato in occasione della sua candidatura al Parlamento Europeo nelle file dello stesso partito, mentre aveva grossi problemi da risolvere con la giustizia perché era in corso il dibattimento di questo processo penale (...). E' significativo che Dell'Utri, anziché astenersi dal trattare con la mafia (come la sua autonomia decisionale dal proprietario ed il suo livello culturale avrebbero potuto consentirgli, sempre nell'indimostrata ipotesi che fosse stato lo stesso Berlusconi a chiederglielo), ha scelto, nella piena consapevolezza di tutte le possibili conseguenze, di mediare tra gli interessi di Cosa nostra e gli interessi imprenditoriali di Berlusconi".

Cos’altro dire?

La Casta di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella

Leggo dal Corriere della sera ( http://www.corriere.it/ ) un articolo di Sergio Romano che mi sembra interessante:

"La marea del 92 di Sergio Romano

Un libro, apparso negli ultimi giorni, sta rapidamente assumendo, per il numero della copie vendute, le proporzioni di un caso sociale. Il libro s’intitola La casta, è stato pubblicato da Rizzoli ed è scritto da due giornalisti del Corriere, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, che descrivono da tempo le anomalie, i vizi, gli sprechi e le malefatte della politica italiana. Ma ciò che i due autori andavano continuamente annotando su questo giornale è diventato ora, grazie a un libro, il ritratto della società politica nazionale quindici anni dopo Tangentopoli.

Il lettore scopre che il popolo degli eletti si compone di 179.485 persone, che il costo della presidenza della Repubblica è quattro volte quello della Corona britannica, che i parlamentari europei dell’Italia sono di parecchio i meglio pagati dell’Unione, che esiste nel Paese una legione di consulenti generosamente retribuiti, che esistono aziende create per dare una collocazione agli scarti della politica e che i rimborsi elettorali hanno largamente annullato gli effetti auspicati dal referendum del 1993 con cui venne abolito il finanziamento pubblico ai partiti.

Non esistono enti o istituzioni che non abbiano regalato a se stessi in questi anni una somma crescente di privilegi e benefici collaterali. L’Italia ufficiale parla di socialità, solidarietà, equità e risanamento dei conti pubblici, ma questa stessa Italia si contraddice comportandosi come un corpo separato e finanziariamente irresponsabile. Si accapiglia sul problema delle pensioni dei suoi connazionali, ma non esita ad approvare per sé il migliore dei sistemi previdenziali possibili.

Si divide su tutte le questioni di interesse nazionale, ma diventa, quando sono in gioco i suoi interessi, un partito unico. Se interpellato e rimproverato, questo partito unico parla di «costi della politica », una espressione che contiene implicitamente un alibi. Si vorrebbe che il Paese continuasse a credere nella favola autoassolutoria della democrazia necessariamente costosa in cui ogni soldo dato alla politica è speso per la libertà.

Tralascio il problema dell’onere finanziario e mi limito a osservare che questa colossale autogratificazione ha due gravi effetti. In primo luogo ha creato un fronte dei privilegiati (i politici e l’esercito dei loro clienti) che renderà ancora più difficile l’approvazione delle riforme istituzionali di cui il Paese ha un disperato bisogno. La «casta» sa che qualsiasi utile riforma (dalla riduzione del numero dei parlamentari all’abolizione delle Province) intaccherebbe i suoi privilegi ed è decisa a battersi per allontanare la prospettiva del cambiamento.

In secondo luogo il fenomeno descritto da Rizzo e Stella sta sollevando nel Paese una marea di malumore e indignazione che ricorda gli umori della nazione fra il 1992 e il 1993. Non sarei sorpreso se questo libro avesse nelle vicende italiane il ruolo che ebbe per Tangentopoli l’arresto di Mario Chiesa nel febbraio del 1992. Il caso del presidente del Pio Albergo Trivulzio fu la goccia che fece traboccare un vaso ormai colmo, ma la classe politica non volle capire, minimizzò (Bettino Craxi definì Chiesa un «mariuolo ») e dimostrò, agli inizi della vicenda, una ottusa arroganza. È la stessa ottusa arroganza di cui danno prova oggi coloro che ignorano i risentimenti del Paese e contribuiscono così ad alimentare il malessere della democrazia italiana."

20 maggio 2007

Breve commento
In realtà già altri parlano e da tempo del fenomeno “dei costi della politica” (l’Espresso per citare il settimanale che già da tempo dedica settimanalmente ampio spazio a privilegi e sprechi della politica, il programma Report condotto dall’ottima giornalista Gabanelli, l’instancabile Marco Travaglio… e qua e là diversi quotidiani….). Quello che però mi ha incuriosito di Romano è stato questo suo associare la lettura da parte di una ampia moltitudine di cittadini del libro “la Casta” (il libro stà andando a ruba) al periodo di Tangentopoli quando il mondo della politica e dei partiti ebbe una assai scarsa comprensione di quanto stava accadendo. E penso anch’io che potrebbe accadere di nuovo qualcosa che ancora una volta troverà i politici tutti (di destra e di sinistra) impreparati a comprendere. Sembra fare eccezione l'onorevole D'Alema che sempre sul Corriere parla anche lui di distacco forte dalla politica da parte dei cittadini.

19/05/07

Fra qualche anno

Dura ma splendida battuta di Danile Luttazzi dal suo sito (http://www.danieleluttazzi.it):
"Casa della libertà e Partito Democratico si fonderanno per formare il nuovo partito di centro. Il nuovo partito non avrà alcun programma."

18/05/07

Gli Imbroglioni di Cremagnani e Deaglio

All'indirizzo: http//www.imbroglioni.com/index.html una piccola presentazione del nuovo film di Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani "Gli Imbroglioni" dove si parla ancora dei brogli elettorali alle ultime elezioni politiche. Il film dimostra che durante il voto furono commessi diversi reati e che le leggi e i regolamenti elettorali sono da ridiscutere profondamente.

16/05/07

Camera, i portaborse restano fuori solo 250 sono stati regolarizzati

Leggo da OK notizie all’indirizzo: http://oknotizie.alice.it/go.php?us=8311ad1d9faa704 . Scandalo nello scandalo. Ma quale fiducia dovrebbero avere i cittadini con dei parlamentari che si comportano in tal modo? Spero che presto avremo anche l’elenco dei singoli parlamentari per poterli “identificare”.

Camera, i portaborse restano fuori solo 250 sono stati regolarizzati

ROMA - Il giro di vite a Montecitorio è scattato ieri. Porte aperte ai soli collaboratori dei parlamentari dotati di regolare contratto di lavoro, ovvero pagati per davvero dai loro datori di lavoro. Fino ad ora - come emerso in seguito al caso aperto dalle "Iene" - su 683 in servizio solo 54 venivano retribuiti in base a un accordo scritto. Il fatto è che alla chiusura dei termini fissati da una circolare dell'Ufficio di presidenza della Camera e scaduti appunto il 13 maggio, di contratti depositati e di nuovi badge di ingresso distribuiti sembra che se ne contino non più di 200-250. Si tratta per lo più di contratti a progetto, dunque di durata annuale e rinnovabile, in molti casi a firmarlo non è il deputato ma il partito di appartenenza e la gran parte non riporta la cifra del corrispettivo pattuito, per "ragioni di privacy", è stato spiegato in calce. Le somme invece riportate in chiaro non superano mai i 1200-1500 euro. La forbice dei 200-250 regolarizzati è al di sotto delle attese ma, va detto, non è ancora ufficiale. Né i deputati questori né la segreteria generale hanno fatto ancora un consuntivo, anche perché qualche parlamentare se la sta prendendo comoda. "Repubblica" tuttavia è risalita a quella cifra incrociando i dati in possesso dell'ufficio per le Competenze dei parlamentari, che ha curato la registrazione dei contratti, con quelli dell'ufficio Sicurezza che gestisce il rilascio dei nuovi badge. Emerge che solo poco più di un terzo dei cosiddetti portaborse sarebbe stato confermato al suo posto per essere finalmente pagato a norma di legge. E gli oltre 400 rimasti fuori dal Palazzo? Dirottati sui collegi di origine dai quali provenivano, spiegavano ieri mattina in Transatlantico, o più probabilmente fatti entrare a Montecitorio nella veste di ospiti giornalieri, sussurravano i più maliziosi, se non liquidati con un benservito. Il caso insomma resta aperto e si pensa già alle contromisure. "Sarebbe assai grave - commenta Severino Galante, deputato questore in quota Pdci - Se quelle cifre fossero vere testimonierebbero il senso di irresponsabilità dei deputati che avrebbero dovuto regolarizzare le posizioni dei collaboratori. Il nostro provvedimento nasce in tutela dei lavoratori, non può tradursi in un escamotage per farli fuori. Ci sarà da parte dei questori, certamente da parte mia, una reazione adeguata". Intanto, non viene escluso che il termine del 13 maggio venga prorogato quando domani tornerà a riunirsi l'organo che sovrintende all'organizzazione interna del Palazzo, l'Ufficio di presidenza guidato dallo stesso Bertinotti. E questo dovrebbe avvenire sia per permettere agli ultimi ritardatari di mettere in regola i propri collaboratori, sia per effettuare le verifiche piuttosto complesse, dato che i contratti dovranno risultare anche vistati da consulenti del lavoro. Non a caso per l'intera giornata di ieri, e così avverrà per i prossimi giorni, i commessi hanno consentito l'ingresso anche coi vecchi badge. Il termine perentorio comunque non cambia, "la decisione ha effetto dal 14 maggio 2007 - spiega una nota diffusa dalla presidenza della Camera - fermo restando che nella riunione già convocata per mercoledì l'Ufficio di presidenza potrà valutare eventuali richieste di disporre di un ulteriore limitato periodo di tempo per completare gli adempimenti previsti". Fuori dal burocratese, vuol dire che Montecitorio potrebbe concedere un altro mese di tempo perché tutto sia messo in regola. Perché, come sottolinea l'ufficio di Bertinotti, l'obiettivo primario resta "assicurare la piena conformità dei rapporti di lavoro alle norme vigenti in materia, al fine di evitare che qualsiasi forma di lavoro nero possa penetrare anche nelle istituzioni".
(15 maggio 2007)

12/05/07

Lasciate che i fanciulli

leggo da La Republica uno splendido articolo di Vittorio Zucconi che vi consiglio all'indirizzo : http://www.repubblica.it/politica/index.html
L'articolo è così limpidamente chiaro che non abbisonga di commento ma una cosa mi corre obbligo dire: non trovo nessun senso in un paese come il nostro che comincia ad essere già così lacerato e diviso dividere ancora!

Lasciate che i fanciulli

di VITTORIO ZUCCONI

ANDRO' anche io alla festa della famiglia, oggi, anzi al Family Day come lo chiama Buttiglione che infatti parla bene il tedesco. Alla festa della mia famiglia, qui a Washington. Andrò a mettere a dormire quella di dieci mesi, Anna, che gattona per tutta la casa, si incastra sotto tutti i mobili e poi pretende di mettersi seduta prendendo capocciate tremende e quello di tre anni, Devin, che vorrebbe leggersi da solo i libri di storielle e poi s'incazza come un flipper quando si accorge di non saper leggere.
Mia moglie e io siamo di corvèe , comandati come baby sitter, lettori di storielle, spalmatori di crema sui sederini arrossati, provveditori di mangimi che naturalmente la nonna italiana trova abominevoli, al posto dei genitori che vogliono andare al cinema. Andrò a festeggiare e celebrare la famiglia nella sola maniera che io conosca e che consideri decente e umana, che è quella di prendersi cura con amore, pazienza (e qualche occasionale imprecazione) di chi ha scelto di vivere con te e di chi non lo ha scelto, ma si trova a vivere con te egualmente, come i figli o i nipoti.
Ma per niente al mondo, danari, onori, inquadrature in televisione, applausi, benedizioni di presbiteri od orazioni di presuntuosi, la porterei su una piazza. Perché non c'è nulla di più triste e osceno che adoperare i bambini come props, si dice al cinema, come attrezzi, mobilia, scene, comparse, effetti speciali per servire gli interessi e i rancori politici degli adulti. Se noi grandi, relativamente parlando, abbiamo un osso da rosicchiare con altri grandi, vediamocela tra noi, da adulti.
Utilizziamo gli strumenti che noi adulti possediamo, media, internet, voti, pulpiti, congressi, associazioni, marce, campagne di lettere, manifesti. Ma portare in processione, come pupazzi, come amuleti, come bandiere di un club di calcio, bambini che non sanno, che non possono sapere (chi lo spiegherà, e come, a un bambini di 4 anni, che cosa sia un Dico, che cosa sia un omosessuale?) che al massimo ripetono le giaculatorie che hanno sentito dire in casa, adoperarli come teneri randelli da pestare in testa a coloro che non ne hanno, che non ne vogliono, che non ne hanno potuti avere, che li hanno perduti o che li hanno avuti in maniera "non naturale", come se ai figli facesse alcuna differenza, è una prepotenza che rasenta l'abuso.
E' sfruttamento politico ideologico, non molto diverso dai bambini tedeschi, italiani o russi o irakeni vestiti con i costumini del regime di turno a gridare Du-ce Du-ce o Lunga vita all'amato Rais. Una scena squallida, come quei poveri bambinetti trascinati in campo da giocatori di calcio per mettersi la coscienza a posto e predicare il volesemo bene, a tifosi che non vedono l'ora di prendersi a sprangate in testa, di insolentire i tifosi avversari e di caricare "gli sbirri".
Se ho bisogno di andare su una piazza con il bambino in collo e quello più grandicello a rimorchio che dopo un po' comincerà a non poterne più, per dimostrare quanto ami la famiglia, quanto io sia buono e quanto odi coloro che non ce l'hanno o l'hanno formata in altre maniere, dimostro di non credere poi tanto alla famiglia, di avere bisogno di una conferma esteriore ed estetizzante della mia incerta dedizione, di voler esibire quello che per dovrebbe essere naturale e indiscutibile, il fatto che sono fedele a mia moglie (vero?) e fedele all'impegno che mi sono preso mettendo al mondo bambini.
Il "Family Day", come si dice in Italia, non è un biglietto Trenitalia con lo sconto del 20% o una pullmanata al seguito del buon parroco o del segretario provinciale del partito, un giorno di maggio. Il giorno della famiglia è oggi, domani, dopodomani, perché ogni day è un family day, per chi ce l'ha e per chi l'ha costruita sul solo materiale che serve, e che non conosce sesso o età, ed è l'amore. L'esibizionismo della piazza è l'esatto contrario della tenerezza, della intimità, che la famiglia dovrebbe rappresentare.
Parlate male di chi volete. Negate le leggi che volete negare. Chiedete ciò che volete, dalla piazza, perché è vostro pieno diritto farlo, come è mio diritto non ascoltare chi predica l'esclusione, e non l'inclusione, ma abbiate pudore degli innocenti. Non diamo scandalo, come diceva Quello. Lasciate che i fanciulli stiano a casa.

(11 maggio 2007)

11/05/07

Bluff trust

Leggo dal sito www.comedonchisciotte.org uno splendido articolo che merita di essere letto di Marco Travaglio: “Bluff trust” (Marco Travaglio Fonte: www.unita.it 08-05-07)

Il blind trust per fingere di risolvere il suo conflitto d’interessi lo inventò Berlusconi nel ’94. Andò al governo e nominò tre «saggi» ad hoc, poi purtroppo dispersi nella tundra. All’epoca il centrosinistra rideva del blind trust e lo chiamava «blind truff», spiegando che esso può impedire a un governante di favorire le sue aziende, ma non alle sue tv e ai suoi giornali di favorire lui. Persino Confalonieri, che ogni tanto esce al naturale e confessa, ammise che «il blind trust per le tv non risolve nulla: l’unica soluzione è la vendita». Oltretutto, come insistevano Galante Garrone, Visalberghi, Pizzorusso, Sylos Labini, Flores d’Arcais, Veltri e altri, Berlusconi è ineleggibile in base alla legge del 1957 in quanto concessionario pubblico. Lo ribadì D’Alema nel 2001: «Berlusconi era ed è ineleggibile» e fu dichiarato eleggibile, scaricando l’ineleggibilità su Confalonieri, con una «finzione giuridica». Ora curiosamente i maggiori partiti dell’Unione hanno cambiato idea sposando il blind trust di Berlusconi (che finge di non volere nemmeno più quello): l’ineleggibilità, sostenuta per anni e prevista da una legge dello Stato, sarebbe roba da «sinistra radicale» e andrebbe sostituita con una lieve incompatibilità, perché «incostituzionale». Strano: la Consulta non l’ha mai detto. Il sindaco di Rimini è decaduto in quanto ineleggibile perché primario nell’ospedale comunale. Un consigliere di circoscrizione a Milano è decaduto in quanto ineleggibile perché portiere in uno stabile comunale. Invece un tizio concessionario dello Stato per tre tv nazionali è eleggibilissimo e, finché resta all’opposizione, non è in conflitto d’interessi. Lo sarà solo se, grazie alle sue tv, tornerà al governo. Poi potrà risolvere comodamente la faccenda parcheggiando le azioni in un blind trust o abolendo la legge che gli impone di farlo. Questo prevede, in sintesi, il ddl sul conflitto d’interessi voluto da Dl, Ds, Prc e Boato.
Venerdì, in commissione Affari costituzionali, il giurista Orazio Licandro del Pdci, sostenuto dai dipietristi e dalla sinistra ex-Ds, ha proposto una soluzione a tenaglia, in due fasi.
La prima riguarda le cariche elettive (parlamentare, consigliere regionale, provinciale, comunale, sindaco, presidente di provincia e regione): ineleggibilità per chiunque possegga grandi imprese, tv, radio, giornali e si candidi partendo avvantaggiato sugli altri candidati. Come i candidati devono presentare la dichiarazione antimafia,altrimenti la Corte d’appello li cancella dalla lista, così l’imprenditore o l’editore deve vendere tutto in anticipo. Altrimenti non può esser eletto, dunque non si candida. La seconda fase riguarda le cariche non elettive (premier, ministro, sottosegretario, assessore): incompatibilità in caso di possesso di beni superiori a una certa soglia. Anche il ddl Franceschini-Violante passato in commissione prevede l’incompatibilità per le cariche di governo (nulla invece per quelle elettive). Ma, diversamente dalla proposta Licandro, non contiene sanzioni. Poniamo che Berlusconi torni premier senza vendere le aziende né conferirne le azioni al blind trust. A questo punto - dice la legge dell’Unione - l’Antitrust accerta il conflitto e gli intima di rimuovere la causa di incompatibilità o rinunciare alla carica. Se lui tace, è come se optasse per i suoi interessi e dunque il Garante comunica alle alte cariche dello Stato la sopraggiunta incompatibilità. Ma qui casca l’asino: non è previsto alcun automatismo di decadenza. Chi è incompatibile può restare premier, o ministro, senza che nessuno possa farci niente. I suoi atti saranno nulli e inefficaci se parteciperà al voto, ma basterà che si astenga uscendo dalla stanza, e saranno validi. Si crea un nuovo Limbo, dopo quello appena abolito dal Papa. La parola «decadenza», nel testo varato venerdì, non compare mai. Scusa ufficiale: la Costituzione non prevede la revoca dei ministri (come ogni cosa non prevista fosse vietata). Ricapitolando: chi è in conflitto d’interessi può essere eletto; se riceve incarichi di governo, deve girare le azioni al blind trust; se non lo fa, non c’è modo di sloggiarlo. Naturalmente Berlusconi si finge disperato, aiutando chi ha concepito questa barzelletta a spacciarla agli elettori per una legge draconiana. E chi dissente è un pericoloso agitatore di «sinistra radicale». Fossero vivi Sylos Labini e Galante Garrone, saprebbero bene come qualificare questa pantomima. Ma, anche da morti, sono molto più vivi di tanti morti viventi.”

E ancora (dal sito http://www.canisciolti.info/index.php) dall’indirizzo di OK notizie (http://oknotizie.alice.it/go.php?us=290118694378c7d1) :

Nomine Rai: Unione denuncia una 'strana riunione' a casa Berlusconi

"E' senza precedenti la notizia secondo cui il presidente di un organo di garanzia come la commissione parlamentare di Vigilanza dei servizi radiotelevisivi e un dirigente del servizio pubblico come il capo delle relazioni esterne della Rai avrebbero preso parte ad un incontro politico avente ad oggetto le nomine e svoltosi, secondo quanto riferito da alcuni organi di informazione, nella casa privata di Silvio Berlusconi, insieme ad altri esponenti della coalizione di centrodestra''. Lo dichiarano Dorina Bianchi della Margherita, Franco Ceccuzzi dei Ds, Loredana De Petris dei Verdi e Tommaso Sodano di Rifondazione Comunista.

Come è bello ...ma......forse un pò strano il nostro paese. Aspettiamo "fiduciosi" !!

10/05/07

Riflessione

Qualche volta potrà essere utile parlare di problemi psichiatrici magari con altri colleghi ma solo se questo potrà tornare utile ai pazienti. Devo pensare. Non è facile. Non avrebbe alcun senso parlarsi addosso come forse stò facendo. La mia totale ignoranza sull'HTML mi rende difficile, almeno per ora, la gestione del Blog. Come sempre le cose, quando non le conosci affatto paiono più facili...Resta comunque il fatto che un Blog mi sembra una bella cosa. Penso dovrò imparare a gestirlo. Qualche giorno fà un collega si è scusato per aver cancellato un mio commento ad un suo articolo dicendomi "ma potevi dirmi..che sei un collega..Questo non mi sembra un buon modo se anche quì andiamo per gruppi e.... caste...credo sia giusto semmai cancellare un commento irriguardoso, offensivo ma per il resto lasciamo che ognuno si esprima e....possibilmente..... rispondiamo spiegando cosa non ci và o semplicemente lasciamo lì il commento.

Elezione in Francia di Sarkozy. Dove andiamo?

Non capisco il grande affaccendarsi un po’ di tutti sulle elezioni francesi. Soprattutto non capisco questa strana idea di una “destra diversa” Mi sembra solo una destra che sì ha vinto ma ha vinto sulla “paura” e non è un gran bel vincere…... E se il nuovo presidente fosse come il precedente? Dice in una bella intervista su Repubblica il prof. Medievalista Le Goff “non accadrà nulla perché con Sarkozy le cose resteranno come prima….avremo cinque anni di immobilismo senza nessun cambiamento……………………la Francia rimarrà un paese senza generosità rinchiuso nel suo egoismo……….usciremo ancor più malridotti…..” In cosa sono diversi i due presidenti (certo Chirac appare più garbato ma per il resto…..) Nel rapporto che si instaurerà con gli Stati uniti? Perché qualcuno per caso ha saputo decifrare il tanto decantato antiamericanismo di Chirac. Ma non è che i francesi avevano già molti interessi in Iraq e l’arrivo degli Americani , come di fatto è accaduto e accade ancor oggi, ne riduceva il peso e solo per questo i Francesi si sono distanziati dalla posizione americana? Quanto al diktat sull’ingresso della Turchia in Europa - se non saremo attenti consegneremo anche quel paese al peggior fondamentalismo islamico con conseguenze imprevedibili – non mi pare un alto e nuovo pensiero politico…….. Credo che la Francia, così come l’Italia e un po’ l’intera Europa abbiano grossi problemi economici e credo che le crisi economiche ormai a cascata non ci abbandoneranno almeno sino a quando non riusciremo, e non so se lo faremo mai, ad avere una visione Europea unitaria sia sul piano economico che politico (una legislazione condivisa sulle politiche economiche, sul fenomeno dell’immigrazione che non conservi in nessun modo atteggiamenti razzisti ma che nel contempo ponga davvero al centro dell’attenzione il problema e valide ipotesi di soluzione). Sino a quando, come ben ci riferisce l’Espresso, la comunità ue continuerà a giocare a far politica spostando uffici e personale tra Bruxelles e Strasburgo con grande dispendiosità e inefficienza e per piccoli interessi territoriali (sono proprio i Francesi a rifiutare che gli uffici restino stabilmente a Bruxelles), sino a quando parleremo di questa territorialità appunto non ci sarà possibile parlare una vera lingua politica comune. E allora non ci si stupisca che le elezioni vengano vinte anche e soprattutto sull’onda del più stupido e inattuale nazionalismo condito con un po’ di razzismo e qualche illusoria proclamazione sul lavoro e sul merito (non è forse stata sempre la destra o almeno ancor più della sinistra a premiare l’appartenenza e la sudditanza al posto del merito…..) Che dire quando poi il sindaco di Milano annuncia che la Royal è conservatrice e il candidato della destra è il nuovo bhè…. è la grande intuizione rivoluzione del pensiero politico filosofico del nuovo millennio…..? Intanto avanzano gli Americani e i Cinesi e i Giapponesi………e la vecchia e ormai nemmeno tanto cara Europa della cultura e del pensiero filosofico (non quello della signora Moratti s’intende) e della “Politica” con la P maiuscola starà sempre più a guardare nel tentativo di imitare e rincorrere un modello, quello americano appunto, che non solo non gli appartiene ma che anche e soprattutto non conosce.

09/05/07

La Chiesa cattolica oggi

Qualche passo dell’intervista al teologo brasiliano Leonardo Boff e alcune considerazioni sul viaggio del Papa in brasile e sulla dichiarazione di Lula sul suo prossimo incontro con il Papa:

[Bento XVI está próximo do fundamentalismo, afirma Leonardo Boff………

O teólogo brasileiro Leonardo Boff afirmou que o papado de Bento XVI considera que a Igreja Católica "só deve ensinar e não tem nada a aprender", em uma posição "muito próxima ao fundamentalismo". "Bento XVI segue com o mesmo projeto de João Paulo II: uma igreja forte em sua identidade". Essa visão, segundo o teólogo, é "diferente daquela do Concílio Vaticano II (1962-1965) que em primeiro lugar vê as dimensões positivas do mundo e da cultura, assumindo-as e reforçando-as, e que só depois pronuncia uma palavra crítica". ………….……………Dessa forma, "a Igreja aprende com o mundo e também, de acordo com as palavras de Paulo VI, se deixa evangelizar", destacou. "Para Bento XVI, ao contrário, a Igreja só tem que ensinar e nada que aprender. É uma posição muito próxima ao fundamentalismo e bem retratada em seu documento do ano 2000, 'Dominus Jesus'", lembrou.…………Boff, que deixou de ser sacerdote há 15 anos, depois de ser condenado pelo Vaticano em 1985 em um julgamento liderado pelo então cardeal Ratzinger, revelou à ANSA que não traz "nenhum ressentimento" em relação ao Papa. "Só lamento que pela sua lógica interna autoritária a Congregação da Doutrina da Fé tenha me condenado. As questões suscitadas pelo livro em questão ("Igreja: Carisma e Poder") seguem atuais, talvez hoje mais do que ontem", afirmou Boff, doutor em Filosofia pela Universidade de Munique, Alemanha. "Por isso sigo com meu trabalho na mesma linha, reforçando uma Igreja de base, que opta pelos pobres, contra a pobreza, e que agora inclui a opção pela Terra, o ser mais oprimido e devastado e que grita por sua libertação", completou.(fonte redacao@revistaforum.com.br - www.leonardoboff.com)]

Certo la visita di Benedetto XVI in Brasile non sarà molto diversa da quella fatta tanti anni fa quando disse che “la teologia della liberazione riduce la Chiesa ad ideologia come un partito politico” e che “i suoi rappresentanti religiosi scambiavano la teologia per la sociologia e questo è inaccettabile”. Nessun rancore per la mia condanna avvenuta nel 1985 ad opera appunto del Cardinal Ratzinger afferma il teologo brasiliano Boff ma io continuo nel mio cammino per rendere forte una “chiesa di base” che è vicina ai poveri e contro la povertà e che si batte per la totale liberazione degli oppressi………

Quasi certamente il Papa pronuncerà come dice Leonardo Boff parole di un discorso “Fondamentalista” che rischierà di allontanare ulteriormente i giovani brasiliani e latino americani dalla chiesa cattolica dopo aver riaffermato la giustezza della scomunica per i politici messicani che hanno approvato la legge sull’aborto……..

Io che ho ricevuto un’educazione cattolica e che credo che la mia attenzione verso i problemi dell’uomo sia stata fortemente e positivamente influenzata da tale formazione religiosa (anche se non professo più alcuna religione) ho la sensazione che la Chiesa cattolica oggi attraverso i suoi attuali rappresentanti si allontani dall’uomo inseguendo un tentativo di “Restaurazione” che non le sembrava più proprio. Si spiegano così atteggiamenti “intrusivi” nella vita politica nel nostro paese che certamente non aiutano né i cattolici né i laici quasi che si debba ancor oggi tornare a dividerci piuttosto che unirci e comprenderci per superare insieme le difficoltà del nostro tempo

Lula tratará de temas sociais com papa Bento XVI

………..A Conferência Nacional dos Bispos do Brasil (CNBB) criticou medidas já existentes na legislação brasileira, como a legalidade do aborto em casos de estupro, anencefalia ou risco de vida para a mãe, e as pesquisas com embriões humanos.
Apesar de Lula recentemente ter deixado claro que qualquer discussão sobre a legalização total do aborto no Brasil é um assunto do Congresso, até agora ele não se pronunciou sobre a proposta do ministro da Saúde, José Gomes Temporão, para que o tema seja decidido em plebiscito. (das agências de notícias)………..

Il Presidente Lula chiederà aiuto al Papa per poter portare avanti il suo progetto politico di crescita del Paese………..pur con attenzione alla difesa laica del Paese……………

01/05/07

Buon primo Maggio

Ho visto uno splendido augurio per il primo maggio all'indirizzo: http://www.tisbe.splinder.com/ e vi consiglio di visitarlo. Splendido il murales di Siqueiros.

OK notizie